I DATI
Caritas diocesana di Gorizia, nel 2024 +22% di famiglie assistite dai Centri di Ascolto

Il report 2025 della Caritas diocesana registra situazioni di disagio multidimensionali, la povertà economica corrisponde al 93%. Delle 1958 persone aiutate il 32,7% ha meno di 45 anni.
Hanno tra i 45 e i 55 anni, vivono in famiglia e con figli a carico, presentano problematiche multidimensionali, spesso legate al sostegno della propria abitazione e alla povertà lavorativa. Questo il “profilo” degli utenti medi che si presentano ai Centri di Ascolto e Distribuzione parrocchiali e diocesano della Caritas dell’arcidiocesi di Gorizia. In concomitanza con la presentazione del report statistico nazionale di Caritas Italiana, anche la Caritas di Gorizia ha pubblicato il suo rapporto sulla povertà 2025 “Ascoltare Gesù nel fratello”, che riporta una situazione in linea con quanto emerso dai dati nazionali, che presentano uno scenario per nulla rassicurante e assolutamente da monitorare, anche nel breve periodo.
Le famiglie, le persone
Il rapporto diocesano sulla povertà – che si basa sui dati dell’annualità 2024 – rileva un incremento delle famiglie e delle persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto e di Distribuzione presenti sul territorio dell’arcidiocesi: sono state 838 le famiglie incontrate, pari a 1958 persone. Nel 2023 si erano fermate rispettivamente a 688 e 1612.
In sostanza, tra le persone che si rivolgono ai CdA e CdD diocesani, 1 persona su 2 – pari al 52,69% – vive in un nucleo composto da più familiari e per la maggioranza si tratta di famiglie composte da genitori con figli a carico. «In altre parole la maggior parte delle persone che cercano aiuto alla Caritas hanno il volto di un padre o di una madre con figli minori – rimarca il direttore della Caritas diocesana, il diacono Renato Nucera – il dato è in linea con quanto rilevato a livello nazionale da Caritas Italiana, che sottolinea come rimangano stabili e strutturali le difficoltà delle famiglie con figli, che costituiscono circa i due terzi degli assistiti (63,4%) in Italia, molti dei quali con minori». Per quanto concerne le provenienze, la maggioranza dei nuclei familiari assistiti in diocesi sono italiani, il 53,46%, vale a dire 488 famiglie.
Da sottolineare, poi, come il 41,92% delle persone che accedono ai CdA e CdD vivano sole, percentuale in lieve aumento rispetto all’annualità precedente, quando si attestava al 39,12%. Tra le persone che vivono sole e si rivolgono alla rete Caritas, è frequente trovare coloro che vivono l’esperienza dell’emarginazione ed esclusione sociale, legata in molti casi anche a sofferenze psichiche o a dipendenza da alcool oppure da sostanze.
L’età si abbassa
Stando al rapporto 2025, gli “under 45” rappresentano oggi circa un terzo delle persone che si rivolgono ai CdA e CdD della Caritas diocesana di Gorizia, un dato in aumento rispetto al 2023 – con una percentuale che passa dal 29,73% al 32,7%. È la fascia di età tra i 45 e i 55 anni a rappresentare una componente considerevole di coloro che si rivolgono ai centri, dato che corrispondono circa alla metà dei numeri registrati. Il dato per questa fascia però è in leggero calo, passando da 52,06% del 2023 ai 48,92% nel 2024.
Un disagio multidimensionale
L’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse delle Caritas diocesane del Friuli Venezia Giulia, in una delle sue ricerche ha raccolto, tramite interviste approfondite, le storie di vita di alcune persone con più di 50 anni che si sono rivolte ai Centri di Ascolto Caritas presenti sul territorio regionale, ma anche il punto di vista dei servizi sociosanitari e del terzo settore. La ricerca si è conclusa evidenziando la multidimensionalità del disagio delle persone over 50: è emersa una bassa qualificazione professionale e la scarsa scolarizzazione di queste persone, che hanno comportato una carriera lavorativa composta quasi esclusivamente da esperienze lavorative stagionali e precarie. Accanto a queste, anche problematiche che riguardano la salute e l’ambito delle relazioni familiari.
