LE REAZIONI
Chiusura Unità Coronarica a Gorizia, Uil e Nursind: «Grave errore»

Per i sindacati è inaccettabile togliere i posti letto cardiologici appena istituiti per convertirli in degenze di Medicina generale. «Decisione da rivedere».
Le Organizzazioni Sindacali Uil Fpl e Nursind denunciano con forza la decisione, assunta senza alcuna adeguata comunicazione alla popolazione e agli operatori sanitari, di riorganizzare la Cardiologia chiudendo l'unità coronarica dell’Ospedale di Gorizia. La notizia, appresa solo attraverso un confuso documento regionale sulle linee di indirizzo 2025, lascia le organizzazioni sindacali «sgomenti e pone numerosi interrogativi sulla programmazione sanitaria regionale».
«Una decisione incomprensibile e non condivisa – dichiarano il segretario generale della Uil, Stefano Bressan e Luca Petruz, segretario generale di Nursind Fvg - la chiusura dell’unità coronarica di Gorizia verrebbe giustificata con l’insufficiente occupazione di posti letto. Tuttavia, i dati in nostro possesso mostrano un quadro diverso: nel 2024 sono stati ricoverati 551 utenti, con un trend in crescita rispetto ai 420 del 2022 e ai 534 del 2023. Numeri significativi, considerando anche la cronicità legata all’età avanzata della popolazione dell’alto Isontino».
«Inoltre – continuano i sindacalisti - non si comprende il razionale dietro la scelta di chiudere una realtà appena ristrutturata e perfettamente attrezzata, con un eccellente servizio di elettrofisiologia adiacente. Gli impianti di pacemaker e defibrillatori, apparecchi salvavita, sono in costante aumento: da 238 nel 2022 a 328 nel 2024. Parallelamente, i 1.278 monitoraggi di questi dispositivi avvengono da remoto grazie al lavoro di operatori altamente esperti, formati da decenni. Questo servizio è fondamentale e deve essere implementato nell’ottica di una medicina preventiva e più vicina al cittadino, anche attraverso sistemi di tele monitoraggio e assistenza».
Secondo Uil e Nursind, gli investimenti in tecnologia e le competenze specialistiche acquisite devono continuare a servire la popolazione. «Diventa quindi inaccettabile togliere i posti letto cardiologici appena istituiti per convertirli in degenze di Medicina generale. La patologia cardiologica aumenterebbe il carico assistenziale su un’équipe medica già in grave carenza di organico e con competenze non specifiche».
«Il futuro della sanità goriziana è nebuloso – affermano Bressan e Petruz - le Case di Comunità e l’Ospedale di Comunità, previsti nell’ex Sanatorio e annunciati con enfasi, non saranno operativi prima del 2026 e comunque non potranno mai sostituire le specialità mediche e chirurgiche oggi a rischio. Le Case di Comunità avranno una valenza esclusivamente ambulatoriale, mentre gli Ospedali di Comunità accoglieranno pazienti clinicamente stabilizzati, con bisogni di base, lasciando scoperti tutti gli interventi di natura specialistica o riabilitativa.
Nel frattempo, ci troviamo di fronte a un sistema sanitario locale sempre più frammentato e confuso, con ambulatori che si moltiplicano senza una strategia chiara. La creazione di ambulatori distrettuali e ospedalieri di specialità, come quelli diabetologici e cardiologici, sembra rispondere più a logiche politiche che a reali necessità sanitarie, generando inefficienze e disorientamento tra operatori e cittadini».
Quest’ultima è per i sindacalisti «una strategia che penalizza il pubblico e favorisce il privato». «Le continue riorganizzazioni, che si protraggono da oltre trent’anni, stanno portando la sanità territoriale verso una crisi senza precedenti, lasciando i cittadini senza risposte adeguate ai loro bisogni di salute – concludono Uil Fpl e Nursind – la decisione va rivista coinvolgendo attivamente operatori sanitari, cittadini e rappresentanze sindacali in un percorso di confronto trasparente e costruttivo. La salute dei cittadini deve rimanere un punto di riferimento per la comunità, garantendo servizi specialistici di eccellenza e un futuro dignitoso per la sanità pubblica».
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