La chiesa di Sant'Ignazio compie 300 anni, festa con canti e musica a Gorizia

La chiesa di Sant'Ignazio compie 300 anni, festa con canti e musica a Gorizia

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La chiesa di Sant'Ignazio compie 300 anni, festa con canti e musica a Gorizia

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 25 Dic 2023
Copertina per La chiesa di Sant'Ignazio compie 300 anni, festa con canti e musica a Gorizia

Sabato il concerto, nel complesso i lavori si protrassero per oltre un secolo: 120 anni durante i quali la chiesa prese lentamente forma.

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Tre secoli di storia a Sant’Ignazio, cuore e anima di Gorizia, nel segno della Societas Iesu dei gesuiti. Per commemorare i 300 anni dalla conclusione dei lavori della chiesa, sabato 30 dicembre si terrà il concerto di meditazione sul Mistero della Salvezza per soli, coro e orchestra. Un’occasione per ricordare anche i fautori del cambiamento radicale apportato dai santi padri. A Gorizia i religiosi giunsero nel 1615, trovando inizialmente sede nella chiesa di San Giovanni risalente al 1590, oggi dedicata al culto sloveno. Fu grazie a loro che venne aperto il primo ginnasio – poi divenuto l’attuale Seminario – e quindi il liceo classico.

“Il liceo classico si ritrovava nell’attuale sede della Biblioteca isontina”, racconta l’archivista Vanni Feresin. L’avvento dei gesuiti trasformerà in poco tempo il volto della città, sia in ambito religioso-spirituale che economico-culturale. Là dove oggi sorge il palazzo dell’Inps, venne realizzato il collegio dei religiosi, mentre i lavori per quella che sarebbe diventata la chiesa di sant’Ignazio ebbero inizio nel settembre del 1654. Nel complesso i lavori si protrassero per oltre un secolo, centoventi anni durante i quali la chiesa prese lentamente forma. La parte muraria venne conclusa nel 1680, ma i lavori vennero ultimati solo nel 1767.

A due anni anni dalla conclusione delle mura i lavori si bloccarono per via un’epidemia di peste. Quella che Giovanni Maria Marusig descrisse meticolosamente nel “Diario della peste a Goritia”, anticipando sulla propria pelle l’operazione del Manzoni, che invece intreccerà vero e verosimile nei suoi “Promessi Sposi”. “Da quest’anno e per tre anni consecutivi si celebrano i tre momenti principali della conclusione”, spiega Feresin. I campanili con le due cupole a cipolla, che svettano a simboleggiare la piazza - così come la facciata, con la statua centrale di Sant’Ignazio e i due santi, Giovanni Battista e Giuseppe progettata dal gesuita austriaco Cristoph Tausch – vennero infatti via via aggiunti e terminati nel triennio 1723-1725.

Un concerto che sarà dominato dalla musica di Vivaldi, Bach e Händel, con un gruppo affiatato che verrà diretto dal maestro bellunese Marco Coceani. “Al tramonto della pandemia da Covid molti cori erano stati decimati e si ritrovavano in difficoltà”, racconta Marino Valente, membro del coro. “Si pensò quindi di progettare una messa di Mozart, ‘K49’, per far confluire cori e amici coristi che lo desiderassero, così da ripartire”. Dando così origine a un primo nucleo corale rappresentato dall’’Angelo Cappello’ di Begliano, ai quali via via si sono aggiunti coristi e amici di altri cori, come i membri dell’Aesontium di San Pier d’Isonzo o della stessa città di Gorizia, e persino dalla provincia di Udine.

Da qui nasce quel nutrito gruppo di 35-40 elementi, negli anni impegnati in ben sei concerti, durante i quali hanno furoreggiato con Mozart, Bach e Vivaldi. Concerti alla cui guida si sono alternati Coceani e la direttrice dell’associazione musicale di Farra d’Isonzo, Annalisa Clemente. Il concerto si aprirà alle ore 20.30, accompagnato dalla musica d’organo suonato da Manuel Tomadin e dall’orchestra “Gli Archi dei Patriarchi” di Cormons. Ancora da stabilire la scaletta, ma del “Prete rosso” Antonio Vivaldi verrà proposto il Laudate dominum, In memoria aeterna, il Domine Deus dal Gloria e il Sicut locutus est dal Magnificat.

Sarà cantato inoltre l’antifona Beatus vir - composta fra 1711 e 1719 e maggiormente legata allo stile antico - in cui il compositore mostra grande abilità nell’uso del contrappunto. Di Johan Sebastian Bach si prevedono Zion Hört di Wächter singen, il Corale Gloria sei dir gesungen, Esurientes implevit bonis dal Magnificat, Jesus bleibet meine Freude, Schlafe mein liebster, Et exultavit dal Magnificat-Jesu richte mein Beginnen, Nun seid hir wohl gerochen. Infine, il grande Georg Friedrick Händel, del quale si proporrà See the conquering hero comes, Rejoice o Judas e Halleluiah Amen.

Con il bis conclusivo che punta ai classici ed emozionanti Adeste fideles e Stille Nacht. A esibirsi come solisti, Ester Pavlic, Veronica Foia, Piero Politti, Marco Mersecchi, Giorgio De Fornasari. Uno spettacolo che, unitamente alle immagini proiettate sulla facciata della chiesa ottenute con l’intelligenza artificiale (nella foto), creeranno un’atmosfera magica, fungendo da cassa di risonanza di una città sempre più proiettata verso la Capitale della cultura.

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