a monfalcone
Chiuse le Terme Romane, dubbi dei Progressisti. Cisint: «Lavori necessari»

Il Comune dovrà sostituire 700 metri di tubazioni obsolete in via Timavo. Sono in corso le analisi delle acque e altre valutazioni tecniche.
Le Terme Romane di Monfalcone sono nuovamente chiuse a pochi mesi dalla loro riapertura avvenuta nel marzo scorso. La scelta si è resa necessaria a causa della sostituzione di qualcosa come 700 metri complessivi di tubature ormai deteriorate ed obsolete. Il riavvio è incerto e non esiste ancora una data per la riapertura. Anche per il mese di settembre le terapie previste finora in agenda, sono sospese e rinviate a data da destinarsi. Sarà necessario trovare la cifra di almeno un milione di euro per effettuare i lavori e far ripartire il centro accreditato al servizio sanitario regionale.
La cosa non è piaciuta ai Progressisti per Monfalcone, che sono intervenuti con una nota. “Tutto sotto controllo, si? – scrivono congiuntamente Omar Greco e Davide Strukelj - A noi non pare per nulla. Non si ha il coraggio di informare i cittadini sull’interruzione di un servizio che è strettamente connesso alla salute delle persone, in particolare la fascia anziana della popolazione che beneficia dei trattamenti erogati dalla struttura”.
Per i Progressisti, le voci che si rincorrono senza un’assunzione di chiare posizioni ufficiali, non bastano. E continuano i quesiti: “Di quali problemi stiamo parlando? Qual è la dimensione del fenomeno? Quali possono essere i rimedi ed i tempi di riapertura? Visto che sono stati usati tanti soldi pubblici per finanziare la struttura, di quali cifre stiamo parlando ora? Questo corto circuito è intollerabile”. I progressisti manifestano quindi la loro contrarietà all’applicazione “di due pesi e due misure” e richiamano la necessità di atteggiamenti coerenti.
Pronta e netta è stata la risposta, agli attacchi ricevuti, del sindaco Anna Maria Cisint: “Speculazioni politiche sulle terme da parte della sinistra proprio no, non sono accettabili da nessun punto di vista, men che meno sulle verifiche tecniche ora in corso che tendono a dare piena garanzia sul loro funzionamento e a tutelare i cittadini”. L’impianto termale è quindi fermo per delle necessarie valutazioni tecniche e per consentire l’analisi delle acque. La questione riguarda la manutenzione della struttura e lo stato delle tubature installate nel 2014 e già oggetto di logoramento.
“Quando ci saranno i risultati di questa ricognizione e in base agli interventi da adottare – spiega il sindaco - la città sarà, naturalmente, pienamente informata sui provvedimenti che verranno presi. In ogni caso, questi interventi non incidono sui nostri piani di sviluppo del termalismo e del wellness cui abbiamo destinato rilevanti investimenti e che sono stati progettati per fare di questa risorsa una grande opportunità per Monfalcone. È già evidente però che si tratta dell’ennesimo seguito di una vicenda partita nel modo peggiore, quando la giunta Pizzolitto, dopo tante promesse, decise di ristrutturare l’impianto".
Cisint ricorda poi che "i gestori avevano programmato di chiudere dopo un breve periodo di funzionamento, a fine 2016, con una causa milionaria contro il Comune. Dalle prime valutazioni dei nostri tecnici, sorge legittimo l’interrogativo sulle caratteristiche dell’impiantistica generale che venne all’epoca installata e che proprio per la specificità dell’impianto richiede un’attenzione particolare”. Il sindaco punta così il dito su quanto è stato speso dalle giunte precedenti di sinistra, con Pizzolitto e Altran compreso Greco, per la riattivazione delle terme e successivamente “dalla mia amministrazione per rimediare ai loro guasti".
Per il capo della giunta, un diverso agire "avrebbe potuto sin da subito dare una ben diversa e qualificata struttura che, sfruttando la particolarità dell’unica acqua curativa presente in regione", affinché "fosse adeguata ai canoni moderni dei servizi e delle attrezzature richiesti dai cittadini. Così come abbiamo deciso di fare noi con il nuovo progetto. Per questo, sono pronta a confrontarmi su questo in qualsiasi sede, le terme sono l’emblema del fallimento del modo di gestire la cosa pubblica da parte delle amministrazioni di sinistra negli ultimi vent’anni, prima del nostro insediamento”.
Non sono mancati poi i riferimenti del primo cittadino sulle numerose opere avviate in città. Dalla riqualificazione del centro storico, al porticciolo Nazario Sauro, a Marina Julia, alla Rocca. “Sono state tutte gestioni sciatte, superficiali, senza visione di prospettiva – conclude Cisint - per questo siamo dovuti intervenire ripetutamente sulle terme, addirittura per salvarle dal fallimento che avrebbe comportato la loro estinzione. Siamo stati noi a dare alle terme l’accreditamento per i servizi sanitari, con tutti i requisiti che ciò richiede, e per questo siamo ancor più esigenti in materia di manutenzioni e di tutela della salute di chi le frequenta”.
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