Il commento
Avviato il percorso alla Nidec, trema la Mangiarotti: «non si sfrutti a fini politici»

Morsolin punta il dito sulla visita del sottosegretario Gava qualche settimana fa. Dalla Nidec Furlan (Uilm) chiede coesione politica.
Mentre sembra aver trovato uno spiraglio di tranquillità, se così si può dire, la Nidec, arrivano avvisaglie di esuberi, 80 circa, alla Mangiarotti di Monfalcone. Una fabbrica nella quale lavorano attualmente 280 dipendenti che stanno studiando soluzioni alternative tra cui un contratto di solidarietà.
Ha espresso la propria solidarietà Cristiana Morsolin, sottolineando come “solo un mese fa, la Mangiarotti faceva da sfondo per un trionfalistico tour della sindaca prima assieme al Governatore Fedriga e poi alla sottosegretaria di Stato al ministero della Transizione ecologica Vannia Gava, alla quale venivano magnificate “le opportunità dei fondi europei”, che consentirebbero di far salire le unità produttive del sito al Lisert dagli attuali 280 addetti a punte di 700-800 dipendenti. Nuovi posti di lavoro con «profili professionali qualificati». La situazione, come si scopre un mese dopo, è ben diversa, e forse la visita della sottosegretaria, invece di un “quanto siamo bravi”, sarebbe stata più utile per discutere di strategie e politiche di salvaguardia dei livelli occupazionali attuali. Noi esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori e ci mettiamo subito a disposizione per sostenere qualsiasi azione a loro supporto”.
Non vuole politicizzazioni, invece, Luca Furlan della Uilm Nidec per quanto riguarda l’azienda attigua a Fincantieri. “Mi aspetto che anche se c’è campagna elettorale tutta la politica faccia la propria parte unita”, così Furlan commentando l’uscita del consigliere regionale dem Diego Moretti sull’incontro tra sigle sindacali e sindaco qualche giorno fa. “Non è stata invitata solo una sigla sindacale ma tutte le rsu, anche se con modalità meno ufficiali”.
“Dal punto di vista produttivo non siamo più negli anni Ottanta e Novanta, quando c’era talmente tanto lavoro da dover importare la manodopera, ma rimaniamo, come maestranze, possessori di un savoir faire che ci invidiano in tutto il mondo e che non è copiabile. La forza di questo stabilimento sta nel lavoro quasi artigianale e nella risoluzione dei problemi costante”, prosegue Furlan.
Furlan ricorda che il percorso che è stato fatto “in dieci giorni è quello che solitamente viene concluso in qualche mese”. Tornando alla questione politica, “non si può andare avanti con botta e risposta. Sono momenti delicati nei quali è necessario l’apporto di tutti. La campagna elettorale è alle porte ed è rischiosa: su quattrocento lavoratori pochi votano a Monfalcone per cui azioni così lasciano il tempo che trovano”, conclude Furlan.
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