La cavalcata di Napoleone fino a Gorizia, quei giorni che sconvolsero la città

La cavalcata di Napoleone fino a Gorizia, quei giorni che sconvolsero la città

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La cavalcata di Napoleone fino a Gorizia, quei giorni che sconvolsero la città

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 06 Giu 2021
Copertina per La cavalcata di Napoleone fino a Gorizia, quei giorni che sconvolsero la città

Era il 21 marzo 1797 quando il generale francese fece il suo ingresso in città. Il racconto di Vanni Feresin.

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Il racconto è tratto dal secondo libro delle Cronache delle Madri Orsoline di Gorizia, si è mantenuta scrittura, sintassi e punteggiatura originale.

Napoleone entra a Gorizia
Martedì 21 marzo 1797 il generale Bonaparte entra a Gorizia “il dopo pranzo dello stesso martedì capitò in Gorizia il Generalissimo Buonaparte, Supremo Signore dei Ribaldi Francesi, che vitorioso per i molti aquisti fatti specialmente nell’Italia, voleva metter terore à tutti, sogiogando buona parte del Mondo; Egli volse avere per abitacione la Casa del Barone Tacò, e nel vescovado mise alcuni suoi ufficiali, è il suo Bagaglio, condusse seco altra parte della sua Armata specialmente d’Infanteria, che unita alla antecedente formavano il numero sopra espresso di più di Diecimila; E siccome nel venir i Comissari la Città di Gorizia con il suo Distreto tosto aresa si aveva presentandoli le chiavi della Città, è ciò far dovetero i nostri Deputati Consiglieri Etc. Il sopradetto Buonaparte complimentò tutti che sè li presentavano, Dismise tutti gli ufficianti che erro prima, Formo tutti altri nominandoli Multiplicità. Elesse 4 Cavalieri che prima non errano in ufficio, 8 Signori Legisti, ed altri formando il numero di 12 tra questi anoverato vi è qualche Francese, uno d’essi nomino Comandante di Piazza è altri Francesi diede altri impieghi qui in Città. E ciò determinò in Palazo publico, ove devetero condurlo con comitiva dei nostri, e dei suoi ufficiali Francesi, volse esaminar ogni cosa singolarmente quanto si pagava annualmente al nostro Sovrano in tutta questa Provincia. Si presentò ad esso il nostro Signor Vicario Generale Crisman, con gli altri della Curia, adimandandoli come dovrano diportarsi riguardo le Funzioni nelle Chiese, esso li accolse con buona maniera, rispondendoli faciano tutte le Loro Funzioni come prima, che nulla li sarà impedito, anzi desidero, che nulla si tralasci, è si suonino le Campane come il solito ai tempi dovuti. Dopo tale permesso si prencipiò novamente a suonare in tutte le Chiese ai soliti tempi” le porte delle chiese però rimasero chiuse a causa dei continui saccheggi.

Bonaparte visita la città
“Il Generalissimo Buonaparte continuo a dare i suoi Ordini, Si porto personalmente in Castello, libero i Carcerati, è Ordino che fossero fortificate le mura di quello sopra le qualli ordino che si mettessero molti Canoni, i qualli fece venire, tutta la Piaza del Traunich erra piena di Canoni di smisurata grandeza, è nel Castelo lavoravano circa 200 uomini assiduamente, è ciò fecero parichie settimane. Siccome andavano Tamburlando per nuovi Ordini del Buonaparte, volendo s’aprisero le Botteghe d’ogni qualità, e simili cose fece pubblicare. Esso stete in Gorizia per sino la Domenica dei 26 marzo con tutta la sua Comitiva, d’ufficialità, è poi parti con l’Armata maggiore inviandosi verso il Cragno, dopo aver Sachegiato tutta Gradisca ove ebbero un breve combatimento con gli Austriaci, restando vittoriosi i Francesi perciò misero in rovina tutta la detta Città spogliandola intieramente, riducendo a somma povertà tutti gl’Abitanti levandoli ogni cosa dalle Case si di vitto che di vestito spogliandoli persino di quello avevano indosso”. Lo stesso fecero a Cormons.

Si avvicinava la Pasqua e la cronista segnala che “In quest’anno non si feccero fogaccie, nè gubane etc. A cagione della molta carestia”. Nei giorni che si fermò in città “Buona parte a suono di tamburo Ordinò che tutti quelli che avevano Cavalli siano di Caroza o di Cavaliere dovessero esser dati fuori, e condoti sopra il Traunich, altrimenti avrebero una grande condana [...] perciò ogni uno patì grande dano, è notabile incomodo, s’impossesarono ancora di qualche caroza è in qualche casa andarono a levarli con forza, presero ancora in cavali della Posta”.

