alla fiera del libro
Ancora polemiche a Francoforte, Lubiana delusa da parole dell'Italia

La protesta di Lubiana dopo il discorso del capodelegazione italiano Mazza, accusato di non aver citato le vittime slovene del fascismo.
Si è conclusa con una nuova polemica la Fiera internazionale del libro di Francoforte. Mauro Mazza (nella foto) – commissario per la partecipazione dell'Italia alla Buchmesse di Francoforte 2024 – si è infatti dimenticato di menzionare, nel suo discorso durante il passaggio di consegne tra la Slovenia e l’Italia, la visita, nel 2020, dell’allora presidente sloveno Borut Pahor con l’omologo italiano Sergio Mattarella al monumento di Basovizza dedicato ai quattro giovani sloveni condannati a morte dal regime fascista nel 1930.
Domenica sera, infatti, Mazza ha ricordato solo la visita al sacrario in onore dei Martiri delle Foibe, poco distante, privando così quella giornata del suo vero valore simbolico di riconciliazione tra l’Italia e la Slovenia. Una trascuratezza non passata inosservata, che ha spinto Miha Kovač – co-curatore della presentazione della Slovenia alla fiera, in qualità di ospite d’onore dell’edizione 2023 – a inviare una lettera formale di protesta al direttore della Buchmesse, Juergen Boos.
“Troviamo che questo approccio sbilanciato alla storia sia umiliante e non sia nello spirito dei valori della Fiera del Libro di Francoforte”, si legge sul quotidiano sloveno Delo, sottolineando la delusione per il discorso da parte sia degli organizzatori che degli autori sloveni presenti. Il timore è che, in questo modo, si sarebbero lasciate intenzionalmente nell’oblio le vittime slovene del fascismo italiano, incluse quelle dei campi di concentramento di Gonars, Visco e Arbe (Rab).
Al riguardo è intervenuta anche Kaja Širok, sottosegretaria di Stato alla Cultura del Gabinetto del primo ministro Robert Golob, che ha ricordato i risultati del lavoro della Commissione storico-culturale italo-slovena sui “Rapporti italo-sloveni 1880-1956”: “La relazione finale della commissione, adottata nel 2000, è liberamente accessibile al pubblico, ma non viene quasi mai utilizzata e presa in considerazione per comprendere la storia dell’area di confine”.
Gorizia e Nova Gorica alla fiera di Francoforte, testimone all'Italia
Širok, che per poco tempo è stata anche a capo del programma di Go! 2025 – menzionato sempre domenica dai relatori – ha ricordato che “sei anni fa fu Nova Gorica a invitare Gorizia nella candidatura alla Capitale europea della cultura 2025, proprio per valorizzare questa storia comune: qualsiasi interpretazione distorta della storia di quest’area o tentativo di presentare la stessa capitale europea come un progetto della sola città di Gorizia sarebbe contrario ai valori gli obiettivi che perseguiamo nella zona di confine”.
Citando lo stesso Mazza, la sottosegretaria di Stato ha affermato: “Non è il destino a plasmare questo luogo (il Goriziano transfrontaliero, ndr), ma la conoscenza, l’esperienza e un ricco patrimonio culturale condiviso”. Si spera che questa consapevolezza aiuti a superare queste tensioni, provocate spesso da chi conosce poco e superficialmente questo territorio. D’altronde, il 2025 è solo una delle varie tappe che hanno contraddistinto un percorso di riconciliazione pluridecennale non solo tra due città, Gorizia e Nova Gorica, ma anche tra due paesi confinanti, Italia e Slovenia, che non hanno alcun interesse a interrompere rivangando gli orrori del passato.
Foto Frankfurter Buchmesse/Marc Jacquemin
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