Le 215 Caritas d'Italia riunite a Grado, «il confine è una zona di contatto»

Le 215 Caritas d'Italia riunite a Grado, «il confine è una zona di contatto»

tappa a gorizia

Le 215 Caritas d'Italia riunite a Grado, «il confine è una zona di contatto»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 13 Feb 2024
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Attesi oltre settecento convegnisti da tutta Italia e dall'estero per palare del confine su un confine. L'arcivescovo Carlo: «Sarà occasione di dialogo».

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Sarà Grado a ospitare il 44esimo convegno della Caritas italiana. Una quattro giorni, dall’8 all’11 aprile, che vedrà oltre settecento convegnisti giungere da tutta Italia per dialogare del confine su un confine. O meglio, su un confine che, nel lavoro quotidiano di volontari, sodalizi ed enti, lentamente sta lasciando lo spazio alla sua stessa ombra. "Confini, zone di contatto non di separazione», questo il titolo del convegno".

Così il primo convegno nazionale ospitato dal Friuli Venezia Giulia sarà interamente nel territorio dell’Arcidiocesi di Gorizia che, questa mattina, assieme alla Caritas diocesana e a quella del Triveneto, ha annunciato il convegno di aprile. Paolo Valente, referente della comunicazione di Caritas Italiana, ha ribadito l’importanza di trovarsi su una terra di scambi e scontri storici, come le tre linee che compongono il logo del convegno, con il confine della piazza Transalpina che diventa un portale per le tre rotte del convegno, «la Via del Vangelo, la Via degli Ultimi e la Via della Creatività», così Valente.

Il Convegno toccherà fisicamente piazza Transalpina-trg Evrope martedì 9 aprile nel pomeriggio, nonostante i lavori iniziati ieri, cui non seguirà una visita alla città di Nova Gorica ma un momento di preghiera e la celebrazione eucaristica nella chiesa del Sacro Cuore. Al termine del martedì, infine, un momento conviviale con le tipicità culinarie locali. L’arcivescovo metropolita di Gorizia e presidente della Caritas, monsignor Carlo Redaelli, ha ribadito che si tratta di «un'occasione preziosa per noi perché ci sono i delegati delle 215 Caritas italiane, ognuna per ogni diocesi».

«C’è una partecipazione carica di entusiamo e interesse - ha aggiunto - in quanto è un’occasione di scambio e di dialogo. Qualche anno fa avevo cambiato le parole proponendo di invertire Capitale europea della Cultura in Capitale della Cultura europea, perché se non ci fosse l’Europa qui ci sarebbe ancora un confine e il tema del confine è particolarmente interessante anche per Caritas». Organizzazione che, se a Gorizia fronteggia da anni il soccorso e la prima accoglienza per i migranti che giungono dalla rotta balcanica, in Italia raduna 85mila volontari di cui 5mila solo nell’arcidiocesi theresiana.

«Il confine - ancora l'arcivescovo - è un aspetto che tutti fronteggiamo, sia per la curiosità di guardare oltre e scoprire chi c’è dall’altra parte che per la paura, intrinseca, che ognuno porta in sé rispetto al diverso. Spesso pensiamo che l’altro ci tolga qualcosa, come una torta che più viene divisa meno si mangia, mentre dovremmo capire che l’altro è un arricchimento». Don Marco Pagniello, direttore nazionale della Caritas, ha ricordato come il «confine è zona di contatto: la possibilità di incontrare la diversità per far sì che la diversità sia una risorsa. E lo è per noi che facciamo i conti con la realtà nel cammino della nostra fede».

«Saremo invitati a metterci in gioco tutti non soltanto nell’ascolto di chi verrà, portando la propria esperienza - come il cardinal Zenari, che vive una situazione di grande confinamento essendo nunzio in Siria e vivendo la situazione siriana con un conflitto che va avanti da diversi anni - sia esterna che del territorio. Lavoreremo ancora – così don Pagniello - per demolire le periferie esistenziali alle quali Papa Francesco spesso ci richiama». Tra gli invitati anche le Caritas della vicina Slovenia, Austria, Croazia e Grecia solo per citarne alcune.

Il territorio, insomma, parlerà con le altre realtà italiane ed europee. «Faremo dialogare la presenza del confine con il tema cardine – così Andrea Varachino, presidente di Caritas Concordia Pordenone – e oltre alla preparazione dei momenti liturgici ci sarà uno spazio alla fine della giornata che verrà riservata ai giovani. Si cercherà di ascoltarli sapendo che già ci porteranno punti di vista e opinioni diverse anche perché sono persone che certi confini non li hanno mai visti».

Varachino ha confermato come «avendo una radice comune nella Chiesa di Aquileia abbiamo pensato a due momenti per far conoscere il territorio: chi giungerà qui prima potrà visitare il Santuario di Barbana mentre al termine concluderemo proprio con la Basilica di Aquileia per ricordare una storia che ha ben 2mila anni».

Foto Sergio Marini

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