l'esperienza
Il 'CircoLo del Dono. Un'esperienza da vivi' porta in scena la speranza al Verdi di Gorizia
Lo spettacolo è andato in scena per le scuole questa mattina. Prevista alle 20:30 la replica, anche con la testimonianza di un trapiantato di polmoni.
Tolleranza, ottimismo, umiltà, meraviglia, resistenza. Sono solo alcuni dei tanti talenti portati alla luce nella pièce “Il CircoLo del Dono. Un’esperienza da vivi” organizzato da Aido Friuli Venezia Giulia nell’ambito di Go! 2025. Lo spettacolo è andato in scena questa mattina al teatro Verdi di Gorizia – in lingua italiana e slovena -indirizzato a quattro scolaresche, per poi essere riproposto alle 20.30 di questa sera a una platea più ampia, con ingresso gratuito. La riflessione coniuga proiezioni e quiz imperniandosi intorno a una collezione di sketch del “Talent show”, rapidissime scene dove in ordine alfabetico si rappresentano le innumerevoli virtù da coltivare per cambiare il mondo. Perché è il gesto di ciascuno a dettare la differenza, e anche un solo organo donato potrà accendere tante altre vite. «Questo progetto è stato realizzato grazie a un contributo regionale - spiega il presidente Aido Fvg Marilaura Martin – per comunicare con gli studenti attraverso un linguaggio innovativo e diffondere informazioni sull’esperienza del dono».
A coordinarsi sul palco nell’alfabeto dei talenti sarà lo psicologo di comunità Stefano Carbone insieme alle attrici Donata Lelleri e Stefania Petrone, mentre il medico anestesista Roberto Bigai – coordinatore Aido - attraverserà la platea alla ricerca di un donatore. «L’obiettivo – prosegue - è diffondere la conoscenza fra i giovani, che si ritrovano nell’età in cui possono dare il proprio consenso o il diniego. Spiegando loro il motivo per cui, in sede di rilascio del documento d’identità, si può scegliere un “sì” o un “no”, affinché la loro sia una decisione consapevole». Già, perché in Italia è possibile esprimere il consenso alla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio della carta d’identità elettronica, ma a contare è l’ultima volontà, e anche il “no” può essere modificato sul Sistema informativo trapianti del Ministero della Salute, oppure tramite l’app DigitalAido. «Il dono è vita – rimarca – e prima di diventare humus accettiamo di favorire nuove vite, quindi salviamo chi è in lista d’attesa». Con intelligenza e simpatia medici e attori scendono in campo con l’empatia mettendosi letteralmente nei panni dell’altro che è stato mollato, oppure mostrano accoglienza di fronte a un’incomprensibile Mitsubishi, o la generosità dividendo il pane con l’altro. «Quali sono i vostri talenti?», si domanda ai presenti chiedendo di inquadrare un qr code per generare un Word Cloud.
A guadagnare il primo posto in ogni spettacolo è lei, la parola “empatia”. Seguita a ruota da “affettuosità”, “disponibilità”, “generosità”, “humor”. «Nel mondo in cui oggi viviamo – riflette dal proscenio il dottor Bigai – trovare pensieri positivi in due lingue diverse che significano la stessa cosa ci riempie di gioia». Il coinvolgimento continuo e divertente si accende ancor più al momento di lasciare la parola agli organi. Squilla un campanello: è il cervello, che da giorni viene incalzato dal fegato, impegnato a smaltire bagordi e ad abbassare la bilirubina che avanza. «Bello il cervello – osserva Bigai – ma non si può trapiantare. Però ci sono altri organi importanti». Entrano gli occhi, che permettono di «vedere i pericoli, ma anche le meraviglie del mondo, i tramonti sul mare, e la ragazza così carina appena entrata in sala». Degli occhi è possibile donare le cornee fino all’età di 80 anni, persino a domicilio. Una parte di noi che continua a vivere negli altri, regalando paesaggi mozzafiato e arcobaleni, oppure solo la possibilità di vedere ancora il volto di chi amiamo. «Immaginate un paio di occhiali appannati – propone il medico – anche se la retina funziona vedete tutto offuscato». È quanto accade nella patologia degenerativa del cheratocono, che assottiglia la cornea fino a farle assumere forma conica.
«Si può risolvere con il trapianto – aggiunge – che oggi viene espletato anche in day surgery». Entra la pelle, che precisa di essere «un tessuto, non un organo». Riveste grande importanza nei trapianti, «ma non dirlo al cervello, altrimenti si offende». Ad aver bisogno della pelle sono i grandi ustionati, o anche i bambini con gravi patologie. Per donarla è possibile recarsi alla Fondazione Banca dei Tessuti del Veneto di Treviso, dove viene coltivata per ottenerne porzioni di maggiori dimensioni. «Con Aido – interviene Carbone a margine - abbiamo ideato già tre anni fa un modo accattivante di raccontare ai ragazzi il tema del dono, senza essere pesanti o tragici. In primo luogo, mettendo in luce il tema del dono in senso lato e dei talenti di ciascuno, che valgono nella misura in cui riusciamo a farli circolare. Quest’idea dei doni che circolano è diventato fulcro centrale della conferenza-spettacolo, consentendo di partire in maniera giocosa e clownesca, per poi focalizzarsi sul tema del dono degli organi». Ad attendere il trapianto sono ben 8mila pazienti, costretti a sperare per una vita autentica per non dipendere da una macchina.
«Ciao, siamo i tuoi polmoni», fanno ingresso sul palco mano nella mano. «Quando sei agitato o hai ansia da prestazione, pensa a noi e respira profondamente», raccomandano i due organi-attori. Perché «quella di respirare è un’incredibile ricchezza» della quale ci accorgiamo solo quando manca il respiro. Finché il sonoro del battito annuncia l’incedere del cuore. «Io sono la fonte della vita stessa – si presenta raccontando d’innamoramenti e gare vinte – e voglio darti il ritmo dell’esistenza ancora per tanto, tantissimo tempo». A narrare la sua esperienza di trapiantato è poi Andrea, costretto ad attendere i reni per quattro lunghi anni. «Sono passati undici anni dall’intervento. Ma ricordo che la mattina successiva avevo un’energia mai provata». Nel 2016 è nata la figlia Vittoria, e nel 2021 Eduardo. «Il bello dei sogni è che a volte si avverano», sorride con orgoglio. Perché, oltre al sogno di costruire una famiglia, nel 2020 Andrea è entrato nella Nazionale italiana pallacanestro trapiantati e dializzati e quest’anno ha partecipato insieme a 2mila atleti al torneo in Germania, portando la nazionale ad aggiudicarsi l’oro. «L’Italia è campione del mondo di pallacanestro», ammette con fierezza. I sogni, si sa, a volte si avverano. Così, come nel sogno conclusivo dello spettacolo “Slava’s Snowshow” gigantesche sfere colorate piovono in platea in una festa collettiva, allo stesso modo si chiude la matinée dedicata alle scuole: con i palloni che galleggiano sui ragazzi, e l’esortazione a far circolare i doni. (Foto: Rossana D'Ambrosio).
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.







Occhiello
Notizia 1 sezione
Occhiello
Notizia 2 sezione

















