La particolarità
Capriole e tuffi in acqua, avvistati alcuni delfini all'Isola della Cona

Avvistati ieri alcuni delfini nelle acque antistanti all’Isola della Cona. Una presenza che testimonia la straordinaria ricchezza in biodiversità della nostra Regione.
Si tuffano nell’azzurro, sovrastati dal profilo delle navi da crociera che campeggiano all’orizzonte. Sono i tursiopi avvistati ieri – venerdì 19 settembre – davanti alla Riserva Naturale Regionale della Foce dell’Isonzo, immortalati negli scatti del naturalista Matteo de Luca. «Stavamo facendo i monitoraggi nella Riserva naturale – racconta il responsabile scientifico della Riserva - come di consueto, quando li abbiamo avvistati. Una o due volte all’anno capita di vederli che vengono a caccia vicina alla riva. Un mese fa li avevamo trovati sul versante più vicino a Grado, quello che dalla Foce dell’Isonzo va verso Val Cavanata. Stavolta erano davanti al Faro di Punta Sdobba, all’interno della Riserva. Dopo si sono allontanati verso Punta Barene, entrando nelle acque basse del Golfo, per poi tornare fuori. Sono avvistamenti che capitano facendo monitoraggi in mare di uccelli e altre specie, e vi rientrano anche questi». Mammiferi di interesse comunitario che vengono registrati insieme alle tante altre specie animali che popolano l’area istituita nel 1996, in cui passano, stazionano o svernano oltre 300 specie di uccelli. «Quando li osserviamo raccogliamo i dati per riportarli nei report annuali per la Regione – aggiunge – anche se normalmente si ritrovano per lo più nella parte del Golfo di Trieste o nell’area slovena e croata. Eppure, ogni tanto vengono a caccia qui da noi».
L’avvicinamento alla costa è peculiare alla strategia di caccia dei delfini, che in genere prevede lo spostamento in acque profonde alla ricerca di banchi di pesce. «Fa parte della loro biologia – precisa – in quanto sono animali che hanno bisogno di spazi grandi e si ritrovano in tutto il Golfo, non si comportano come quei pesci che hanno un loro areale». Specie marine che per fortuna sulle nostre coste non sono mai state rinvenute spiaggiate o incagliate, a differenza delle tartarughe spesso colpite dai motoscafi e poi trascinate dalla corrente. «In tutta la zona che va da Marina Julia alla Val Cavanata, che visitiamo almeno due volte al mese – specifica - non abbiamo mai ritrovato animali in difficoltà. Invece ogni tanto c’è qualche tartaruga spiaggiata, soprattutto a Grado dove c’è una costa esposta. Arrivano in decomposizione e non si sa bene quanta strada abbiano fatto. Quando muoiono galleggiano e il mare le trasporta per chilometri con lo scirocco, che di solito porta su dal basso Adriatico qualche esemplare».
Con l’autunno dalla Riserva molte specie migrano verso l’Africa per svernare al caldo, ma tante altre ne arrivano, scendendo da noi fin dal Nord Europa. «In merito all’avifauna – spiega - questa è la stagione in cui arrivano diverse specie di anatre che trascorrono da noi l’inverno. Ieri d’interessante abbiamo avvistato un falco pescatore (Pandion haliaetus, ndr), che è un uccello in transito. Perché quelle acque comprese tra Punta Barene e la Foce dell’Isonzo sono basse e ricche di cefali, utilizzate dal falco per pescare. Per lui è un buon “autogrill” – commenta – in quanto sa che ci sono posti migliori per fare la pausa, ma per quest’uccello che migra fin giù in Marocco è necessario far tappa per riposare, mangiare e riprendere le energie prima di proseguire». A lasciare le chiome dei pini di Grado Pineta è stato fra i primi l’assiolo (Otus scops), che nelle notti estive e di frequente durante le ore diurne più calde fa sentire il suo struggente lamento. «Stanno andando via anche gli assioli – rimarca – che sono uccelli rapaci notturni non gregari, e quindi non migrano in gruppo. Arrivano di solito ad aprile, iniziano a insediarsi, poi allevano la prole e a inizio autunno con i primi cambi di tempo, a seconda della stagione, ripartono».
C’è chi si affretta a partire, e chi invece sceglie di restare anche durante l’inverno, come il chiurlo maggiore (Numenius arquata). «Ha movimenti migratori – chiarisce - ma è una specie sempre presente che si può osservare tutto l’anno, a differenza dell’assiolo. Anzi, nel caso del chiurlo, d’inverno arriva da noi a svernare anche qualche individuo dal Nord Europa. Non per niente è stato scelto dalla Riserva della Foce dell’Isonzo come simbolo. Per quanto non si riproduca da noi in Friuli, sono presenti popolazioni abbastanza consistenti di 400 o 500 individui che si spostano sul territorio». Fra i limicoli presenti tutto l’anno spiccano anche le pivieresse (Plivialis squatarola), che come i chiurli preferiscono nidificare altrove. «Non si riproducono qui da noi – anche se qualche individuo si vede tutto l’anno, ma i numeri più grossi si riscontrano d’inverno, in quanto sono specie che per nidificare richiedono habitat più a Nord». Come quelli delle coste Boreali nordeuropee, dove d’inverno il cibo scarseggia costringendole a scendere. «Adesso hanno ancora la livrea riproduttiva. È una specie che arriva oltre la Scandinavia, percorrendo migliaia di chilometri fino a raggiungere quartieri di nidificazione che si trovano più a Nord della Russia».
Trampolieri che si raccolgono a frotte sulle barene scoperte dalle maree, alla ricerca di piccoli crostacei e pesci intrappolati dalle acque basse. Fra i diversi esemplari è possibile osservare anche la pittima minore (Limonsa lapponica), che corre veloce sui fondali emersi emettendo il suo canto caratteristico. «La pittima minore sta anche davanti a Grado Pineta. Passano dalla Siberia, scendono qui e infine vanno a svernare in Sudafrica». A chiudere il variopinto quadro delle nostre coste è infine il martin pescatore (Alcedo atthis), un uccello dalle piume azzurre con eccezionale abilità nel catturare i pesci. «Nidifica da noi – chiosa - ma gl’individui che hanno nidificato in posti più a Nord dove l’inverno gela non possono pescare sotto il ghiaccio e si spostano qui. Se ne osservano di più in autunno o in inverno. A Pineta usano i fossi dei retrospiaggia, o le valli da pesca con le acque basse». Una biodiversità straordinaria che rende la nostra Regione unica nella sua ricchezza naturalistica, da preservare e tutelare anche per le generazioni che verranno.
Foto Matteo de Luca.
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