La Bisiacaria festeggia il 25 aprile, ricordo di uomini e donne caduti

In Bisiacaria la festa del 25 aprile, ricordo di uomini e donne caduti

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In Bisiacaria la festa del 25 aprile, ricordo di uomini e donne caduti

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 25 Apr 2023
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Molti cortei, commmorazioni e orazioni in questo giorno di festa. Allarme lanciato verso le parole di premier e presidente del Senato.

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Nonostante in questi ultimi giorni il clima politico nazionale sia risultato molto polemico, litigioso e divisivo, il 78esimo anniversario della Liberazione è stato ricordato solennemente in tutta la Bisiacaria. Molte sono state le cerimonie e i momenti commemorativi organizzati dai comuni del Monfalconese. A Turriaco alle 9 al cimitero comunale ha avuto luogo un momento di preghiera in ricordo di tutti i caduti per la guerra di Liberazione. "Questi caduti sono nella pace dei giusti - sono le parole del vicario parrocchiale don Enzo Fabrissin - e la misericordia del Signore accoglie loro nella pienezza".

Dopo la deposizione di una corona e la benedizione, ha preso la parola il delegato dell'Anpi di Turriaco Alberto Mauchigna. "Oggi esprimiamo la nostra doverosa riconoscenza - dice Mauchigna - alle persone che hanno lottato e saputo costruire un futuro per tutti noi". A Turriaco, sono stati 11 i caduti nella lotta di liberazione contro il nazifascismo. L'esponente dell'Anpi ha inoltre richiamato la necessità della pace e sottolineato il fondamentale valore della libertà in un tempo di guerre che quasi non fanno più notizia. Infine, prima di spostarsi nella chiesa di San Rocco per la Santa Messa, il sindaco Nicola Pieri ha invitato i presenti ad osservare un minuto di raccoglimento mentre il giovane Francesco Bergamasco ha suonato il Silenzio.

Alle 11, in piazza Libertà, dopo la cerimonia ufficiale c'è stata la consegna della Costituzione italiana ai diciottenni con la partecipazione della Società Filarmonica di Turriaco ed in collaborazione con la locale sezione Anpi. Nel pomeriggio, il paese bisiaco ha accolto la pedalata "Resistere Pedalare Resistere" organizzata da Fiab BisiachInBici, e i concerti live "Musiche di Resistenza" a cura della sezione giovani dell'Anpi di Monfalcone. Si è trattato dell'ultimo momento pubblico per Enrico Bullian in qualità di sindaco. Il primo cittadino ha ricordato la figura di Giuseppe Fabris, detto Bepi Ciola. Nato a Pieris, il 25 aprile del 1924, tuttora residente in paese, Giuseppe Fabris è stato tornitore al cantiere di Monfalcone, partigiano, e sindaco di San Canzian d’Isonzo fra gli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta. "«Fatti trascinare dall'entusiasmo verso i problemi, che la gente ne ha sempre molti!», dirlo a 99 anni credo abbia una potenza incredibile. Significa: studia e trova soluzioni a quei problemi per i quali vale la pena di spendersi, i problemi fan parte del mondo e ci saranno sempre, applicati. Quello che posso dirvi è di occuparvi di politica e di amministrazione, io lo faccio da quando avevo la vostra età e fui eletto Consigliere comunale a San Canzian d’Isonzo per la prima volta nel 2002 a 18 anni. Se pensate possa piacervi occuparvi della gestione del bene comune e delle questioni più varie della Pubblica Amministrazione, buttatevi, provateci. Ci saranno studio e sacrifici, ma anche tante soddisfazioni! Da sindaco degli anni Sessanta-Settanta di San Canzian d’Isonzo, ad esempio, Bepi ricorda: “Ho visto piangere le stesse donne in due occasioni: quando venivano in municipio perché erano senza casa e – a distanza di anni – quando quella casa gliela consegnavamo (come Comune), con il rischio di esserci accollati noi i mutui necessari a dare un tetto alle famiglie”. Questo credo renda bene cos'ha significato ricostruire l’Italia dopo il regime fascista e dopo la Guerra e - tutto sommato – se oggi abbiamo un compito più facile lo dobbiamo a chi ha scelto la Resistenza antifascista e contribuito a creare una Repubblica democratica fondata sulla Costituzione", così Bullian. 

A Ronchi dei Legionari, la giornata festiva è cominciata alle 9.30 nella chiesa arcipretale di San Lorenzo martire. La celebrazione è statara presieduta da monsignor Ignazio Sudoso e concelebrata da don Luigi Fontanot alla presenza dei cittadini e delle autorità civili e militari. "Quella di oggi - ha spiegato il sacerdote - è una festa che permette di costruire una memoria condivisa, di tornare alle origini, di ricordare cos'ha fatto nascere questa importante data per ritrovare l'unità". E ancora monsignor Sudoso: "Guardiamo avanti con speranza senza continuare a navigare nel dolore. C'è necessità di costruire, ritrovare nella libertà la forza per riprendere il nostro cammino".

Dopo il rito religioso, sono state deposte delle corone presso i principali monumenti cittadini mentre la cerminonia civile principale ha avuto luogo davanti al municipio alla presenza di molti cittadini e degli studenti delle scuole secondarie di primo grado di Ronchi dei Legionari e della sezione slovena di Doberdò del Lago. A guidare tutti i momenti è stata la consigliera comunale Federica Bon che ha curato tutto il cerimoniale. In piazza, oltre al sindaco Mauro Benvenuto, sono intervenuti la presidente dell'Anpi Marina Cuzzi e Jacopo Bordignon, laureato in Storia e segretario del Pd di Aiello del Friuli.

