la protesta
Battaglia di manifesti a Gorizia, dissidenti contro Ziberna: «Faccia nome e cognome»

Comparsi tre manifesti in città che chiedono conto al sindaco delle sue dichiarazioni. Ziberna replica: «Fatto politico».
Vogliono andare fino in fondo alla vicenda, dopo ormai più di un mese da quelle dichiarazioni. Questa mattina, a Gorizia è comparso un cartellone firmato dai consiglieri di opposizione Serenella Ferrari, Rinaldo Roldo, Riccardo Stasi (Movimento regione futura) e Franco Zotti (Legaliziamo) che punta il dito nuovamente contro il sindaco Rodolfo Ziberna. “Mi dai l’assessorato o non ti voto” recita il manifesto, che si trova in tre punti della città di grande traffico: all’altezza della rotonda d'ingresso in città, dopo il viadotto Ragazzi del '99, al centro sportivo Fabretto e in centro città. Il riferimento è alle parole del primo cittadino a inizio giugno in una trasmissione tv.
Era la vigilia del voto sul bilancio di previsione, dopo il nulla di fatto a fine maggio a causa della caduta del numero legale. Su Tele4, Ziberna rivelò che qualcuno gli aveva chiesto esplicitamente “o mi metti in giunta o ti voto contro”, provocando immediatamente lo sdegno degli oppositori in Aula. In quella seduta, furono diversi a chiedere l'identità di questa persona. Dalla maggioranza non è arrivata alcuna risposta e ora i “dissidenti”, che erano rimasti formalmente nel blocco di centrodestra fino a inizio anno, tornano all’attacco con un quesito: “Un sindaco può essere omertoso?” si legge in calce al manifesto, rinnovando l’invito a fare il nome.
“Ziberna continua a stare zitto - affonda Ferrari - perché spera che la cosa vada nel dimenticatoio ma noi non ci stiamo. A questo punto possiamo pensare due cose: o che non lo vuole dire, e quindi è omertoso; oppure ciò che ha sostenuto è una bugia. Non so cosa sia peggio, non si può buttare fango sulle persone gratuitamente, tirando indietro la mano”. La consigliera anticipa quindi che presenterà lo stesso interrogativo anche nelle prossime sedute: “Sarà il mio mantra fino alla fine del mandato. Questo consigliere deve venire fuori, perché se è esiste ha fatto un atto grave verso il sindaco e tutti gli elettori che lo hanno sostenuto, i cittadini devono saperlo”.
La battaglia a colpi di cartelloni non è nuova in città, sia direttamente legati a formazioni politiche che “anonimi”. Tra quest’ultimi, c’è la scritta “Infame” con la relativa definizione apparso ormai da due anni nella zona industriale di Sant’Andrea, riapparsa recentemente nello stesso punto. Ci sono poi i 25 manifesti affissi ad ottobre scorso da Franco Zotti, a seguito dell’assunzione nella polizia locale del figlio dell’assessore Silvana Romano. Un vecchio must, quindi, che non mancherà di alimentare la polemica politica. Dal canto suo, il sindaco replica secco: “In questo modo i cittadini vedono in che condizioni sono costretto ad operare”.
Non da quindi grosso peso all’iniziativa, se non per il termine “omertoso” esposto: “Valuteremo se querelarlo, perché è riferito solo quando c’è un fatto delittuoso. Vedremo con l’avvocato”. Sulla questione in sé, invece, non cambia la posizione già espressa in Aula: “Ho denunciato un fatto accaduto e che rientra nella sfera politica. Non c’è ragione per cui io debba dire chi sia stato”. Sempre sul fronte dei “dissidenti”, nell'aprile 2020 erano arrivate le dimissioni dell’assessore all’istruzione, Ferdinando de Sarno, alle quali era seguita la diffusione di un audio in cui era registrato l’incontro tra l’ormai ex componente della giunta e il primo cittadino.
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