I dati dell'Ires Fvg
Più assunzioni rispetto al 2008, com'è cambiato in un decennio il mondo del lavoro nel Goriziano
Crescono i dipendenti nel settore privato in provincia di Gorizia rispetto ai livelli pre-crisi, ma la regione è la peggiore del Nordest.
È in netto miglioramento il tasso di occupazione nel settore privato in provincia di Gorizia, rispetto ai livelli pre-crisi del 2008. A certificarlo è l’indagine dell’Ires Fvg, condotta su dati Inps dal ricercatore Alessandro Risso, che mostra come, nel confronto 2008-2019, gli occupati hanno registrato un aumento del 6,7%. Il Goriziano, inoltre, è al terzo posto in regione per l’ammontare della retribuzione, con una media di 21.089 euro all’anno. Per quanto riguarda il numero di dipendenti, nel 2008 erano poco più di 32mila, salendo a oltre 34mila nell’ultimo anno. Trend rispettato in tutto il Friuli Venezia Giulia.
“Bisogna comunque tenere presente – spiega Russo – che nello stesso arco temporale si è registrato un notevole calo del lavoro indipendente (che comprende autonomi, imprenditori, liberi professionisti), pertanto il numero complessivo degli occupati in regione è ancora inferiore ai livelli del 2008”. In ogni caso, quella del Fvg è una delle dinamiche peggiori di tutto il Nord del Paese, solo il Piemonte mostra una variazione inferiore (+1,4%). Dal 2008 a oggi, è cresciuta soprattutto l’occupazione femminile (+3,4% contro +0,9% di quella maschile). Anche in termini di qualifiche dei lavoratori si possono osservare degli andamenti eterogenei.
La diminuzione del numero di operai, ossia di coloro che hanno mansioni strettamente produttive (-0,5%, pari a -776 unità rispetto al 2008) e di apprendisti (-1.562, -12%) è stata infatti compensata dall’aumento degli impiegati (+6.773) e dei quadri (+1.276). L’impatto negativo della crisi sulle generazioni più giovani, oltre che nel calo degli apprendisti, si può riscontrare nella forte diminuzione del numero di occupati dipendenti under 45 (circa 52.000 in meno). Si registra al contrario un consistente aumento degli over 45 (quasi 58.000 unità in più), sia come conseguenza dell’innalzamento dell’età del pensionamento, sia come effetto delle dinamiche demografiche in atto.
L’ultimo decennio è stata anche caratterizzato da un sostenuto aumento dei rapporti di lavoro a tempo parziale, cresciuti complessivamente di oltre 22.600 unità (+40.4%), mentre l’occupazione a tempo pieno ha registrato un andamento negativo (quasi -17.000 unità, pari a -7%). L’incidenza del part time sul totale dei dipendenti è pertanto passata da poco meno del 19% all’attuale 26%, che diventa il 9,9% per i maschi e il 47,9% per le femmine. Gli uomini con un orario di lavoro ridotto sono raddoppiati (+105,9%), mentre per le donne l’incremento è stato percentualmente più contenuto (+28,8%).
La diffusione del lavoro part time anche tra gli uomini indica che sempre più spesso si tratta di una condizione involontaria, determinata dall’impossibilità di trovare un’occupazione a tempo pieno, con evidenti riflessi negativi sulle retribuzioni. A partire dal 2017, comunque, dopo diversi anni di crescita, l’incidenza dell’occupazione a tempo parziale si è mantenuta costante intorno al 26%. Inoltre, nonostante il recupero degli ultimi quattro anni, i rapporti a tempo indeterminato sono ancora 3.700 in meno rispetto al 2008 (-1,5%), mentre quelli a termine (compreso il lavoro stagionale) sono quasi 9.500 in più (+20,9%).
Nell’ultimo quinquennio, l’occupazione dipendente nel settore privato extra agricolo è aumentata di oltre 31.500 unità (+11,6%) rispetto al livello minimo toccato nel 2014 (271.379 occupati nella media dell’anno). Tale crescita ha riguardato gli uomini e le donne quasi in egual misura (rispettivamente +12% e +11%) e si è concentrata nell’ambito dei servizi, in particolar modo nel settore della ristorazione che ha visto aumentare l’occupazione del 48,7% (quasi 7.000 unità in più). Il comparto manifatturiero ha mostrato un andamento positivo, ma più moderato (+6,7% tra 2014 e 2019); anche l’edilizia, dopo una lunga fase di crisi mostra una dinamica positiva (+3,4%).
La recente ripresa dell’occupazione ha inoltre riguardato soprattutto la componente a tempo determinato (+38,8% tra 2014 e 2019), mentre i lavoratori a tempo indeterminato sono aumentati del 7% (in termini assoluti i due incrementi sono rispettivamente pari a +15.314 e +16.252 unità). Se si considerano infine le retribuzioni medie annue dei lavoratori dipendenti (in termini di imponibile previdenziale), nel 2019 la nostra regione è al quinto posto con 22.874 euro, quasi 1.000 in più rispetto alla media nazionale (21.965). Trieste con 24.762 euro è prima tra le province in regione, seguita da Pordenone (23.313), Udine (22.222) e Gorizia (21.089). Nel contesto nazionale è ottava.
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