Chiusura terapia intensiva cardiologica a Gorizia, il no del Comitato Salute pubblica

Chiusura terapia intensiva cardiologica a Gorizia, il no del Comitato Salute pubblica

SANITÀ

Chiusura terapia intensiva cardiologica a Gorizia, il no del Comitato Salute pubblica

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 27 Dic 2024
Copertina per Chiusura terapia intensiva cardiologica a Gorizia, il no del Comitato Salute pubblica

Gli attivisti esprimono i loro dubbi sulla mancanza di conoscenza da parte del consiglio comunale di dicembre.

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Una decisione politica, che viene a penalizzare Gorizia e i suoi abitanti senza una motivazione concreta, che non sa legata a manovre atte a indebolire la città a vantaggio di un suo vicino. È proprio per cercare di contrastare quanto sta accadendo che il Comitato Salute Pubblica di Gorizia si sta nuovamente mobilitando aggiungendo l'urgenza della notizia della prossima chiusura del reparto di cardiologia intensiva (Utic) dell'ospedale di Gorizia alle ancora inevase risposte relative agli Asap e alla situazione della sanità cittadina, al centro di uno specifico consiglio comunale a inizio dicembre.

Ed è proprio partendo da lì che, questa mattina, i rappresentanti del Comitato sono partiti nel manifestare la propria indignazione e delusione. «L'8 dicembre si è tenuto il tanto atteso consiglio comunale a tema sanità alla presenza dell'assessore regionale alla sanità Riccardi, del direttore di Asugi Poggiana, del Sindaco e dell'assessore al Welfare Romano: possibile che nessuno fosse a conoscenza di questa problematica?» si chiede Daniela Careddu, presidente del Comitato. Si tratta effettivamente di una notizia rimbalzata sulla stampa negli ultimi giorni ma il dubbio è che qualcuno fosse già a conoscenza della notizia nella suddetta riunione e abbia tenuto la bocca cucita: un fatto che indigna perché esprime la scarsa considerazione nei confronti di uno strumento di democrazia quale il Consiglio Comunale.

«La chiusura del reparto di cardiologia intensiva (Utic) dell'ospedale di Gorizia e il trasferimento dei posti letti a Monfalcone è una scelta grave per la città soprattutto perchè la qualità dei servizi offerti dalla Terapia Intensiva Cardiologica, le degenze ordinarie e le funzioni di Elettrofisiologia è ampiamente riconosciuta», prosegue Careddu ricordando anche che già nel 2016, con la giunta Serracchiani, la Regione aveva sollecitato una razionalizzazione che era andata a favore di Gorizia a seguito di uno studio tecnico condotto dall'allora Azienda sanitaria.
Negli anni - e soprattutto dopo il covid -sono stati effettuati ingenti investimenti per rendere più efficiente il reparto, investimenti che ora, se l'Utic venisse trasferita a Monfalcone, risulterebbero senza senso. D'altronde, cercare un senso nella decisione di questa chiusura è piuttosto difficile a livello tecnico, ma diventa semplice se si guarda la questione sotto il profilo politico. Il trasferimento deriva infatti da una direttiva della Direzione regionale salute e, se i requisiti tecnici del reparto sono certificati, come detto, sin dal 2016, l'unica spiegazione restante è legata alle prossime elezioni amministrative a Monfalcone.

«La chiusura del reparto comporterà la mancanza del cardiologo sulle 24 ore andando a compromettere l'operatività di altri reparti a partire dal pronto soccorso, ma anche per specialità come nefrologia o neurologia: qualora un paziente di quei reparti avesse una problematica che richiede l'intervento di un cardiologo cosa succederebbe? Il paziente dovrebbe essere trasferito e, una volta risolta l'urgenza, lo riporterebbero a Gorizia?». 

«Gorizia perderebbe 8 posti letto in terapia intensiva coronarica, 4 nelle degenze ordinarie ma questo coinvolgerebbe anche il day hospital per esempio per gli impianti di pacemaker. Non sappiamo se sia stato condotto un nuovo piano di fattibilità e pare che neppure il personale sia stato informato. Probabilmente della cardiologia resterà solo la parte ambulatoriale quando in realtà studi condotti a livello nazionale testimoniano delle alte performance del reparto» spiega Teresa Padovan che, in coda, aggiunge come il problema sembri essere il basso tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva.