Da Gorizia a Lubiana per raggiungere la Stiria
“[...] In questo frà tempo andavano avanti le Trupe Francesi con il Generalissimo Buona parte verso il Cragno, arivò a Lubiana ove fù accetato tosto come quivi, esigette ivi altresi buona somma di Denaro; i dani le ruberie i Sachegi delle Case in quei vilagi, Signorie etc. con dani non legieri di molte famiglie; è dei poveri vilani; molti sì in Gorizia, che altrove morirono e impazirono, per lo spavento dei menzionati, per le loro prepotenze, è molte armi, che adoso avevano, con le quali ferirono diversi, altri maltratarono senza motivo alcuno, in somma rendevano spavento, è terrore a tutti”. Si inoltrarono fino alla Carinzia “à Clanfurt li ricevetero come nelle altre Città, stante la loro Prepotenza, è formidabili armi, che andavano guarniti”. Giunsero in Stiria “à Graz, ivi come altrove li lasciarono entrare senza farli violenza, sachegiarono ancor in quelle parti, Case etc. Rubarie non poche, come nei nostri paesi, ed altri dani non indiferenti, volevano andare a Viena; finalmente nella Stiria superiore due Poste di la di Graz si interpose l’Ungeria, si congiusse inaspettatamente la Pace, è ciò fù qualche giorno avanti la Festa di Pasqua, la quale nuova aportò consolazione singolarissima a tutti [...]”.

Altre scorribande francesi
“Il 1 Magio [1797] arivarono qui 3000 è più, per pasar avanti fermandosi solo una notte, è andarono nel stato veneto, specialmente a Palma ove errano uniti una moltitudine, li qualli s’avanzavano à Udine etc. ivi sofferse dani consimili ai nostri, mentre mai sono sazi della roba altrui; tosto s’arresero i poveri udinesi, è tutte le altre vicinanze, essendo che alla loro forza, prepotenza, ed altro, non erra chi potesse resister, è metersi contro, non Guaregiando come Soldati, mà come sassini, impadronendosi del altrui roba, ferivano or uno, or l’altro, minacciando toglier la vita à chi s’oponeva, ò li contradiceva, ancorche in cose giustissime”.

Il successivo 4 maggio 1797 giunsero a Gorizia altri diecimila soldati “il qual numero mise in somma confusione Gorizia, per la dificoltà di darli quartiere in Città, mentre in campagna aperta assolutamente non volevano andare avevano secco una quantità di Cavali, J Fornaj preparar dovetero una grande quantità di Pane, lo stesso far dovet(er)o per li antecedenti 1000 che gli ordinavano fare più di quello (che) consumarono; Così vino, Carne etc; ordinavano con sommo impero ogni cosa, minacie, castighi ed anco Prigioni, se tosto non vinivano eseguiti i Loro ordini. Abbenche in questa seconda venuta per esser già la pace si mostrarono giolivi, è si dichiaravano esser amici, pocchi fidavansi della loro amicicia, ed in vero di molti non fù tale per aver fatto nuovi Sachegi in alcune Case. Li vilani patirono assaissimo di tutti i vilagi del Friuli [...]”.

Il 9 maggio altri cinquemila soldati francesi “Tamburando al solito, ogni qual volta viene qualche compagnia, è con essi tal volta viene ancor la musica Turca, Li antecedenti partirono, e tutti ora andavano verso il veneto, pretendendo far ora guerra con il detto”. Il numero era così grande che non si sapeva dove alloggiarli “mentre tutti volevano star in Città, mangiar bene, bever meglio, era una confusione per le Contrade, è da per tutto, seco avevano grande quantità di Cavali, era molta ufficialità con seco molti le Loro mogli; è Creature piccole; Le Case riempite per ordine di questa moltiplicità, che così nominavansi quelli che comandavano, parte erano Francesi, parte Paesani secondo la Norma Francese; Il Buonaparte dispose ogni cosa e diede i suoi ordini l’onde ogni ceto di persone doveva allogiarli Nobiltà Signori etc. purche avesso avuto un qualche Camerino, Mezzato, ò altro, soministrandoli il vitto, massime agli ufficiali, è il Letto col occorevole, Lume, Legna, e ciò che adimandavano; Li Soldati ordinari si mantenevano soli, solo un abitazione inferiore assai, li si dava; ed altri constreti furono cioè gl’Ordinari andar ove potevano, à motivo che non amavano di andar in castelo, nè in Casarmi, ma volevano quale che volevano”.

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