Gorizia ricorda 25 anni di missioni, generale Luzi a casa del XIII reggimento

Gorizia ricorda 25 anni di missioni, generale Luzi a casa del XIII reggimento

la celebrazione

Gorizia ricorda 25 anni di missioni, generale Luzi a casa del XIII reggimento

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 30 Nov 2023
Copertina per Gorizia ricorda 25 anni di missioni, generale Luzi a casa del XIII reggimento

Presente nella caserma del XIII reggimento anche il primo comandante della Msu, Leonardo Leso. Oltre 380 militari schierati in 16 zone del mondo.

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Era il 2 agosto del 1998 quando l’Arma dei carabinieri, su impulso del generale statunitense Wesley Clark, costituì l’Unità specializzata multinazionale (Multinational Specialized Unit, Msu). «Il contesto era quello dei Balcani, piagati da anni di conflitti e genocidi». A ricordarlo questa mattina a Gorizia nella sede del XIII reggimento carabinieri “Friuli Venezia Giulia”, è stato il primo comandante della Msu, adesso in congedo, Leonardo Leso, in occasione delle celebrazioni del 25.mo anniversario della sua fondazione.

«C’era l’esigenza di uno strumento particolare – ha continuato sempre Luso – senza il quale la Nato non avrebbe avuto una capacità militare credibile. Se la missione Sfor in Bosnia ed Erzegovina è stata un successo, si devono ringraziare il ruolo e la capacità del carabiniere nel sostituire le forze di polizia locale». Questa unità internazionale impiegò inizialmente militari della II brigata mobile dei carabinieri, provenienti in primis dal XIII reggimento e dal VII “Trentino-Alto Adige”, con sede a Laives, guadagnandosi fin da subito gli apprezzamenti dei vertici della Nato.

«È con l’Msu che i carabinieri si sono fatti conoscere e apprezzare in tutto il mondo», ha dichiarato con orgoglio il generale di corpo d’armata Teo Luzi, comandante generale dell’Arma oggi in visita nel capoluogo isontino per prendere parte alla cerimonia. «L’intera unità partì da un foglio di carta bianca: andavano pensate l’intera organizzazione, la logistica e le procedure di coordinamento tra reparti di Paesi diversi. Eravamo coscienti delle difficoltà, ma l’entusiasmo ha sempre prevalso. Il nostro era un compito complesso: svolgere attività di polizia col fine di offrire sicurezza a popolazioni colpite da eventi bellici».

«Col tempo – ha aggiunto il comandante generale – quel sistema da noi ideato è diventato un modello adottato in varie parti del mondo e ha prodotto diversi “figli”: tra questi, l’Eurogendfor, che non ha caso ha sede in Italia, a Vicenza». In questi venticinque anni l'Msu, comandata sempre da un ufficiale superiore dei carabinieri e costituita da militari italiani e di altri Paesi della Nato, è stata impiegata anche in Kosovo, Albania e Iraq.

Non solo. Luzi ha anche svelato che i carabinieri sono stati interpellati dagli Stati Uniti nell’ambito dell’attuale crisi nella Striscia di Gaza. «Avendo consolidato nel tempo ottime relazioni sia con le forze di polizia dell’Autorità nazionale palestinese, sia con quelle israeliane, dal 17 novembre due ufficiali superiori sono stati schierati a Gerusalemme. Una chiara dimostrazione del nostro riconosciuto ruolo di facilitatori di un dialogo, a livello tecnico, tra popoli distanti tra loro».

Un merito che l’Arma si è conquistata anche a prezzo di non pochi sacrifici. Nel suo intervento il comandante generale ha rivolto un commosso pensiero a tutti i caduti nelle missioni internazionali di pace, fra cui quelli in Bosnia – il colonnello Ermanno Fenoglietti, il maresciallo Marcello Joseph Galloni e il carabiniere Angelo Foccià – i caduti di Nassirya, di cui da pochi giorni si è celebrato il ventennale dell’attentato, e il carabiniere Vittorio Iacovacci, caduto in Congo il 22 febbraio 2021, insieme all’ambasciatore Luca Attanasio e al loro autista. A questi è stato dedicato un minuto di silenzio, subito dopo la deposizione di una corona di fiori davanti al monumento ai caduti della caserma Cascino.

Alla cerimonia, preceduta dalla visita dell’alto ufficiale al Comando provinciale dei carabinieri di Gorizia, in Corso Verdi, hanno partecipato, schierati in piazza d’armi, la Fanfara della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze e un reggimento di formazione composto da uomini e donne appartenenti alla II brigata mobile Carabinieri. Tra questi, oltre ai militari del XIII e del VII reggimento, era presente anche il I reggimento paracadutisti “Tuscania” con un’aliquota di militari appartenenti al Gruppo d’intervento speciale (Gis).

Sono 386 i carabinieri che oggi si trovano schierati in 16 teatri diversi, tenendo alto il prestigio dell’Arma e della Difesa italiana nel mondo. A questi se ne aggiungono altri 500 chiamati a garantire la sicurezza in oltre 200 sedi diplomatiche all’estero, di cui 21 considerate a rischio.

Ad assistere alla cerimonia erano presenti tutte le principali autorità civili e militari del territorio. Tra queste il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil: «La Regione è riconoscente a questo reparto d'élite per l'alto valore delle tante missioni umanitarie di pace nel mondo che per tutto questo tempo hanno contribuito a elevare il prestigio nazionale e quello del Friuli Venezia Giulia che ospita questa straordinaria unità dell'Arma. In particolare, per me che in quel periodo, oltre 20 anni fa, sono stato giovane ufficiale di complemento in servizio proprio al XIII Reggimento Carabinieri di Gorizia, ritornare nella sede di questo Comando ha rappresentato una vera emozione».

Ad affollare il palco delle autorità, al riparo dalla pioggia scrosciante, c’erano anche diversi sindaci, tra cui quello di Gorizia Rodolfo Ziberna. «La città è orgogliosa di ospitare questo reggimento: un’eccellenza fatta di donne e uomini che esprimono grande professionalità, esperienza, capacità, senso del dovere e attaccamento alle istituzioni. Un’unità che ha pagato un alto tributo di sangue nelle operazioni di peace keeping nei luoghi più caldi del mondo, ricevendo sempre apprezzamenti dalle istituzioni e dalle popolazioni locali. Un pensiero grato e commosso alle famiglie di questi grandi eroi che hanno sacrificato la loro vita per preservare quella altrui».

Foto Tibaldi

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