La Basilica di Aquileia candidata ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina

La Basilica di Aquileia candidata ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina

LA PROPOSTA

La Basilica di Aquileia candidata ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina

Di Mattia Zucco • Pubblicato il 24 Ago 2025
Copertina per La Basilica di Aquileia candidata ai colloqui di pace tra Russia e Ucraina

Il consigliere regionale Diego Bernardis lancia la propria mozione per candidare l'edificio e la città a sede neutrale per i negoziati tra Mosca e Kiev. Iniziativa che raccoglie consenso e critiche. Il sindaco Zorino: «Richiede una riflessione attenta anche sui limiti pratici che tale evento comporterebbe».

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La Basilica patriarcale di Aquileia, sito UNESCO e simbolo di dialogo tra Oriente e Occidente, è stata indicata come possibile sede neutrale per ospitare i negoziati di pace tra Russia e Ucraina. La proposta, avanzata dal presidente dell’Associazione Mitteleuropa Paolo Petiziol durante il XXI Forum dell’Euroregione aquileiese, ha trovato un primo riscontro istituzionale con la mozione presentata in Consiglio regionale da Diego Bernardis e Mauro Di Bert.

Il documento impegna la Regione Friuli Venezia Giulia a sostenere ufficialmente la candidatura presso il Governo e gli organismi internazionali, mettendo a disposizione infrastrutture e servizi necessari, e legando l’iniziativa al percorso di Capitale europea della cultura 2025 di Gorizia e Nova Gorica.

Il sindaco di Aquileia, Emanuele Zorino, ha accolto con attenzione il dibattito, mettendo in luce il valore simbolico e le complessità politiche. «La memoria storica del simbolo di Aquileia, unita ai richiami alle attuali sfide internazionali, ha alimentato un dibattito significativo: durante il Forum internazionale dell’Euroregione aquileiese, Paolo Petiziol — insieme ai sindaci di Gorizia e di Nova Gorica — ha avanzato la proposta di ospitare ad Aquileia, e persino all’interno della Basilica, negoziati di pace per l’attuale conflitto russo-ucraino», ha osservato.

«È significativo che l’iniziativa sia stata recepita anche in seno al Consiglio Regionale, a conferma dell’autorevolezza e del riconoscimento internazionale di Aquileia. Tuttavia, pur esprimendo accordo sull’idea ritengo necessario che la discussione si collochi all’interno di un confronto ampio, strutturato e condiviso», ha sottolineato.

Zorino ha poi ricordato: «Già nel novembre 2022, pochi mesi dopo l’inizio della guerra, Aquileia si era mossa in questa direzione: insieme all’Arcivescovo di Gorizia, mons. Redaelli, al direttore della Basilica, Andrea Bellavite e al Presidente di Fondazione Aquileia Roberto Corciulo condividemmo una lettera proponendo la Basilica patriarcale come luogo di incontro spirituale e di mediazione fra Papa Francesco, il Patriarca di Mosca Kirill e il Presidente della Conferenza Episcopale Ucraina. Perché Aquileia, da sempre, sostiene e promuove la causa della Pace e numerose sono state le iniziative messe in campo con questo spirito».

Il primo cittadino non ha nascosto però le difficoltà pratiche: «La proposta oggi in discussione presenta inevitabili risvolti geopolitici e richiede una riflessione attenta anche sui limiti pratici che tale evento comporterebbe. Primo tra questi, il mandato internazionale di arresto che pende sul Presidente Putin, il quale impedisce de facto qualsiasi sua presenza su suolo italiano. Inoltre, dall’inizio del conflitto, lo stesso presidente russo non ha effettuato viaggi nello spazio aereo di Paesi ritenuti “ostili” e non ha visitato Stati membri della Corte penale internazionale, quale l’Italia è».

Da qui la riflessione più ampia sulla diplomazia europea. «La politica europea, pur avendo mantenuto una linea di fermezza e di sanzioni nei confronti di Mosca, non sembra aver elaborato una strategia diplomatica di lungo periodo capace di creare reali spazi di mediazione. Questo approccio, spesso presentato come inevitabile nel nome del diritto internazionale, in realtà sta soffocando ogni spazio per iniziative di pace autentiche, anche quando queste hanno un alto valore simbolico e culturale, come quella che riguarda Aquileia», ha evidenziato Zorino.

Il sindaco ha infine richiamato le conseguenze economiche e il ruolo dell’Italia: «Il peso reale di queste scelte ricade sulle nostre economie, sulle esportazioni, sull’approvvigionamento energetico. Se è vero che l’Italia negli ultimi tempi si è distinta e si è discostata in alcune occasioni dalla linea europea, è altrettanto vero che, nel suo insieme, l’Europa continua a essere percepita da Mosca con diffidenza. Basti pensare alla bocciatura da parte del Cremlino della candidatura di Roma, avanzata dal nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni in accordo con il Presidente Trump, per ospitare un recente incontro internazionale: la scelta è poi caduta sull’Alaska, più accettabile per la controparte russa perché gli Stati Uniti non aderiscono alla Corte penale internazionale».

E ha concluso: «Se davvero vogliamo porci come terra di Pace, dobbiamo chiarire prima di tutto tra di noi come percepiamo oggi la Russia. Io credo sia necessario risolvere questa ambiguità interna: continuare a vivere con una percezione di paura nei confronti di Putin e del popolo russo e limitarsi a un modello “esportato” da alcuni nostri partner europei, rischierà soltanto di rallentare ancora una volta la risoluzione del conflitto».

Un punto di vista diverso arriva da Andrea Bellavite, direttore della Basilica, che non ha nascosto le proprie perplessità. «Premetto che non ero a conoscenza della mozione Bernardis Di Bert. Il mio pensiero è che la guerra in Ucraina è un’assurdità che sta mietendo centinaia di migliaia di vittime. Credo che l’Unione europea abbia sbagliato dall’inizio, inviando armi invece che promuovere il dialogo e la trattativa», ha dichiarato.

Bellavite ha aggiunto: «Il problema della pace non sta nel luogo dove avviare il dialogo tra Zelensky e Putin. Se fosse scelta la Basilica di Aquileia, faremmo ogni sforzo per renderla accogliente. Personalmente, dal punto di vista simbolico ma anche logistico, vedrei più adatta Nova Gorica con Gorizia, che dovrebbero essere capitale europea non solo della cultura ma anche della pace».

«Ma il problema veramente non è dove, ma che si faccia immediatamente il trattato di pace, non importa se in Alaska, in Kamchatka, in Ucraina o in Ruanda», ha sottolineato. E ha concluso proponendo che «il Consiglio Regionale denunci il genocidio di Gaza e, richiedendo la liberazione degli ostaggi, riconosca simbolicamente lo Stato palestinese».

Il dibattito resta aperto: tra la forza del simbolo e le complessità della geopolitica, Aquileia torna al centro della riflessione europea come possibile terra di pace.

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