la festa
Nella calda estate, la tradizione dei fuochi di San Giovanni rivive a Sant'Andrea
Rinnovato l'antico rito che affonda le sue origini nella tradizione pagana. Circa 200 persone radunatesi in riva all'Isonzo.
Hanno le loro radici nella tradizione contadina di queste terre, anche se la professione ormai è rilegata a una piccola nicchia. Ieri sera, nel quartiere di Sant’Andrea a Gorizia si è rivissuto l’appuntamento con i fuochi di San Giovanni, evento che ricorda in molti aspetti il tradizione pignarûl friulano o la seima bisiaca. Le sue origini si perdono nel corso del tempo, anche se originariamente la catasta di legna veniva accesa in occasione del solstizio d’estate, che cade il 21 giugno. “La festa era legata alla luce - spiega Mario Brescia, presidente dell’associazione Skultura 2001 e tra gli organizzatori della serata - e quindi alla vita”.
Una volta arrivato il cristianesimo, la tradizione si è unita ai festeggiamenti per San Giovanni Battista, “considerandolo portatore della luce e della fede. Inoltre, si ricordano anche le invasioni turche: all’epoca erano pronti dei falò sulle colline, da accendere per avvertire la popolazione, che poi si rifugiava nei boschi”. L’eco di quei tragici momenti è diventato oggi un momento folcloristico, che affonda le proprie radici nella storia e nella memoria. Oltre al borgo cittadino, anche altre aree limitrofe, in particolare legate alla minoranza slovena, hanno celebrato la ricorrenza. Tra queste, un fuoco è stato acceso anche a Rupa, frazione di Savogna d’Isonzo.
Per l’occasione, nell’area - posta tra via Natisone e via Ticino, sulla sponda del fiume Isonzo - si sono radunate circa 200 persone. Un successo dettato anche dal fatto che è stato uno dei primi eventi dalla fine delle restrizioni imposte dalla pandemia. Sul posto c’erano anche i volontari della Protezione civile. Il rito, in realtà, è diffuso anche nel resto d’Italia, anche se i “fuochi” sono fatti in modo diverso. A Firenze, ad esempio, c’è uno spettacolo pirotecnico e, nella sua versione più propriamente pagana, lo scopo era di dar più "forza" al Sole, che a partire da quel giorno diveniva sempre più "debole", poiché le giornate si accorciavano sempre più fino al solstizio d'inverno.
Foto: Andrea Tomasella
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