L'arrivo dei Gesuiti a Gorizia benedetto dall'arciduca Ferdinando, una storia durata quattro secoli

L'arrivo dei Gesuiti a Gorizia benedetto dall'arciduca Ferdinando, una storia durata quattro secoli

G di Gesuiti

L'arrivo dei Gesuiti a Gorizia benedetto dall'arciduca Ferdinando, una storia durata quattro secoli

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 04 Apr 2021
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Arrivati a Gorizia all'inizio del Seicento, i Gesuiti sono stati un elemento importante della città. La storia del loro insediamento.

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Scrivono le cronache dei gesuiti che In quest’anno [1615] vennero a Gorizia nel mese d’aprile il p. Teodoro Buseo, superiore della provincia austriaca della compagnia di Gesù coi padri Cristoforo Dombrino, Bartolomeo Villerio e Vitale Pelliceroli, per trovare un luogo conveniente per la fabbrica del collegio che avevano stabilito di erigere in questa città. Essi trovarono lieta accoglienza e gradita ospitalità nella casa del dott. Pompeo Coronini e fratelli.

Dopo la loro venuta in Gorizia, la Compagnia di Gesù aveva avuto l’affidamento della chiesa di San Giovanni Battista, poi ricevuta in dono dal barone Vito di Dornberg assieme ad una casa vicina. I due immobili erano troppo piccoli per i bisogni della Compagnia in piena evoluzione e volendo glorificare il fondatore Ignazio e l’apostolo delle Indie Francesco Saverio, canonizzati entrambi il 12 marzo 1622, i padri, già nel 1625, avevano iniziato la costruzione di un collegio. Nel 1630 i gesuiti avevano aperto nella casa del conte Giambattista Werdenberg [attuale sede della Biblioteca Statale Isontina] un seminario per dodici alunni poveri, i quali avrebbero goduto gratuitamente del vitto, dell’alloggio e della veste talare cerulea con fascia nera e fronzoli azzurri, per il corso di sette anni.

Nel 1638, venne scavato il pozzo del collegio, grazie al ritrovamento di una ricca fonte d’acqua, e due anni dopo venne eretta nel Travnik [Piazza Grande] una statua lignea dedicata a Ignazio de Loyola; nel 1658 fu invece adottata la pietra offerta da Francesco Moisesso, e nel 1687 si passò al più resistente marmo bianco. Intanto, nel settembre 1654, si procedette all’escavazione delle fondamenta per la grande chiesa barocca. La notte di Natale del 1655, a causa delle grandi piogge autunnali, una parte consistente della parte settentrionale dell’edificio era crollato. Nel 1659, Leopoldo I concesse ai gesuiti cinquecento fiorini annui, per sei anni, affinché si portasse a termine la fabbrica.

Solo nel 1680 la parte muraria venne completata e nel 1685 era stata iniziata la costruzione del nuovo edificio scolastico che dava sulla piazza. Le maggiori famiglie patrizie cittadine si occuparono delle decorazioni interne: i conti Cobenzl avevano fatto erigere l’altare di San Giuseppe e con oltre 1000 fiorini, del lascito della Torre, fu completato quello di San Francesco Saverio. Il 31 luglio 1716 venne consacrato il nuovo e spettacolare altare maggiore, opera di Pasquale Lazzarini, sul quale celebrò la prima messa il vescovo di Pedena monsignor Giorgio Francesco Saverio de Marotti. In origine l’altare maggiore era ligneo, anche per ridurre i costi di costruzione, quindi si decise di procedere alla sostituzione di quello ligneo e alla messa in opera di un altare degno della più grande chiesa cittadina.

Del 1721 è l’affresco scenografico di Christoph Tausch con la poderosa “Gloria di Sant’Ignazio”. La facciata della chiesa venne completata con le statue di San Giuseppe e San Giovanni Battista nel 1725. Ci furono ancora molti interventi e la consacrazione della chiesa si svolse solamente nel 1767 per mano del principe arcivescovo di Gorizia Carlo Michele d’Attems e di altri tre vescovi: Concordia, Capodistria e Pedena. I Gesuiti continuarono la loro attività educativa fino alla prima soppressione del 1773 per poi ricominciare in altra sede il carisma educativo dal 1866 fino alla definitiva partenza dalla città avvenuta nel 2011.

