L'arte sacra di Gigi Castellan in mostra a Gorizia

L'arte sacra di Gigi Castellan in mostra a Gorizia

LA PROPOSTA

L'arte sacra di Gigi Castellan in mostra a Gorizia

Di redazione • Pubblicato il 10 Apr 2025
Copertina per L'arte sacra di Gigi Castellan in mostra a Gorizia

Nata da un'idea di don Alberto de Nadai, l'esposizione racconta l'attenzione dell'artista verso le trasformazioni sociali e il senso di comunità.

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Si intitola L'arte che crea comunità. Gigi Castellani e la parrocchia di Sant'Anna a Gorizia la mostra che verrà ospitata al Kulturni Dom di via Italico Brass dal 15 al 30 aprile. L'esposizione, curata dalla Parrocchia di S. Anna con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Gorizia, dei Comuni di Gorizia e di Cormòns e il contributo del Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia rientra nella serie di iniziative artistiche collocate nell’ambito di GO!2025.

Il vernissage è previsto per martedì 15 aprile 2025, alle ore 17.30, con una presentazione coordinata da Andrea Bellavite, in cui saranno presenti Don Alberto De Nadai, Lucia Calandra (per il primo gruppo dei giovani di Sant’Anna), Don Nicola Ban, Igor Komel, Cristina Feresin e Barbara Sturmar.

Luigi Castellani, detto Gigi, è stato un multiforme artista cormonese: nato a Vienna nel 1908, ha vissuto pienamente il secolo scorso abitando a Cormons, dove è mancato nel 1995; uomo benvoluto per l’attaccamento alla vita, la simpatia e la modestia ha dedicato la sua vita alla ricerca pittorica: nella sua lunga carriera ha esposto in Italia e all’estero, partecipando a importanti esposizioni, come la Biennale di Milano e la Quadriennale di Roma. Nelle sue opere l’influenza secessionista viennese si fonde con una ricerca figurativa di matrice espressionista, modellando principalmente iconiche figure femminili e sublimando tipici paesaggi locali.

Le opere esposte di grandi dimensioni, realizzate tra il 1971 e il 1975 per la Parrocchia di Sant’Anna soprattutto durante il periodo natalizio come sfondo del presepio della chiesa, rappresentano il sodalizio tra il Maestro cormonese, la comunità cristiana di base di Sant’Anna e Don Alberto De Nadai. Castellani veicola in questi lavori il suo marcato senso civico, l’attenzione per le trasformazioni sociali degli anni immediatamente successivi al Sessantotto, evidenziando profonda umanità e onestà intellettuale.

Al di là delle opere sacre tradizionali, come la Madonna con bambino del 1941 e la pala d’altare del Sacro Cuore degli anni Cinquanta, entrambe ospitate nel Duomo di Cormòns, i lavori sacri di questa esposizione sviluppano un’idea di “arte al servizio della comunità” o, meglio, di “arte che crea comunità”, ad iniziare dalla Resurrezione del 1972. Pochi colori, nero per il fondo, terra e bianco per una serie di figure tratteggiate con una pennellata rapida e spezzata, una composizione che non rientra nei tipici canoni dell’arte sacra, con il Cristo risorto che illumina la scena.

Fa riferimento al Friuli, terra d’emigrazione che si apprestava ad accogliere i nuovi immigrati, la serie Migrazione del 1973, all’epoca composta da più pannelli, di cui rimane solo la figura maschile ripiegata sotto la scritta “dogana”, intenta a raccogliere i poveri bagagli, con tutte le difficoltà e il carico emotivo del caso. Difficoltà che s’intravedono anche nelle solide figure in primo piano, anziani, donne, bambini, dei due dittici dedicati agli Ammalati del 1974, resi con una linea meno fluida che definisce corpi indeboliti e fragili, piegati sotto il peso delle sofferenze e delle punizioni, che soccombono alla malvagità dell’uomo.

La Madonnina del carcere, così soprannominata in quanto è collocata nella cappella della Casa circondariale di Gorizia, è molto più vicina, per fattezze e realizzazione, alle tipiche figure femminili di Castellani dai colori vaporosi e trasparenti, occhi distanti, ciglia folte, capelli sciolti. Un Maria senza bambino, in quanto il figlio è incarnato dall’emarginazione, attualissima nei tratti e nel gesto e in quello sguardo abbassato, timido e raccolto.

La chiesa povera, opera del 1975, fa riferimento invece all’impegno sottoscritto il 16 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio vaticano II, da un gruppo di padri conciliari, che celebrarono la Messa nelle Catacombe di Domitilla a Roma, per chiedere a Dio la grazia di “essere fedeli allo spirito di Gesù” al servizio dei poveri. “Per una chiesa serva e povera”.

Chiude il percorso espositivo Cavalcata al fiume del 1966, un’opera che racchiude in sé i temi cari a Gigi Castellani: il paesaggio, la figura femminile, i cavalli. Come ben descritto da Fulvio Monai “egli semplicemente assume i motivi che gli sono più congegnali, per esprimere in piena libertà il proprio sentimento della realtà, la propria sensibile adesione agli eventi della vita contemporanea che non intende giudicare ma esporre nel modo più naturale”.

L’immagine rappresentativa della mostra è L’Accoglienza: una figura femminile appena abbozzata da Castellani con larghe pennellate nere, che esprime chiaramente la dolcezza del gesto rappresentativo della Comunità cristiana di Don Alberto, al servizio delle persone e in comunione con la parola di Dio. La mostra sarà visitabile da lunedì a venerdì con orario 9-13 e 15-18, per informazioni www.kulturnidom.it.

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