Campo da basket e baskin, i ragazzi danno colore all'oratorio di Sant'Anna: il messaggio per la sicurezza sul lavoro

Campo da basket e baskin, i ragazzi danno colore all'oratorio di Sant'Anna: il messaggio per la sicurezza sul lavoro

L'inaugurazione

Campo da basket e baskin, i ragazzi danno colore all'oratorio di Sant'Anna: il messaggio per la sicurezza sul lavoro

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 15 Mag 2025
Copertina per Campo da basket e baskin, i ragazzi danno colore all'oratorio di Sant'Anna: il messaggio per la sicurezza sul lavoro

Soddisfazione da parte dell'artista che ha seguito i giovani, Mattia Campo Dall'Orto, che ha visto «collaborazione e sostegno tra di essi».

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Trentotto le proposte che erano arrivate alle quattro Casse Edili del Friuli Venezia Giulia. Per Gorizia l’idea, ottima quanto particolare, di alcuni studenti delle scuole superiori è stata quella vincente che ha convinto i promotori: ecco che il campo da basket, ora sfruttabile anche per il baskin, il Basket Inclusivo, dell’oratorio parrocchiale di Sant’Anna è stato trasformato e da luogo di aggregazione è anche luogo di sensibilizzazione per i più giovani sul tema della sicurezza.

La terza edizione di questo progetto, “We love safety Fvg”, ha così dato nuova vita all’area parrocchiale dalle mani di tre studenti, Arman Delic, Cristian Vetrano e Stefano Perin, studenti del Liceo Artistico Max Fabiani di Gorizia, indirizzo Grafica, sotto la guida del professor Ivan Crico.

Il disegno, dal forte impatto simbolico, raffigura due mani che si protendono l’una verso l’altra: una con un guanto da corazza antica, l’altra con un guanto da lavoro moderno. Un’immagine potente che trasmette un messaggio chiaro: la sicurezza è un valore universale e senza tempo, un ponte tra epoche, un tratto distintivo della specie umana fin dalla notte dei tempi. «La protezione di sé e degli altri – spiegano gli studenti – è un segno profondo di civiltà e responsabilità condivisa». «Il viola rappresenta il passaggio così come le due mani, una da cavaliere e una da operaio da cantiere che non solo lavorano assieme ma si passano il messaggio», così Riccardo.

Durante le giornate di lavoro sul campo, sono stati coinvolti tutti i ragazzi della classe 4B Grafica e della 4A Moda, che hanno collaborato attivamente alla realizzazione del progetto sotto il coordinamento dell’artista di fama internazionale Mattia Campo Dall’Orto e con la supervisione dei docenti Roberta Calvo, Ivan Crico e Daniele Armieri.

A supportare la realizzazione concreta dell’opera anche l’Associazione Zio Pino Baskin Udine e l’azienda Ivicolors / Univer vernici by PPG, che hanno fornito materiali e assistenza tecnica per portare a termine l’intervento artistico. Fondamentale anche la presenza dell’architetto Marco Svara che ha ugualmente seguito i ragazzi.

È stato, nell’inaugurazione di oggi, 15 maggio, il presidente della Cassa Edile e di Formedil Gorizia, Aureliano Hoffmann, a ribadire come «la cultura della sicurezza è la nostra quotidianità ma raggiungere questa sicurezza in modo istintivo, con una preparazione quotidiana. Due mani che lavorano insieme per un obiettivo che è fare canestro e questo campo deve ricordarci quando sia fondamentale».

A rappresentare il Comune gli assessori Giulio Daidone e Chiara Gatta, assieme ai docenti del Max Fabiani, in particolare Elisa Baldo in rappresentanza della dirigenza. L’artista, Mattia Campo Dall’Orto, si è detto soddisfatto del risultato ma anche del lavoro: «Per me è stato bellissimo lavorare coi ragazzi e le ragazze, qui ho visto passione e rispetto. Quando iniziamo lavori del genere dedicati alla sicurezza sul lavoro io faccio sempre un cappello introduttivo su come sia qualcosa da fare assieme in cooperazione. Da questo rapporto di empatia e sostegno tra persone prima ancora che lavoratori parte la sicurezza. Nei ragazzi e nelle ragazze l’ho visto e, contrariamente a tanti stereotipi comuni sulla gioventù odierna, loro si aiutavano, si sostenevano e hanno lavorato assieme in due belle giornate di primavera».

Un’opera d’arte che «arricchisce la nostra comunità», così il parroco, monsignor Nicola Ban che si è auspicato: «Spero che l’opera duri poco perché vorrebbe dire che è stato consumato e servirebbe un nuovo laboratorio per rifarlo dando vita alla nostra comunità».  

Foto di Fabio Bergamasco.

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