Autolesionismo tra gli ospiti del Cpr, due feriti nella struttura di Gradisca

Autolesionismo dentro il Cpr, ferite due persone a Gradisca

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Autolesionismo dentro il Cpr, ferite due persone a Gradisca

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 21 Gen 2022
Copertina per Autolesionismo dentro il Cpr, ferite due persone a Gradisca

Due persone in pronto soccorso, il deputato tunisino Majdi Karbai chiede un'indagine.

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Due persone ospitate nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Gradisca d’Isonzo si sono ferite da sole nel pomeriggio di mercoledì. I due uomini stranieri, le cui generalità non sono state rese note, sono stati protagonisti di atti di autolesionismo, procurandosi alcune lesioni sul corpo. Azioni che hanno richiesto l’intervento dei sanitari del 118, che hanno soccorso sul posto le persone e trasportate in pronto soccorso a Gorizia per accertamenti. Una situazione non nuova nella struttura, a seguito delle richieste di poter uscire.

Una vicenda denunciata dal gruppo regionale di Sinistra Italiana, che in una nota definisce quanto accaduto “tentativo di suicidio di un ‘ospite’, l’ennesimo”. La formazione “denuncia la situazione critica e pericolosa di Gradisca, un luogo di morte e di detenzione immotivata per persone colpevoli solo di essere non in regola coi documenti ed in attesa di rimpatrio. Troppe tragedie sono avvenute in quel luogo che deve essere al più presto chiuso”. Della stessa posizione anche il comitato No Cpr, definendo le condizioni all’interno della struttura come disumane.

Ricostruzioni smentite dalle forze dell’ordine, mentre l’assemblea accusa che i migranti “non vengono portati in ospedale neppure quando i medici che li visitano nel Cpr dicono che dovrebbero andarci. In questo caso, si è dovuta aspettare più di un’ora per i due uomini che stavano perdendo molto sangue”. Sulla questione è intervenuto anche il deputato tunisino Majdi Karbai, che ha pubblicato sul proprio profilo social la foto dei due feriti e agonizzanti a terra, sottolineando che si tratta di suoi connazionali e auspicando l’avvio di un’inchiesta a riguardo.

Il tutto avviene a pochi giorni fa dal secondo anniversario della morte del 44enne Vakhtang Enukidze, scomparso a un mese dalla riapertura del Cpr. Il comitato accusa la polizia della sua morte. “Dopo di lui - attaccano -, dentro la galera etnica di Gradisca, sono morti anche Orgest Turia, nell’estate 2020, e Ezzedine Anani, il mese scorso. Ezzedine, tunisino, se non fosse morto, sarebbe stato deportato direttamente in Tunisia, come avviene con tutti i suoi concittadini che da Gradisca, bisettimanalmente, vengono rimandati nel luogo dal quale hanno scelto di andarsene”.

Nella nota, inoltre, Sinistra Italiana punta il dito anche contro le foto trappole annunciate dall'assessore regionale alla sicureza, Pierpaolo Roberti, "ancorché inefficaci e utili solo a aumentare il business della sorveglianza, sono anche profondamente sbagliate e disumanizzanti: ricordiamo le lacrime di coccodrillo riguardo la tragedia afghana di questa estate eppure adesso si rincorre a innalzare la fortezza Europa". Dalla Lega, il consigliere Diego Bernardis invece difende l'iniziativa dell'amministrazione.

"La nostra è una regione di confine - spiega l'esponente Carroccio - per cui è prioritario gestire tale fenomeno che altrimenti comporta degrado, insicurezza, delinquenza, criminalità e altissimi costi, in termini sociali ed economici, per i nostri concittadini. L'utilizzo delle fototrappole in prossimità dei confini è certamente un inizio importante per controllare e fermare questi flussi e applicare gli opportuni respingimenti.

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