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Borgo San Rocco piange Pepi Marchi, colonna del Centro tradizioni

Si è spento a 81 anni, aveva ricoperto numerosi incarichi nell'associazione. Da Celso Macor aveva appreso il friulano sonziaco-sanroccaro.
Proprio mentre si chiudeva il giorno dei festeggiamenti per San Rocco, patronomo dell'omonimo borgo di Gorizia, e le centinaia di persone ancora divertite asciavano il campo Baiamonti, il mitico Giuseppe "Pepi" Marchi ha salutato per l'ultima volta il suo amatissimo quartiere. Anima per decenni della sagra agostana, aveva 81 anni ed è stato una colonna del Borgo e in particolare del Centro per la conservazione e valorizzazione delle tradizioni popolari del quale ha ricoperto dal lontano 1976 tutti gli incarichi dirigenziali.
Partendo da consigliere, era stato tesoriere, vicepresidente fino a essere segretario, ruolo che lo ha visto attivissimo per oltre 20 anni dal 1998 al 2020. "Forse non poteva che essere così - lo ricorda il presidente del sodalizio, Vanni Feresin -, proprio nel giorno della grande festa, se ne andava serenamente attorniato dall'affetto della sua famiglia con accanto la moglie Silva, le figlie Francesca e Carla e tutte le nipoti". Ammalato da tempo, anche con il male "non è mai mancata la sua vicinanza e il suo sostegno alle attività del sodalizio, magari con un incoraggiamento che giungeva attraverso un messaggio telefonico".
Faceva sentire la propria vicinanza anche solo un messaggino, "piccoli segni di un grande cuore - rimarca Feresin -. A casa di Pepi si veniva accolti sempre con il sorriso e si usciva magari asciugandosi le lacrime, non per la tristezza, ma per le risate provocare dai suoi racconti di vita, dagli anni dell'insegnamento oppure dalle esilaranti barzellette che raccontava con una tale capacità interpretativa da fare invidia ai più grandi attori. Pepi è stato un insegnante per vocazione e lo si notava anche quando correggeva le bozze dei testi in lingua friulana e Italiana che ogni anno venivano prodotti dal Centro per le Tradizioni".
"Sapeva sempre cogliere gli aspetti più rilevanti e anche nascosti di un brano in prosa o poesia e il suo friulano sonziaco-sanroccaro, insegnatoli da Celso Macor, resta una testimonianza mirabile delle sue doti intellettuali. Anche i verbali dell'associazione sono la testimonianza della sua capacità di sintesi, lui cercava con pochissime parole di esprimere molteplici discorsi e ci riusciva in modo magistrale. In sagra è stato un punto di riferimento per generazioni di volontari e ancora oggi i famosi fagioli stufati sono realizzati con la sua ricetta che ha continuato a insegnare fino a pochi anni fa".
Amante della viticultura, produceva per la sua famiglia un vino speciale e agli ospiti mostrava con orgoglio le sue viti e raccontava la storia di ognuna conoscendone molto bene anche gli anni di vita. "Aveva delle viti storiche molto antiche che curava con sapienza e amore. Non possiamo dimenticare quanto amasse la sua famiglia e quanto fosse un tutt'uno con la moglie Silva e lei stessa ha sempre supportato con gioia e convintamente l'opera volontaristica di Pepi. A noi già manca, ma ci rimane il ricordo della sua saggia e perspicace presenza, il suo consiglio, le parole giuste dette per smorzare un momento di conflittualità".
Lo contraddistinguevano la voce pastosa, la battuta sagace e il suo saper trovare il positivo da ogni persona. "Grazie per quanto ci hai fatto ridere, grazie per tutto quello che hai offerto con generosa gratuità, il Centro per le Tradizioni non ti dimenticherà. Dal cielo proteggi tutti i tuoi cari e il Borgo di San Rocco che hai tanto amato. Sit tibi terra levis" conclude Feresin. I funerali saranno celebrati martedì prossimo alle 10 nella chiesa di San Rocco.
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