Caburlotto presenta il 35esimo Borc San Roc: «Fare ancora molto sulla memoria»

Caburlotto presenta il 35esimo Borc San Roc: «Fare ancora molto sulla memoria»

L'evento

Caburlotto presenta il 35esimo Borc San Roc: «Fare ancora molto sulla memoria»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 19 Nov 2023
Copertina per Caburlotto presenta il 35esimo Borc San Roc: «Fare ancora molto sulla memoria»

Don Dipiazza stiletta la città, «siamo un sepolcro, il cemento non basta a creare un'anima». Successo per le borse di studio del Centro.

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Che a San Rocco si parli schietto è risaputo, così come dal Borgo arrivino spesso anche proposte e iniziative in grado di dare risalto, e in altri casi risveglio, alla città. La presentazione del numero 35 di Borc San Roc, venerdì 17 novembre, non è stata da meno. Tra gli interventi, oltre all’introduzione del direttore della rivista e presidente del Centro per la Conservazione e Valorizzazione delle tradizioni popolari di Borgo San Rocco, Vanni Feresin, quello di monsignor Ruggero Dipiazza e del direttore della Biblioteca Statale Isontina, oltre che Soprintendente archivistico del Friuli Venezia Giulia e 49esimo Premio San Rocco, Luca Caburlotto.

Affilate le parole di monsignor Dipiazza, che ha ricordato la nascita del Centro per le Tradizioni, 50 anni fa, “non nato per un ghiribizzo organizzativo, solo per salvare la Sagra, ma per un’intuizione. La passione e l’idea era quella di costruire comunità, che la gente si riconoscesse dentro contenitori non sciocchi o banali, ma cercando di costruire un’unità tra tutti. Vorrei che si parlasse ancora di quanto c’è da fare, in una prospettiva che guardi al cammino fatto ma che non si sazia, che abbia bisogno di sondare altri percorsi, sondando altri percorsi, che altre strade intraprendere”, così Dipiazza.

“Nella mentalità di oggi c’è l’idea che fare bene le cose ci sia il rischio di non costruire comunità, proponendo qualcosa di incartato ma senza contatti, si rischia di fare qualcosa senz’anima, senza cuore. La nostra città è così: se per il 2025 si faranno cose straordinario ricordiamoci che questa non è una città, è un sepolcro in stato agonico. Mi chiedo – ha concluso don Dipiazza – se ci sia qualcuno che respira. Io romperò le scatole: c’è da mettere anima nel lavorare per questa città, perché nessun marciapiede, nessun asfalto può costruire un’anima”.

L’attività del Centro è assai multiforme ma è un segno che rimane nel tempo – così Luca Caburlotto – e qui ve ne sono. Una Biblioteca può dare un segno sulla formazione dei ragazzi ma non solo. Portare avanti 35 numeri come Borc San Roc non è una cosa banale e tira un po’ le fila di quanto discusso nei vari articoli ma anche spunti e sproni perché questi fili non si sfilaccino ma si riannodino per il futuro”.

“In questo numero si parla di identità ma spesso è un termine utilizzato in frangenti che escludono piuttosto che includere. Preferirei utilizzare il termine ‘appartenenza’, così ancora Caburlotto, che ha ripercorso i vari contributi, ben 17, contenuti nel numero, soffermandosi soprattutto sulla ricerca di Giada Piani sull’archivio del Cai con le epurazioni negli anni del Fascismo. “Tanto di cappello, perché oltre alle doverose celebrazioni del Giorno del Ricordo manca un racconto di quanto fu fatto dall’Italia in quegli anni. In termini di memoria, sappiamo che la Germania ha fatto molto più di noi e potremmo far ancora di più: prossimo anno, ad esempio, saranno 80 anni dalla strage di Lippa di Ersane. Non siamo stati solo vittime ma anche carnefici e lo siamo stati anche con gli ebrei”.

Caburlotto non ha risparmiato nemmeno la Prima guerra mondiale: ripercorrendo l’articolo di Giulio Tavian sulla chiesa dei Santi Vito e Modesto in Piazzutta, ha ribadito, nelle foto della devastazione, la stridente realtà della distruzione contro la più propagandistica “redenzione” delle terre proclamata negli anni successivi al conflitto.

Il direttore ha, però, rimarcato il ricordo sia di Giuseppe Marchi che, accorato, di Maddalena Malni Pascoletti ricordandone le numerose attività e la vitalità non solo per Italia Nostra, la cui sezione goriziana ha firmato l’articolo, ma in generale per la città, ripercorrendo anche vari momenti di collaborazione per alcune iniziative dedicate a Gorizia.

Al termine, la consegna delle tradizionali borse di studio ai giovani volontari ancora studenti o a figli di volontari del Centro. Tra le proposte, il “Lunari pal 2024” con tutti i loghi del Concorso bandito proprio dal sodalizio con l’Istituto d’arte Max Fabiani di Gorizia, presentato dai professori Ivan Crico e Fabio Gonnelli

Foto di Lorenzo Crobe.

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