A fronte di un trasferimento che dovrebbe essere effettuato entro aprile 2025, il comitato già nella giornata di oggi ha deciso di trasmettere a tutti i capogruppo del consiglio comunale un invito a un incontro per parlare della situazione visto anche che «la maggioranza non ha parlato durante il consiglio comunale di inizio dicembre: spesso criticano la sinistra perchè responsabile della chiusura del Punto nascita, ora se non facessero nulla sarebbe la destra a essere responsabile del trasferimento dell'Utic» specifica Careddu. Se per discutere con le forze politiche locali la disponibilità sarà indicata dai primissimi giorni di gennaio, nel contempo il Comitato chiederà un incontro anche ai sindacati attivandosi anche per la convocazione di un'assemblea pubblica in cui chiamare le realtà associative del territorio e la popolazione, nella certezza che di fronte a una decisione politica l'unica labile speranza di intervento sia l'unione di tutta la comunità.

Come anticipato, forte è anche il disappunto del Comitato verso quanto accaduto durante il Consigio comunale dell'8 dicembre sia per la condotta della maggioranza, rimasta in silenzio nel momento delle interrogazioni all'assessore Riccardi e al direttore Poggiana, sia per le parole - al momento rimaste senza concretezza - pronunciate dal sindaco Ziberna e dall'assessore Romano. In particolare si ricorda l'intervento del sindaco che ha dichiarato di aver preso contatto con l'Ater al fine di individuare una locazione più centrale degli Asap mentre dalla minoranza qualcuno ha suggerito l'utilizzo della palazzina di via Duca d'Aosta, di proprietà Asugi, utile per ospitare ambulatori dei medici di medicina generale, il servizio degli infermieri di comunità o per trasferirvi gli stessi Asap.

«Stando ai fatti, a oggi non abbiamo alcuna notizia riguardo ai contatti con l’Ater e relativamente all'annuncio fatto in quella sede dall'assessore Romano sulla prossima apertura di un centro per gli ammalati di Alzheimer presso la struttura della casa di riposo Culot, si tratta in realtà di un centro semiresidenziale per anziani non autosufficienti, senza i requisiti previsti per i centri specializzati per l’Alzheimer» precisa sempre Careddu.

Tornando alla chiusura dell'Utic, le preoccupazioni del Comitato sono condivise dalla consigliera regionale del Pd Laura Fasiolo. In una nota stampa, Fasiolo afferma che «La scelta di togliere il reparto alla cardiologia del capoluogo è una decisione verticistica, priva di condivisione con il territorio e gli operatori sanitari, non significa riorganizzazione ma depauperamento regionale. La decisione è irragionevole e non condivisa tenuto anche conto, come richiamato dalle organizzazioni sindacali, del trend di crescita dei ricoveri: 551 utenti, 31 in più rispetto al 2022, e considerata la situazione a rischio legata all'elevato tasso di invecchiamento della popolazione dell'Alto Isontino».

«Inoltre - prosegue la consigliera che fa parte della III Commissione (Tutela alla salute) - gli impianti di pacemaker di cui la cardiologia goriziana è altamente esperta, con modalità innovative introdotte da oltre un decennio e monitoraggi all'avanguardia con la telemedicina e telemonitoraggio (ben 1.278 da remoto), esprimono professionalità di alto livello irreperibili sul Territorio e che non possono andare disperse», aggiunge la consigliera dem, che conclude «Sarà nostra cura difendere il territorio nelle sedi di competenza e parallelamente denunciare il suo ingiusto svilimento».

Preoccupazione in merito alla decisione dei vertici regionali viene espressa anche dalla sezione di Gorizia della Slovenska Skupnost «Siamo del parere che non vi sia nulla di razionale in una simile scelta, anche perché gli utenti che si avvalgono delle cure di questo reparto sono in costante crescita negli ultimi anni. La sensazione è che non ci sia una vera e propria programmazione e che le decisioni prese siano improvvisate e soprattutto fatte senza informare il territorio, visto che di questa decisione non si è parlato nella recente audizione dell’assessore regionale nel consiglio comunale di Gorizia. C'è il timore che dietro a queste azioni possa nascondersi un disegno più ampio, in cui la sanità di Gorizia svolge il ruolo di Cenerentola. La nostra opinione è che, con il progressivo invecchiamento della popolazione, le malattie cardiache siano quelle che si manifestano più spesso e per le quali un intervento rapido è essenziale e l’unico in grado di salvare la vita. La politica Goriziana, in particolare l'amministrazione comunale, ma anche i consiglieri regionali ed i partiti politici di Gorizia, dovrebbero schierarsi con più forza in difesa dell'ospedale di Gorizia e della sanità Goriziana in generale. Dobbiamo unire le nostre forze e superare l’apatia cronica dei Goriziani verso tutte le questioni che ci riguardano e schierarci con forza in difesa del nostro ospedale, affinché in futuro non diventi solo un ricovero per lungodegenti». 



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