in via del santo
Cantiere per 3 mesi nella chiesa di Sant'Antonio, lavori dopo cento anni a Gorizia

Partiti i lavori per mettere in sicurezza la facciata, l'ultimo importante intervento risale all'inizio degli anni Venti. Investiti dalla Regione oltre 115mila euro.
Nel piccolo angolo di via del Santo a Gorizia, che collega come una cerniera piazza De Amicis con via Formica, è partito da qualche giorno il cantiere all'esterno della chiesaa di Sant'Antonio. La storia di questo luogo risale alla seconda metà del XVII secolo e da qualche tempo ormai l'edificio necessitava di lavori, in particolare al volto che accoglie i fedeli e chiunque passi per il vicolo. «Una decina di anni fa - spiega il parroco del Duomo, don Nicola Ban - erano crollati alcuni intonaci della facciata ed era stata messa in sicurezza, ma lasciando delle "ferite" proprio in facciata».
Il cantiere è partito a inizio luglio, finanziato per l'80% dalla Regione Friuli Venezia Giulia con un investimento di 115.725,93 euro. L'obiettivo è preservare e conservare la chiesa. Il progetto si concentra su una serie di interventi chiave, tra cui il ripasso del tetto e il consolidamento del campanile, che necessitano di un restauro accurato per garantire la stabilità strutturale dell'edificio. Un altro elemento cruciale dei lavori riguarda il risanamento ecologico dell'impianto di riscaldamento. Verrà eliminata la vecchia caldaia a gasolio e sarà bonificata la cisterna, con l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale della chiesa.
Inoltre, sarà effettuato il consolidamento degli intonaci, un intervento necessario per riparare i danni subiti nel tempo. Infine, le lattonerie saranno completamente rifatte per garantire un adeguato deflusso delle acque piovane. Nonostante i lavori in corso, la chiesa rimane aperta al pubblico e continua ad essere utilizzata per le celebrazioni liturgiche. La messa domenicale delle ore 9 viene celebrata regolarmente e il termine del cantiere è previsto per la metà di ottobre, restituendo alla comunità l'edificio senza più l'impalcatura che da qualche settimana ormai domina la visuale.
La chiesa di Sant'Antonio Piccolo ha una ricca storia, legata allo sviluppo di Gorizia. La sua origine risale al 1675, quando al suo posto sorgeva una cappella dedicata a Sant'Antonio, menzionata in documenti conservati nell'Archivio Capitolare. Questa cappella fu eretta grazie al lascito della contessa Anna Giulia Sinovig e di suo fratello, il vescovo di Trieste Francesco Massimiliano Vaccano. Alla fine del XVII secolo, Gorizia vide la costruzione di numerose cappelle, tra cui quella di Sant'Antonio in Braida Vaccana, conosciuta all'epoca come Sant'Antonio Piccolo per distinguerla dalla chiesa madre di Sant'Ignazio.
Nel corso del tempo, la chiesa è stata oggetto di diversi restauri e ampliamenti, riflettendo i cambiamenti e le necessità della comunità locale. Un importante restauro avvenne nel 1761 grazie ai fondi elargiti dal Capitano di Gorizia, Conte Antonio del Puebla, per un completo rinnovo e ampliamento. Durante il XIX secolo, la chiesa perse l'attributo di "piccolo" e divenne nota come Sant'Antonio Nuovo. Tra il 1853 e il 1854 furono costruiti il campanile e la sagrestia, sotto la guida del parroco Giovanni Marizza, mentre nei decenni successivi la chiesa venne arricchita di nuovi paramenti e organi musicali.
Nel periodo antecedente la Prima guerra mondiale, la chiesa funzionava come una piccola parrocchia, tanto che il titolare della parrocchia di S. Ignazio, monsignor Carlo Piciulin,non vedeva con eccessiva benevolenza questa crescita che andava, secondo lui, a scapito della chiesa madre (appunto Sant'Ignazio). Nella chiesa funzionava un coro femminile, istruito dall'organista Konig e nel mese di maggio ogni sera venivano celebrate le funzioni mariane con esposizione del simulacro della Madonna del Rosario, vestita di turchino. Durante il conflitto, subì gravi danni a causa dei bombardamenti. Negli anni 1920-21, invece, venne infine rimessa a nuovo.
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