"È grazie al sacrificio di moltissime persone, militari e civili - sono le parole del sindaco Benvenuto - che credettero nella libertà affrontando la morte, la deportazione e sofferenze inenarrabili, è grazie a questo sacrificio collettivo che oggi la nostra Italia è perfettamente integrata nella Comunità internazionale delle democrazie e si è dotata di una serie di regole di convivenza, la Costituzione, che ancora oggi, pur con gli aggiornamenti necessari ma mantenendo inalterati i valori fondamentali, è riconosciuta una delle migliori".

Di rilievo è stato il discorso della presidente Cuzzi dell'Anpi. “Oggi noi - dice Cuzzi - in un’Italia profondamente cambiata, repubblicana, costituzionale, libera ed europea, dove si scelgono i propri governanti con elezioni democratiche, ebbene anche noi esprimiamo grande preoccupazione per dichiarazioni, decisioni, comportamenti di alcuni rappresentanti delle istituzioni e della politica che, in diversi, troppi casi sono apparse divisive e rancorose, del tutto inadeguate rispetto al ruolo esercitato".

"Le affermazioni della seconda carica dello Stato, il presidente del Senato, pronunciate in diverse occasioni e che hanno fatto tanto scalpore, sono la punta di una narrazione che va avanti da tempo ma che sta avendo da qualche mese un’accelerazione eccezionale, composta da tanti episodi noti e da altrettanti meno noti o poco filtrati”. E ancora la presidente: “Preoccupano anche le dichiarazioni e i comportamenti di consiglieri comunali, di assessori regionali, di parlamentari, della stessa presidente del consiglio dei ministri, tutti per lo più appartenenti al partito di maggioranza relativa, roboanti affermazioni ed eloquenti silenzi il cui esito è lo sradicamento delle radici ideali, politiche, istituzionali, culturali dell’Italia costituzionale”.

A Staranzano, dopo la formazione del tradizionale corteo in Piazza della Repubblica che ha riunito le autorità e i cittadini assieme al Coro Edi Forza, hanno avuto luogo le pose delle corone alla lapide di via Martiri della Libertà, al monumento ossario del cimitero e al monumento ai caduti di Piazza Dante. Al campo santo il vicario parrocchiale don Eugenio Biasiol ha ricordato che 78 anni fa, tante persone seppur di diversi pensieri politici, hanno lavorato convintamente per la pace.

"Oggi - afferma il sacerdote - ricordiamo con riconoscenza quei padri che con saggezza e lungimiranza hanno tracciato un futuro fatto di democrazia". Una volta giunti in Piazza Dante, causa maltempo, tutti i presenti sono stati invitati a trasferirsi nella sala del Consiglio Comunale. Qui, per primo ha preso la parola Giorgio Nogarotto presidente dell'Anpi di Staranzano. "Se siamo in democrazia, questo lo dobbiamo a quei caduti che hanno dato la vita per la libertà e per la Costituzione. Il 25 aprile è una data che ci invita a guardare avanti" così Nogarotto.

"Siamo stati liberati dalle forze portatrici di odio e xenofobia causate da nazionalismi e dittature - sono le parole del sindaco Riccardo Marchesan - con la Costituzione che ha risvegliato le coscienze di tutti che hanno potuto vivere in democrazia e secondo i sentimenti dell'accoglienza". Per la comunità gemellata di Renče era presente Miran Pahor mentre i giovani del laboratorio teatrale "La Barraca" hanno dato lettura di molti racconti sul periodo della Resistenza. È stato dato spazio ad autori come Dino Buzzati e Italo Calvino, a testimoni della storia come Varna Vaccani e Stefano Gestro, alle poesie di Luna Galante e a molti altri.

A tenere l'orazione ufficiale è stato invece lo storico e insegnante professor Angelo Floramo che, pure da autore di numerosi saggi e opere di narrativa, ha ricordato che "essere partigiani vuol dire essere compagni e condividere insieme il pane e farselo bastare parchè ai tempi del nazifascismo rimaneva poco ma restava quel che serviva per vivere". Floramo ha poi parlato si solidarietà, di sogni diventati realtà e di responsabilità del mondo adulto. Poi il richiamo alla Politica quale "espressione della peculiare angolazione del mondo".

“La nostra Costituzione - aggiunge lo storico - è una pietra d'inciampo fondamentale”. E ancora Floramo: “Quella di oggi è una festa di famiglia e io mi sento parte di essa. Dobbiamo stare attenti alla malattia dell' Alzheimer della storia parchè con essa si dimenticano radici e valori. Anche noi oggi allora siamo degni di far sentire il nostro no, il dissenso come hanno fatto i protagonisti della lotta partigiana”. “Il 25 aprile rappresenta un momento inviolabile di ricordo e gratitudine per chi lottò per la libertà dal nazifascismo.

È una data che non può essere messa in discussione, da chiunque. Oggi, nel solco della Costituzione antifascista nata dalla Resistenza, va onorato - senza se e senza ma - il coraggio e il sacrificio di tanti giovani, donne e uomini del territorio per conquistare una società migliore, libera e senza dittature” lo ha affermato il capogruppo del Pd in Regione, Diego Moretti a margine della cerimonia staranzanese. Analoghe cerimonie sono state vissute nei comuni di San Canzian e San Pier d'Isonzo.

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