Lettera spedita dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo agli Stati Provinciali di Gorizia il 3 novembre 1614

L’arciduca Ferdinando d’Asburgo, futuro imperatore Ferdinando II, fu uno dei più importanti alleati della Compagnia di Gesù. È ricordato come il fondatore del collegio di Gorizia; si rivolse anche agli Stati Provinciali della città per richiedere un sostegno economico alla nuova istituzione.

Ferdinando, per grazia di Dio, Arciduca d’Austria, duca di Borgogna, Conte del Tirolo e di Gorizia.
On. Rev.mi diletti, nobili e amati fedeli.
Quali frutti e quali vantaggi non solamente nel campo spirituale con la diffusione della Santa Cattolica Religione ma eziandio in quello dell’istruzione della diletta gioventù affinché nel timore di Dio venga educata in tutte le virtù e nelle arti libere, provengano dai vari collegi qua e là istituiti dalla Compagnia di Gesù, è cosa che non richiede delucidazioni e prove, e ciò tanto meno in quanto la sua opera pubblica è palese e nota in tutto il nostro Regno e in tutti i nostri Paesi, così come lo è in tutta la Cristianità.
Poiché a noi incombe il dovere quale Reggente e Principe di tutelare la vera Religione nonché il bene temporale e quello Eterno dei Paesi e dei Sudditi da Dio affidatici, così per il conseguimento di tale scopo consideriamo necessario che anche nella nostra Contea Principesca e più precisamente nella nostra città di Gorizia sorga un tale collegio, per la cui istruzione costituzione e mantenimento sono pronti alcuni mezzi senza che la sua amministrazione abbia a gravare su alcuno.
Ma perché da tale opera derivi un bene per la salvezza dell’anima nostra e di quelle vostre e dei vostri cari posteri, non dubito che per l’utile di Dio quanto per quello vostro sarete ben disposti a concorrere con un generoso aiuto e contributo all’erezione e al mantenimento del su citato collegio. In tal modo codesta on. Convocazione verrebbe a risparmiare la spesa annua di fiorini 250 che ora deve sostenere per il mantenimento di un precettore.
I padri della Compagnia, come in tutti i luoghi dove hanno un collegio, istruirebbero ex professo anche la gioventù di costì, più e meglio di quanto non lo facciano gli altri pedagoghi, di cui pertanto non ci sarebbe più bisogno.
In considerazione di ciò, non tralasciamo di ricercare codesta on. Convocazione di voler, in considerazione del su accennato risparmio e del bene delle anime, contribuire con un importo se non maggiore ma quanto almeno di fiorini 2.000 da versarsi subito e in una sol volta, per l’erezione del sudetto Collegio, somma questa che codesta on. Convocazione in pochi anni ricupererebbe mediante l’accennato risparmio, venendo per di più liberata dalle spese di mantenimento della propria scuola.
Voglia questa on. Convocazione esaminare con ogni migliore disposizione quanto sopra proposto e intanto con sovrana grazia attendiamo fiduciosi.
Dato nella nostra città di Graz il 3 –11-1614. Ferdinando.

Lettera, in lingua tedesca, conservata nell’Archivio Storico Provinciale di Gorizia R 11, c. 78. La traduzione italiana è pubblicata da Italo Lovato, I Gesuiti a Gorizia, in “Studi Goriziani” 25/1 (1959), pp. 85-141; 26/2 (1959), pp. 83-130, poi pubblicato in unico estratto a Gorizia, Tipografia Goriziana. Il riferimento è a quest’ultima pubblicazione, pp. 19-20.

La devozione di Ferdinando II alla Compagnia di Gesù secondo Wilhelm Lamormaini SJ.

Ferdinando ebbe al proprio fianco come confessore il padre gesuita Wilhelm Lamormaini tra il 1624 e il 1637, anno della propria morte. Già nel 1638 Lamormaini diede alle stampe un libretto che descriveva le virtù dell’imperatore, cattolico esemplare.