Per quanto riguarda la povertà delle donne over 50 bisogna sottolineare inoltre l’impossibilità di armonizzare il tempo da dedicare alla professione lavorativa e quello da riservare alla cura dei propri genitori e parenti, ormai grandi anziani, che si trovano spesso a vivere con malattie fortemente invalidanti.
I dati sono confermati anche a livello diocesano: tra il 2023 e il 2024 si rileva non solo un incremento delle persone che si sono rivolte ai Centri di Ascolto e di Distribuzione ma anche una crescita delle problematiche rilevate tra gli utenti. In particolare crescono le percentuali di coloro che hanno problemi nella sfera economica, occupazionale, della salute e abitativa.
Il lavoro non è più una garanzia
In linea con quanto rilevato da Caritas Italiana nel suo report statistico, anche sul territorio diocesano si rileva una crescita del fenomeno dei “working poor”, il “lavoro povero”: «il lavoro smette di rappresentare un’efficace barriera: il 16,5% degli operai o figure assimilate sperimenta condizioni di povertà assoluta e complessivamente il 21% dei lavoratori ha un reddito troppo basso per vivere in modo adeguato. Pesante nel corso degli anni l’effetto del “caro vita” che ha progressivamente eroso il potere d’acquisto delle famiglie, rendendo sempre più difficile il far fronte alle spese quotidiane», si legge nel report nazionale.
A livello locale ben il 92,96% delle famiglie che si rivolgono alla rete dei CdA e CdD ha un problema economico dovuto all’assenza di reddito o ad un reddito insufficiente a far fronte ai bisogni fondamentali. «Risulta evidente che l’occupazione lavorativa purtroppo non è più una garanzia sufficiente per ritenersi “immuni” dal rischio di scivolare nella povertà» commenta Nucera.
Il “problema” casa
Per quanto riguarda le problematiche abitative, nel 2024 il 10,62% di coloro che si sono rivolti ai Centri Caritas hanno presentato anche una problematica legata all’abitare, registrando così un incremento rispetto al 2023, quando la stessa percentuale era del 8,28%. Guardando alla condizione abitativa di coloro che hanno richiesto aiuto ai CdA e CdD, la maggioranza abita in un alloggio in locazione (il 75,27%) e una delle cause di impoverimento risiede proprio nel dover affrontare canoni molto spesso non sostenibili rispetto al reddito percepito dal nucleo familiare.
Chiedono aiuto anche persone che hanno una casa di proprietà: nel 2024 sono state il 13,92%; per la maggior parte si tratta di persone che hanno sottoscritto un mutuo ipotecario e devono ancora onorare le rate del piano di ammortamento. Sono state incontrate infine 80 persone in grave disagio abitativo: persone senza dimora, o che vivono in situazioni precarie.
L’ascolto: la prima forma di aiuto
Tra le forme di aiuto messe in campo dai CdA e CdD del territorio diocesano – sono 17 i Centri parrocchiali o decanali e 1 diocesano – oltre a quelle economiche, di sostegno alimentare o del vestiario, o ancora di orientamento; la prima e più importante forma di aiuto rimane proprio l’ascolto. «Esso è il mandato specifico che le comunità cristiane conferiscono ai Centri di Ascolto della Caritas» commenta il direttore Nucera. «Se empatico e approfondito, riesce a far comprendere alla persona ascoltata di non essere sola e l’aiuta a mettere un ordine di importanza tra i diversi bisogni che si trova ad affrontare, diventa orientamento ed accompagnamento. Tutto questo non sarebbe possibile senza la grande forza messa in atto da tanti volontari su tutto il territorio diocesano: un “esercito” composto da ben 102 persone e un operatore professionale, che ogni settimana offrono ben 41 ore di apertura dei servizi. A loro, ancora una volta, un sentito grazie per la disponibilità, la professionalità e la cura che mettono a disposizione di Caritas diocesana».
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