Case popolari, Roldo incalza: «Riscrivere accordo con Ater a Gorizia»

Case popolari, Roldo incalza: «Riscrivere accordo con Ater a Gorizia»

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Case popolari, Roldo incalza: «Riscrivere accordo con Ater a Gorizia»

Di Redazione • Pubblicato il 23 Ago 2023
Copertina per Case popolari, Roldo incalza: «Riscrivere accordo con Ater a Gorizia»

L'esponente centrista dell'opposizione propone di rivedere la gestione delle case popolari. Interessati 88 alloggi in diverse zone della città.

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Al termine dei cinque anni previsti, ad agosto scade la convenzione che il Comune di Gorizia ha stipulato con l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale (Ater) nel 2018. Per questo motivo, la consigliera di opposizione Giulia Roldo (Martina sindaco, nella foto) ha presentato una proposta di delibera che mira a definire alcuni aspetti della convenzione che si andrà a rinnovare prossimamente.

“La convenzione precedente - spiega Roldo - era stata siglata nel 2013 durante il secondo mandato Romoli e rispetto a quella in scadenza, presentava degli aspetti tecnicamente più convincenti. Il Comune pagava ad Ater una quota forfettaria per ciascuno degli alloggi gestiti e il 36% di questa somma doveva essere destinato da Ater alla manutenzione di questi immobili”. L'atto, infatti, si reitera a fasi più o meno alterne dal 2002 e riguarda 88 alloggi situati in via Garzarolli, via Marconi, via del Santo, via Ascoli e via Ponte del Torrione.

Attualmente non prevede né una cifra fissa da assegnare ad Ater, né una percentuale che quest’ultima debba destinare ai lavori come rileva l'esponente della minoranza: “In altre parole, Ater intasca il 100% degli affitti senza vincoli di spesa. Ho voluto presentare una proposta di delibera proprio con l’auspicio che si possa stipulare una convenzione più simile a quella del 2013, votata peraltro all’unanimità, che a quella del 2018. Di primo acchito, possono sembrare solo dettagli burocratici, ma in realtà si traducono in disservizi".

"A farne le spese - spiega l’esponente liberale - sono gli abitanti di questi immobili, ma anche il Comune, quindi tutti i cittadini. Se infatti Ater riceve i canoni, ma con quella somma non esegue i lavori necessari, questi ultimi sono a carico del Comune, che oltre a non ricavare nulla dagli alloggi spenderebbe dunque due volte per il loro mantenimento. Infine - chiosa Roldo - esaminando il bilancio di Ater, ci si rende conto subito dai numeri che l’inserimento di questa quota non ne inficerebbe gli equilibri e -anche fosse- ricordo che lo scopo dell’edilizia popolare non è il profitto, ma fornire un servizio ai cittadini che ne hanno bisogno”.

Foto Daniele Tibaldi

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