«Chiuse due moschee abusive a Monfalcone», nel mirino via don Fanin e di via Duca d’Aosta

«Chiuse due moschee abusive», nel mirino via don Fanin e di via Duca d’Aosta

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«Chiuse due moschee abusive», nel mirino via don Fanin e di via Duca d’Aosta

Di I. B. & S.F. • Pubblicato il 15 Nov 2023
Copertina per «Chiuse due moschee abusive», nel mirino via don Fanin e di via Duca d’Aosta

Questa sera il sindaco Cisint nuovamente ospite su Rete4 per annunciare il provvedimento: «È questione di sicurezza». Centri oggi ancora aperti.

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Si tratterebbe di un provvedimento tecnico, un’ordinanza dirigenziale: è il documento che, secondo una nota diramata dall’emittente Mediaset, il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint presenterà stasera durante la trasmissione Fuori dal Coro a Rete4. Da piazza della Repubblica fanno sapere che si tratta, appunto, di un atto che intima ai due centri culturali islamici della città, quelli di via don Fanin e di via Duca d’Aosta, di ripristinare le destinazioni d’uso originali degli immobili.

Non si potrà utilizzare, dunque, i locali per la preghiera – dovendo rispettare la destinazione d'uso commerciale e direzionale. In ogni caso nella serata di oggi, mercoledì 15 novembre, i due centri erano aperti e frequentati anche se dal Comune fanno sapere il tutto sia stato notificato già in giornata. “Il provvedimento - ha dichiarato Cisint a Mario Giordano, secondo la nota Mediaset - è molto chiaro: questi locali non possono essere destinati a moschee. In quei locali non si può più pregare, non sono centri di culto, non sono moschee".

"Sono locali che urbanisticamente sono destinati ad altro. Un provvedimento di civiltà e di rispetto dell’ordine pubblico e della legalità”. Per la prima cittadina, “è una questione di sicurezza e di ordine pubblico. In quei locali non si può più pregare, non è possibile fare moschee. Sono luoghi di possibile predicazione dell’odio. Questi finti centri culturali in realtà sono moschee. Si predica, ma noi non sappiamo che cosa perché la lingua utilizzata è l’arabo".

La posizione di Cisint

"Le moschee sono anche luoghi dove, tra virgolette, dove si supportano criminali come quello che è stato arrestato a Milano una settimana fa e sul quale pendeva mandato di cattura internazionale per associazione terroristica. Quanti ce ne saranno ancora liberi in Italia?”. Il sindaco poi rimarca: "Dalle verifiche sono emersi casi di partecipazione, all'interno dell'immobile, di centinaia e centinaia di persone e la sala, durante queste funzioni religiose, risultava talmente sovraffollata da non consentire neanche l'accesso all'interno".

"Il non indifferente aggravio del carico urbanistico ed il grave affollamento determina un serio pericolo per l'ordine e l'incolumità pubblica, specialmente per l'assenza di presidi di sicurezza”. Per Cisint, "la legalità, la sicurezza e il rispetto delle norme - continua il sindaco Cisint - sono un elemento fondamentale di garanzia del convivere civile, che assume un particolare rilievo in una città come la nostra per la presenza di una consistente comunità musulmana, refrattaria a ogni processo di integrazione e che mostra sempre più il volto integralista, soprattutto nei confronti delle condizioni delle donne".

"Con questi provvedimenti - incalza - si sgretola il muro di un tabù che tollera l’esistenza di centri islamici che agiscono come zone franche di predicazione, impermeabili al controllo, dove non si pratica l’uso della lingua italiana e dove chiunque può trovare rifugio, come dimostra il caso degli ultimi giorni dell’algerino arrestato a Milano. Dopo aver scongiurato la realizzazione di una grande moschea in città, ora anche queste associazioni sono chiamate a rispettare le regole del piano regolatore, che si applicano a tutti i cittadini e sulla cui violazione proliferano molto spesso queste strutture".

"Nel contempo, vogliamo rispondere alle istanze di sicurezza della popolazione in un contesto nel quale anche nelle nostre strade si manifestano espressioni che inneggiano al fondamentalismo e al terrorismo palestinese”, conclude.

La replica a sinistra

Pronta la replica del centrosinistra: "Lascerà numerosi strascichi negativi questa campagna elettorale di Cisint, che sta alzando la posta a ogni rilancio - afferma il consigliere regionale Enrico Bullian (Patto per l'Autonomia) - Ora la sindaca rivendica la chiusura dei centri culturali islamici di Monfalcone. Si stanno esasperando gli animi e noi ci chiediamo: una persona religiosa – di qualunque fede – ha ancora diritto a professarla liberamente? Pensavamo fosse superfluo, ma è opportuno partire dagli articoli 8, 19 e 20 della Costituzione italiana, che riconosce la libertà di culto, per qualsiasi religione".

Richiamando l'articolo 8 e 19 della Costituzione, Bullian ribatte: "Cisint non pensa a integrare le comunità straniere, ma vorrebbe assimilarle (non essendo riuscita a “cacciarle”, come da progetto originario): l’obiettivo invece è la convivenza nel rispetto reciproco, non la conversione forzata alla nostra religione o a uno stereotipato modello di vita occidentale. Difendere i 'nostri' valori derivati da una civiltà millenaria e potentemente innovati dalla Rivoluzione francese - all’insegna del trittico libertà, eguaglianza e fratellanza -, significa difenderli per tutti (compresi i nuovi cittadini con altre fedi)".

Rimarca quindi come, "a garanzia di tutti, non siamo uno Stato confessionale e allo stesso tempo riconosciamo le libertà religiose, grazie alla tradizione illuministica e alla nostra Costituzione nata dalla Resistenza antifascista, grande esempio di lavoro unitario da parte di persone con orientamenti diversi (cristiano-sociale, marxista, azionista, ecc.). La convivenza reciproca deve avvenire nel rispetto della Costituzione, delle leggi e del nostro Stato di diritto laico da parte di tutti".

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