Caso Regeni, tutti uniti alla panchina gialla di Ronchi per chiedere giustizia

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Caso Regeni, tutti uniti alla panchina gialla di Ronchi per chiedere giustizia

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 20 Feb 2024
Copertina per Caso Regeni, tutti uniti alla panchina gialla di Ronchi per chiedere giustizia

La comunità bisiaca ha fatto sentire la propria vicinanza alla famiglia del ricercatore, «prosegua l'impegno a non girarsi dall'altra parte».

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Stamane, si è tenuta la prima udienza del processo in Corte d'Assise a carico dei quattro 007 egiziani accusati del sequestro e dell'omicidio di Giulio Regeni, in cui gli avvocati della difesa hanno sollevato le questioni preliminari già rigettate nelle altre corti di giustizia. Ve ne abbiamo dato notizia alcune ore fa. Nel tardo pomeriggio di oggi, ancora una volta, Ronchi dei Legionari ha dato testimonianza di essere scorta civile e mediatica della famiglia del giovane ricercatore di Fiumicello.

L'ha fatto grazie al coordinamento dell'associazione Leali delle Notizie che ha riunito la cittadinanza, e non solo, attorno alla panchina gialla di via Roma per un momento di riflessione e di raccoglimento. «Ribadiamo la nostra presenza e la nostra vicinanza ai genitori e alla sorella di Giulio» ha affermato il presidente di Leali delle Notizie, Luca Perrino, che non ha mancato di ricordare Navalny e Assange, come persone impegnate a garanzia della libertà di espressione.

All'incontro organizzato assieme a Pro loco, Anpi e amministrazione comunale, erano presenti anche gli assessori Carta, Martinelli e Lorenzon. «La vicenda di Giulio è e deve essere motivo di unione dell'Italia intera - sono le parole del vicesindaco Enrico Papais - oggi ribadiamo come cittadini italiani ed europei la necessità di tutela dei diritti e delle libertà che vengono sempre più spesso calpestate a discapito di interessi economici». «Prosegua l'impegno a non girarsi dall'altra parte» così Papais in chiusura.

Significativo anche l'intervento del sacerdote ronchese, amico di Giulio, don Luigi Fontanot. «Giulio, finalmente vede passare in una dimensione di possibile conoscenza ciò che è veramente accaduto - spiega don Fontanot - quindi la ricerca della giustizia per la verità è sacrosanta e doverosa». Il sacerdote non ha mancato di fare riferimento a guerre e privazioni. «La preghiera della pace non resti una situazione tronca - prosegue l'ex parroco di Fiumicello - perchè la pace di Dio non è quella dei compromessi, ma la volontà di salvare i contendenti nel rispetto di tutti. Anche Giulio vive e sperimenta questo con noi. Lui vive con la luce negli occhi invitandoci a vivere nell'unità».

Durante la breve manifestazione sono state lette tre poesie di Pier Luigi Cappello tratte da "Stato di quiete" che hanno suscitato sentimenti ed emozioni nei presenti. I componimenti sono stati un richiamo ad «un nome che lasci traccia», hanno fatto riflettere sul «peso delle parole e delle voci» e hanno invitato ad «assecondare le prigionie e ad essere vivi nonostante il silenzio». Sono stati tutti sentimenti che hanno riportato i presenti con la mente e con il cuore a Giulio.

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