Come cambia il cinema, due esperti a Gorizia: «Serve mobilità sostenibile»

Come cambia il cinema, due esperti a Gorizia: «Serve mobilità sostenibile»

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Come cambia il cinema, due esperti a Gorizia: «Serve mobilità sostenibile»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 28 Apr 2024
Copertina per Come cambia il cinema, due esperti a Gorizia: «Serve mobilità sostenibile»

Gaja Brecelj di Umanotera e Aidan Cerar dell’Institute for Spatial Policies di Lubiana saranno ospiti del workshop dedicato a cinema e sostenibilità.

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Non sempre l’evoluzione umana porta con sé un reale progresso. Ce lo spiega già Stanley Kubrick, con “2001 Odissea nello spazio”, dove l’occhio di Hal rappresenta un’inquietante intelligenza artificiale in crisi. Da un lato i processi algoritmici delle reti neurali, dall’altra attività antropiche che impattano in maniera irrimediabile sull’ambiente, provocando lo stravolgimento della vita sul nostro pianeta. Il tema verrà affrontato a Gorizia presso il Trgovski com durante la mattinata di martedì 7 maggio, nell’ambito del programma Go Green Cinema, organizzato da Kinoatelje e dall’ente Motovila e inserito nel programma ufficiale di GO! 2025.

Si tratta di un workshop che fa parte del Convegno Oriente Occidente e dedicato alla mobilità sostenibile, sviluppato dai due esperti: Gaja Brecelj – direttrice dell’organizzazione non governativa Umanotera – e da Aidan Cerar – membro dell’Institute for Spatial Policies che ha sede a Lubiana. Fulcro della loro mission è la così detta “Transizione verde”, di recente balzata alle cronache per le proteste degli agricoltori. Una transizione che deve passare necessariamente attraverso cambiamenti radicali anche nel proprio stile di vita, come sostiene Gaja Brecelj, che abbiamo contattato in previsione dell’attività di maggio.

«La transizione verde è una decisione di estrema rilevanza politica e sociale – commenta la direttrice – Potremo prevenire le peggiori conseguenze del cambiamento climatico soltanto se manterremo il riscaldamento globale al di sotto di un grado e mezzo rispetto all’era preindustriale». Un compito che verrà affrontato dai due esperti concentrandosi per lo più sulla mobilità sostenibile, «che non dipende soltanto dall’utilizzo dell’automobile. Ci sono altri problemi correlati – commenta Cerar - come ad esempio la sicurezza stradale, l’utilizzo di spazi adibiti a parcheggi, gli ingorghi stradali, e così via. Questioni relative alla dipendenza dall’automobile, ma spesso il problema maggiore è costituito dalla quantità di gas serra che complessivamente i trasporti comportano».

L’idea proposta è quella di applicare la Transizione Verde al Cinema, nel tentativo di responsabilizzare la cittadinanza verso una produzione consapevole che rispetti l’ambiente. «L’attività dei filmaker comporta un impatto diretto e indiretto sull’ambiente – rimarca Brecelj - Quello diretto deriva dal consumo di elettricità, energia necessaria al riscaldamento, mobilità, rifiuti prodotti, approvvigionamento alimentare e delle attrezzature necessarie. Tutti ambiti nei quali possiamo misurare l’impatto sull’ambiente e ridurlo. Essendo il cinema un’attività che attira pubblico, l’industria cinematografica ha una grande ricaduta sulla produzione, sia che si tratti di promuovere la produzione verso una società sostenibile, sia addirittura d’inibirla incoraggiando consumi e attività non sostenibili».

In questo senso il cinema porta con sé la responsabilità di coinvolgere le masse, influenzandone i costumi sociali. Un’occasione da cogliere con l’obiettivo di ridurre la nostra impronta ecologica, evitando sprechi di risorse e assicurandone una distribuzione equa a livello globale. «È importante che funga da esempio – ribadisce Brecelj – in quanto il cinema serba un immenso potenziale di comunicazione e mobilitazione in grado di promuovere anche cambiamenti sociali». Una trasformazione che deve avvenire innanzitutto a livello culturale e degli stili di vita, che procedono di pari passo con le attività umane, rappresentando «la grande sfida da attuare da parte della civiltà», sottolinea Cerar.

Secondo la prospettiva del piano di mobilità «eventi particolarmente importanti contribuiscono ai flussi di traffico. La domanda da porsi è come la popolazione viaggi e si sposti verso questi luoghi, contribuendo meno all’impronta ecologica attraverso il potenziamento dei trasporti. In seconda battuta, chiedersi come attrezzare queste sedi, così che un numero sempre maggiore di visitatori possa raggiungerle in modo sostenibile». Una casa in fiamme che dobbiamo salvare il prima possibile, per citare Greta Thunberg. «L’Europa si sta riscaldando ancora più rapidamente della media globale – avverte Brecelj – Il rapporto sullo stato del clima del programma europeo Copernicus registra ogni anno dei record».

Quello del 2023 è stato l’anno delle catastrofi naturali, durante il quale si sono susseguiti incendi e inondazioni. Dall’Europa al resto del mondo, le devastazioni verificatesi sono «completamente in linea con le previsioni scientifiche – prosegue – L’unica sorpresa è la rapidità con cui si sta verificando il cambiamento. Tutti questi eventi assieme ci ricordano ancora e ancora quanto siamo impotenti nella lotta contro la natura». Più cauto Cerar, che rispetto alla posizione di Thunberg assume il punto di vista dello scienziato.

«Non posso essere d’accordo o in disaccordo. La maggior parte degli scienziati concorda nell’affermare come il cambiamento climatico rappresenti un pericolo potenziale per la vita. Penso che sia questo il vero problema. Comprendo come le nuove generazioni siano preoccupate per il proprio futuro, per il motivo che probabilmente il loro futuro sarà ben diverso rispetto al presente delle altre». Nessuno sconto per quanti verranno, ma l’urgenza di agire come individui e al contempo collettività, che Brecelj ritiene fondamentale. Abbracciando ogni campo, dal trasporto consapevole alla riduzione del consumo di carne, fino al risparmio energetico e alla lotta alla deforestazione.

La neutralità del carbonio è ancora possibile, ripete Brecelj. «Abbiamo tutte le conoscenze e le tecnologie per applicarla, tutto ciò che serve è una volontà politica».

Foto Éole Wind/Flickr

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