Card docente a precari, 14 sentenze condannano il ministero a Gorizia

Card docente a precari, 14 sentenze condannano il ministero a Gorizia

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Card docente a precari, 14 sentenze condannano il ministero a Gorizia

Di Redazione • Pubblicato il 10 Set 2023
Copertina per Card docente a precari, 14 sentenze condannano il ministero a Gorizia

Alla vigilia del ritorno in classe, tiene ancora banco la vicenda giudiziaria che ha conferito anche a prof precari la Carta docente da 500 euro.

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Sono ben 14 le sentenze emesse dal Tribunale di Gorizia, nei mesi scorsi, sul riconoscimento della Carta docente anche agli insegnanti non di ruolo. Una vicenda che si protrae da tempo, e che affonda le origini nell'art. 1, c. 121 della L. 107/2015 (cd. Riforma della Buona Scuola) che riconosce ai docenti di ruolo, a tempo indeterminato, la "Carta elettronica dei docenti" finalizzata a sostenere la formazione continua e a valorizzarne le competenze professionali per il mezzo dell’acquisto di beni e servizi formativi”.

Con il decreto salva infrazioni (decreto-legge 13 giugno 2023, n. 69 convertito con modificazioni dalla L. 10 agosto 2023, n. 103, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 10/08/2023, n. 186), è stata estesa ai precari per il 2023. Infatti, tra le misure per la scuola del decreto Salva infrazioni, c’è la concessione del bonus docenti anche ai supplenti, limitatamente all’anno in corso. “Per gli anni pregressi è concessa solo a chi ha sentenza favorevole” spiega l’avvocato Fabrizio Carducci, dello Studio legale associato Carducci Macuzzi di Gorizia.

Il legale del sindacato Flc Cgil di Gorizia e di tutti i ricorrenti ha seguito ke vertenze davanti a Gabriele Allieri, giudice del lavoro del tribunale cittadino, il quale “ha dichiarato il diritto dei ricorrenti al beneficio di cui all’art. 1, comma 121, legge n. 107 del 2015 alla pari dei docenti a tempo indeterminato. Ed ha condannato il ministero dell’Istruzione a provvedere in tal senso”. Carducci rimarca come "non è tanto la cifra annuale prevista, appena 500 euro, quanto il significato che c'è dietro”.

Centrale è “l'aver ottenuto il riconoscimento di un diritto che la legge negava ad un numero consistente di docenti.  Ovvero quello dell’opportunità dell’aggiornamento professionale, garantito a tutti, sia a chi è docente di ruolo, sia per coloro che, invece, vivono ancora all’interno del precariato. Gli insegnanti non di ruolo hanno diritto alla carta del docente”. Il Tribunale ha così dato ragione al ricorso presentato da ben quattordici docenti precari e patrocinati dalla sigla e dall’avvocato stesso.

Il Tribunale di Gorizia ha evidenziato come già il Consiglio di Stato, con sentenza n. 1842 del 16 marzo 2022, abbia ritenuto che la scelta ministeriale forgi «un sistema di formazione “a doppia trazione”: quella dei docenti di ruolo, la cui formazione è obbligatoria, permanente e strutturale, e quindi sostenuta sotto il profilo economico con l’erogazione della Carta, e quella dei docenti non di ruolo, per i quali non vi sarebbe alcuna obbligatorietà e, dunque, alcun sostegno economico».

Secondo il C.d.S., «un tale sistema collide con i precetti costituzionali degli artt. 3, 35 e 97 Cost., sia per la discriminazione che introduce a danno dei docenti non di ruolo (resa palese dalla mancata erogazione di uno strumento che possa supportare le attività volte alla loro formazione e dargli pari chances rispetto agli altri docenti di aggiornare la loro preparazione), sia, ancor di più, per la lesione del principio di buon andamento della Pa».

Tutto ciò scontrandosi “con l’esigenza del sistema scolastico di far sì che sia tutto il personale docente (e non solo quello di ruolo) a poter conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, onde garantire la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti”, corrispondente al canone di buona amministrazione. Afferma quindi il Tribunale di Gorizia che la natura temporanea del rapporto tra docente e dicastero non incide sulla titolarità del diritto a ricevere la carta del docente.

Questa spetta a tutti i docenti, anche a quelli a termine, purché si trovino in una situazione analoga a quelli di ruolo. “Si tratta di un risultato importante per la nostra categoria e per tutti i docenti precari, – commenta il segretario della Flc Cgil regionale, Adriano Zonta – che rappresenta un successo per il riconoscimento dei diritti degli insegnati precari. Il Tribunale, infatti, ha sottolineato come il docente non di ruolo abbia svolto gli stessi compiti del personale di ruolo”.

La "disparità di trattamento (a sfavore dei lavoratori precari o già precari), tra periodi di lavoro con contratti a termine e periodi di lavoro a tempo indeterminato, non può essere giustificata dalla natura non di ruolo del rapporto di impiego, dalla novità di ogni singolo contratto rispetto al precedente, dalle modalità di reclutamento del personale nel settore scolastico e dalle esigenze che il sistema mira ad assicurare. Tutto il personale docente deve conseguire un livello adeguato di aggiornamento professionale e di formazione, in modo da garantire la qualità dell’insegnamento complessivo fornito agli studenti”.

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