Il beato Carlo d’Asburgo ricordato a Gorizia: «Sia patrono dei politici»

Il beato Carlo d’Asburgo ricordato a Gorizia: «Sia patrono dei politici»

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Il beato Carlo d’Asburgo ricordato a Gorizia: «Sia patrono dei politici»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 02 Nov 2022
Copertina per Il beato Carlo d’Asburgo ricordato a Gorizia: «Sia patrono dei politici»

La celebrazione nella cattedrale metropolitana è stata l’occasione per ricordare la figura dell’ultimo imperatore d’Austria-Ungheria. Eseguita la messa di Mozart.

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A cento anni dalla morte, a Funchal di Madera, anche Gorizia ha voluto rendere omaggio all’ultimo sovrano dell’Impero Austroungarico, il beato Carlo primo d’Asburgo. Una santa messa è stata celebrata nella cattedrale metropolitana di Gorizia il 21 ottobre da monsignor Arnaldo Greco, canonico del capitolo metropolitano teresiano, assieme a don Walter Milocco, presidente della Gebetsliga - Pia Unione di Preghiera, e dal parroco della cattedrale, don Nicola Ban. Presenti anche alcuni ordini cavallereschi cattolici.

Ad accompagnare la celebrazione un ensemble di varie corali e orchestre che hanno eseguito la Messa di Mozart: il coro Angelo Capello di Begliano diretto da Marino Valente, il coro Aesontium diretto da Ivan Portelli, l’orchestra dell’associazione musicale culturale di Farra d’Isonzo, diretta da Annalisa Clemente coi solisti della stessa associazione, diretto da Cristina Nadal, tutti sotto la direzione di Marco Coceani.

“Era domenica 3 ottobre del 2004, quando San Giovanni Paolo II, Pastore Universale della Chiesa cattolica, elevava l'ultimo Imperatore della Casa d'Asburgo Lorena agli onori degli altari. Era una bella mattinata, il cielo era terso, il sole scaldava quella domenica ottobrina come nella più nota tradizione romana. Io ero, con illustri altri Nomi, a rappresentare la nostra Arcidiocesi di Gorizia e idealmente la Contea Principata di Gorizia e Gradisca della quale il Beato era stato in vita Conte e partecipavo, altresì, come membro della Delegazione Granpriorale del Friuli-Venezia Giulia del Sovrano Ospedaliero Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, l'Ordine di Malta guidata dal compianto marchese e conte Doimo Frangipane di Strassoldo e Soffumbergo”, ha esordito monsignor Greco.

“Nella piazza di San Pietro erano presenti molti discendenti e collaterali di Carlo Primo, guidati dal figlio primogenito Otto con i suoi fratelli e sorelle superstiti e le loro famiglie. Faceva bella mostra di sé la rappresentanza degli Ungheresi in divisa tradizionale mancava, mancava una significativa, o perlomeno visibile, presenza austriaca. La Repubblica austriaca non credo avesse gradito molto l’elevazione dell'ultimo Sovrano cattolico del composito Impero d’Austria-Ungheria, alla dignità di Beato. Comunque sia, dalla Loggia del Maggiordomato era visibile quanto in quella piazza si stava svolgendo ed era notevole la silenziosa attenzione che tutti noi avemmo per le parole del Santo Padre che portava a conoscenza del Mondo le virtù eroiche del Sovrano.

Virtù eroiche che Carlo aveva espresso non solo negli ultimi anni della sua vita, ma che espresse fin dalla sua prima giovinezza. Non è sconosciuto il suo pensiero di accedere alla vita religiosa consacrata: pensiero che non ebbe attuazione anche per la posizione successoria al trono imperiale. La sua educazione umana e cattolica lo portò a costruirsi come uomo solido, fondato sui valori della Famiglia, della missione divina alla quale stava andando incontro dopo la morte di Sarajevo di Franz Ferdinand e del proprio padre. Questo suo essere convinto e fervente cattolico, a mio avviso, non gli fu favorevole nel trattare con i vertici militari del suo Esercito, ma lo avvicinò sicuramente ai suoi Popoli che erano nella quasi totalità cattolici. Nella proclamazione delle virtù eroiche e nel rispetto delle disposizioni papali, per essere riconosciuti dalla Chiesa come Beati o Santi vi deve essere necessariamente la presenza verificata di uno o più miracoli. Il miracolo che Papa Giovanni Paolo II citò come essenziale per l'elevazione di Carlo tra i Beati della Chiesa Universale ebbe luogo in Brasile. Si tratta di un evento accaduto nel 1960 e in un luogo certo non vicino alla terra di nascita di Carlo d'Austria, nel lontano Brasile”.

“La Chiesa – ha proseguito don Greco – ne ha riconosciuto la grandezza personale che supera la storia stessa dell'uomo e rimane come esempio da guardare e da imitare. D'altronde la Chiesa non eleva all'onore degli altari alcuni suoi Figli per mero piacere liturgico o per chissà quale altro recondito e nascosto motivo, magari dal sapore "politico". Sa, la Chiesa, che come uomini abbiamo bisogno di esempi di uomini e donne battezzati che possano dirci con la loro vita che l'ideale cristiano di bellezza spirituale e perfezione non è realtà impossibile ai comuni mortali, al contrario tale ideale di bellezza e perfezione cristiana è, secondo le possibilità individuali, possibile a tutti, nessuno escluso. Che il Beato Carlo della Casa d'Austria e la sua eminentissima Consorte Zita di Borbone-Parma, non lontana, Ella stessa, dall'essere riconosciuta nelle sue virtù eroiche, ci stimolino ad amare "in primis" la famiglia come dono di Dio, a vivere le nostre responsabilità civili e religiose con quella dedizione e profondità che il Beato ci ha mostrato non con parole, ma con fatti concreti. Che il Beato Carlo, uomo di Pace, ci sostenga nella nostra quotidiana guerra alla guerra, nella ricerca e nella realizzazione di una "pace pacificante" tra i Popoli e le Nazioni di questa nostra terra”, così ancora Greco.

“Infine, colgo l'occasione di questa celebrazione nell'Anno anniversario della santa morte del Beato Carlo, avvenuto il primo di aprile del 1922 a Madeira, per lanciare la proposta di iscrivere lo stesso Beato Carlo tra i "Patroni" del mondo dei politici e degli statisti. Il Nome di Carlo d'Asgurgo-Lorena accanto alla figura eminentissima di Thomas More-Tommaso Moro, morto martire per volontà del suo re Enrico VIII il giorno 6 luglio del 1535 e canonizzato da papa Pio XI il 22 giugno 1935”, ha concluso monsignor Greco.

Foto di Angela Cecotti.

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