A Chiopris montato ancora una volta il secolare Sepolcro

A Chiopris montato ancora una volta il secolare Sepolcro

L'apparato

A Chiopris montato ancora una volta il secolare Sepolcro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 16 Apr 2022
Copertina per A Chiopris montato ancora una volta il secolare Sepolcro

Un'opera di artigianato di antichi falegnami e fabbri che l'hanno costruito oltre centocinquanta anni fa. Ancora visibile nella chiesa parrocchiale.

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Il nostro Territorio è costantemente pieno di sfumature e sfaccettature non sempre note ai più: angoli e tradizioni nascoste tra i paesi e nelle corti, come il Sepolcro che annualmente, in occasione del Triduo Pasquale, viene issato nella chiesa parrocchiale di Chiopris.

“La tradizione – come ci ricorda l’ex sindaco Carlo Schiff - si perde nel tempo alla metà dell’Ottocento, probabilmente negli anni sessanta e settanta dello stesso secolo, quando si è sentita la necessità di dotarsi di un impianto molto ricercato che serviva durante il triduo pasquale per le necessità dovute alla liturgia che vuole che a partire dalla sera del giovedì santo non si suonino le campane e si deponga il corpo di Gesù nel sepolcro”. Lo stesso sepolcro è molto ben inserito e che bene si inserisce nel contorno dell’altare laterale sinistro dedicato al Sacro cuore di Gesù.

Per l’occasione i volontari montano pezzo dopo pezzo tutto l’apparato “e con l’ausilio di otto persone ci si è armati di buona volontà e lo si è portato in chiesa, ripetendo il gesto che chissà per quanti anni i nostri avi avevano già fatto. Giovanni Gratton a tre quarti dell’opera ha esclamato: «e pensà che une volte e stavin une setemane»”, mentre quest’anno i volontari ci hanno messo solamente una.

Bisogna pensare infatti che esiste tutta una ferramenta di pezzi in ferro di varie lunghezze e di gattelli e cunei in legno che solamente le mani di falegnami e fabbri esperti potevano realizzare e che chissà quante volte è stato oggetto di piccole riparazioni: “Quando è stato oggetto di sistemazione una ventina di anni fa sono stati quasi del tutto rifatti restituendoci un piccolo tesoro che era stato da tantissime chiese dismesso dovendo rispettare le norme del Concilio Vaticano secondo”, continua Schiff.

“Si deve fare attenzione agli incastri ed alle prospettive per poter arrivare al risultato finale che è stupendo e che riempie la chiesa con un esempio del lavoro artigiano da segnalare per la bontà dell’opera e per l’operosità e la ricercatezza nei minimi particolari. I quattro soldati ognuno dei quali con una particolare espressione, i due angioletti sulle colonne dell’arco di mezzo, il libro chiuso con sopra l’agnello posti al di sopra del sepolcro, i due grandi angeli inchinati ed a mani giunte messi alla destra ed alla sinistra, la raffigurazione di Gesù deposto, assieme ai tre archi in legno totalmente dipinti che fanno un gioco unico di prospettiva, concorrono a dare il lavoro del tutto intonato all’altezza della nicchia dell’altare laterale sinistro”.

I sei angeli, due per arco, in un gioco di prospettiva ben ragionato fanno ancora di più immergere il fedele tendendo al paradiso, con i due angeli del primo arco che sostengono il drappo della Sindone con la parte raffigurante il volto di Gesù sofferente e con la corona di spine. La storia ci dice che dopo la riapertura della chiesa a seguito del suo completo restauro nel 2003, si sentì la necessità di riesporre il sepolcro, anche se in numerose altre località è stato abolito.

“Venire in chiesa per pregare e per le occasioni date dalle celebrazioni liturgiche, in questo periodo dà anche la possibilità di poter approfittare per ammirare il bel sepolcro della chiesa Parrocchiale di Chiopris che è probabilmente opera del pittore di arte sacra udinese di nascita Lorenzo Bianchini che operò in tante chiese della nostra diocesi a partire da Villesse nel 1863 e che quasi sicuramente è uno dei pochissimi esempi ancora rimasti”, conclude Schiff.  

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