Bandiere, libri e teatro per la Festa della patria del Friuli: gli eventi a Gorizia

Bandiere, libri e teatro per la Festa della patria del Friuli: gli eventi a Gorizia

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Bandiere, libri e teatro per la Festa della patria del Friuli: gli eventi a Gorizia

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 29 Mar 2024
Copertina per Bandiere, libri e teatro per la Festa della patria del Friuli: gli eventi a Gorizia

Donata Milazzi presenterà il suo libro in friulano sul dramma dell'amianto, che riguarda anche la vicina Slovenia. Gli appuntamenti sul territorio.

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Il passato che si rimescola con il presente. Le radici che affondano nel cuore della storia, a raffigurare il grembo della terra friulana. Anche quest’anno si sta per celebrare la Festa della Patrie dal Friûl – che il 3 aprile segnerà la sua quarantasettesima edizione – È trascorso quasi un millennio – per l’esattezza 947 lunghi anni - da quel lontano 1077. Nella città di Pavia il patriarca Sigeardo riceveva dall’imperatore Enrico IV l’investitura feudale di Duca del Friuli, ottenendo con la dieta dell’11 giugno il Principato ecclesiastico di Aquileia e dando così inizio allo Stato patriarcale friulano.

A sancirlo fu la Bolla imperiale, ma il contributo finanziario è stato concesso dalla legge regionale 6 del 27 marzo 2015, attraverso cui si valorizzano le origini del popolo friulano rafforzandone consapevolezza e identità. «La Patrie dal Friûl nasce nel 1077 a Pavia grazie a Enrico IV, che dopo l’umiliazione di Canossa si ritrova ad affrontare la rivolta dei nobili – racconta l’assessore ai quartieri Maurizio Negro, in rappresentanza di Arlef e Aclif – Come premio di lealtà Sigeardo ottenne l’investitura feudale, per un patriarcato che si estende dal Timavo a Livenza, compresa la villa di Lucinico. Gorizia era già stata citata nel 1001, con Ottone III, quando si menzionava Salcano, primo nucleo storico, e il villaggio di Gorizia».

Un territorio che rappresenta «un passaggio fra Est e Ovest», a partire dai Celti che hanno preceduto i romani. Innumerevoli le previste attività collaterali disseminate nell’area friulana, la quale include anche sette comuni del confinante Veneto. In occasione della festa il 3 aprile (in sala Dora Bassi alle 18) sarà presentato a Gorizia il libro “La casa della giustizia perduta” di Donata Milazzi, nella versione in lingua friulana patrocinata dall’Arlef. «È un trauma che ha colpito la nostra regione soprattutto nella parte del monfalconese - si rammarica Negro – Anche se poi il mesotelioma ha interessato ben tre comunità: friulana, bisiaca e slovena».

Un testo nato dall’esigenza di raccontare la storia di Filomena – scomparsa due anni dopo la diagnosi di mesotelioma - che ha spinto l’autrice ad approfondire anche storie del versante di Nova Gorica correlate all’ex-cementificio di Anhovo. «Per quasi tutti gli intervistati ho dovuto consegnare il libro agli eredi – rivela Milazzi – è stato il libro più difficile che abbia potuto scrivere». E proprio per celebrare la 19ma giornata in memoria delle vittime per amianto il 27 aprile si terrà a Gabria il torneo di calcio “Coppa 28 aprile”, partita amatoriale alla quale parteciperanno anche le autorità.

In totale i comuni friulanofoni sono 145, sostenuti dall’Arlef per un contributo complessivo di 47mila500 euro. Per l’occasione comuni e cittadinanza sono invitati a esporre la bandiera con l’aquila patriarcale, «per omaggiare l’identità friulana che da allora è viva nei nostri territori – rimarca il presidente dell’Aclif Daniele Sergon – Ma attenzione, non diamola mai per scontata: le lingue, per continuare a vivere, vanno coltivate», ribadisce ancora, auspicando «unità identitaria in tutto il Friuli senza inutili divisioni». Quel territorio che dal mare ai monti rappresenta uno «splendido mosaico, meraviglioso solo se composto da tutti i suoi tasselli».

Gli incontri proseguiranno a posteriori spalmandosi nel resto dell’anno. Dopo la già passata rappresentazione andata in scena a Medea il 23 marzo - "Sesulis, marcjei e gabanis - vuere clipe in Friûl” realizzata dall'Associazione culturale teatrale Gruppo filodrammatico Easy di Manzano – il 3 aprile sarà dunque Gorizia a scendere in campo con un testo che narra di cicatrici invisibili, quelle lasciate dalle fibre di amianto nei malati di asbestosi e in intere famiglie. La “La Cjase de justizie perdude - Storie di muarts pal amiant” verrà poi presentato il 13 aprile a Monfalcone. Dove il 17 aprile andrà invece in scena lo spettacolo di cabaret comico “Catine e la marilenghe” interpretato da Caterina Tomasulo.

«Questa festa si festeggia in tanti modi – spiega Tomasulo – raccontando com’è nata la patria, il primo parlamento. Il mio spettacolo è incentrato sul mio arrivo in Friuli dalla Basilicata, quando mi sono ritrovata in una regione molto lontana dalla mia. Diversa, seppure con similitudini. Racconto come sono stata accolta, integrata, e soprattutto della lingua friulana, che ho imparato lavorando al bar nella sua versione più ruspante, spontanea e bella. Parlo delle trappole linguistiche, delle assonanze con le altre lingue, con il francese o l’inglese. Perché la lingua racconta la storia della terra, e la sua geografia».

«In Friuli abbiamo diverse lingue per questo motivo: c’è il tedesco, lo sloveno, e poi il friulano che somiglia un po’ a tutte. Lo spettacolo mette l’accento sull’importanza di preservare le nostre lingue e i dialetti, che rischiamo di perdere nel villaggio globale e tecnologico. Per questo non ci resta altro che ridere!». Spettacolo che prima di sbarcare a Monfalcone andrà in scena il 3 aprile a Martignacco, dove in una sola giornata ha fatto registrare già il tutto esaurito. «Quando si parla della lingua vai a toccare l’anima di una persona – prosegue Tomasulo – Perché rappresenta una radice, un’identità».

Cultura e identità che è necessario preservare e portare avanti fin dall’infanzia. Per questo il Comune di Romans d’Isonzo ha pensato di proporre "Quando le storie insegnano: una Fieste da Patrie con il teatro per ragazzi” e “Il Tambûr di Vigjut”, spettacoli che andranno in scena il 19 aprile, rivolgendosi anche alle scuole dell'Infanzia e Primaria. «Se non si conoscono le proprie radici, non è possibile rimanere fermi – conclude l’assessore Negro – Nel confronto globale con gli altri popoli è necessario rimanere assieme. Solo un albero con radici profonde riesce a vincere le intemperie, evitando di essere sradicato».

Foto Sab.pittu/Wikicommons

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