Havendo egli à giudicio di tutto il mondo, amato tenerissimamente la compagnia di Giesù, richiede questo luogo, che per contrasegno di animo grato io racconti quivi alcuni suoi segnalati beneficij, inverso di noi. Eresse alla compagnia Domicilij nuovi, non meno che Dieci. Due case Professe, l’una à Vienna, l’altra à Praga: altretante case di Probatione l'una à Leobio, l'altra à Vienna. Sei Collegij: quello di Lubiana nel Cragno, quello di Clagenfurt in Carintia, quello di Goritia nel Friuli, quello di Kuttenberg et Leitmaritz in Boemia; et in Silesia quello di Glogovia. Altra assai ò ajutò gia fondati ò ajutò à fundarli. L’entrate et censi annuali del Collegio et Accademia di Graz fondata da suo Padre Carlo, et di Praga che fondò suo Avolo Ferdinando I aumentò di due, o tre volte tanto. Ajutò con gran sussidio il Collegio Passaviense fondato da suo fratello Leopoldo; et quelli di Linz et Bruna, che havevano fondati Mattia et Ridolfo Imperatori, similmente in Moravia quelli di Olomucio, Iglavia et Znoima: quello di Zagrabia in Schiavonia, quello di Giavarino in Vngheria, quello di Fiume in Istria, quello di Trieste sul mare Adriatico; nell’Austria Superiore quello di Stira, et altri in altri paesi, come hò notato à suo luogo. Essendo egli stesso per volere de suoi genitori et suo proprio, stato dalla Compagnia istruito nelle lettere et nella pietà; volle che dalla medesima Compagnia fossero ammaestrati anche i suoi fratelli et figlivoli. Scielse per se e per tutti li suoi figlivoli huomini della Compagnia, che gli servissero di Confessori et Predicatori: voleva che ogni dì alcuno di quest’ordine dicesse à se at à suoi la Messa in corte, et che essi facessero oratione, quando soprastava qualche pericolo. Molto spesso li andava à vedere, et restando à desinare, o à cena con essi molto familiarmente, non tralasciava occasion alcuna di difendere et favorire quell'ordine. Era voce commune; che toccava à Ferdinando li occhi, anzi la pupilla di essi, quando si toccava la Compagnia : Che non poteva alcuno essere stimato nemico di essa, che non fosse anco nemico di Ferdinando: che, chi voleva bene ad esso, voleva bene anco alla Compagnia.

Lamormaini Guilleilmus, Virtù di Ferdinando II Imperatore. Scritte in lingua latina Dal R. P. Guglielmo Lamormaini Sacerdote della Compagnia di Giesù. Et hora traslate in lingua Italiana, Stampate in Vienna Da Gregorio Gelbhaar, l'anno 1638 (ma varie edizioni), pp. 90-91.

Ferdinando II benefattore della Compagnia di Gesù
Tra le molte testimonianze del favore di Ferdinando II nei confronti dei gesuiti è significativo l’elenco delle benemerenze da lui acquisite versi i collegi della Compagnia. Dopo la morte, egli venne infatti ricordato come:

Benefactor Collegiorum Viennensis, Graecensis;
Fundator Collegiorum Labacensis, Clagenfurtensis;
Benefactor Collegii Lincensis, Passaviensis;
Fundator Collegii Goritiensis;
Fundator Domus Probationis iam Collegii Leobiensis;
Benefactor Collegii Tergestini;
Benefactor Collegii Fluminensis, Collegii Iaurinensis.
Elogia Fundatorum et Benefactorum Collegiorum et Domorum Provinciae Austriae Societatis Iesu, 1675, c. 605. Manoscritto conservato in Archiv der österreichischen Provinz SJ Wien – Handschriften, 2 08 12 16

Karl von Czoering, in Gorizia: la Nizza austriaca. Il territorio di Gorizia e Gradisca, nella traduzione italiana di Ervino Pocar, Gorizia, Edito a cura della Cassa di Risparmio di Gorizia, 1969 (edizione originale 1873), pp. 761-762, racconta come avvenne l’arrivo dei Gesuiti a Gorizia.

Ferdinando II, amico dei gesuiti, dopo aver introdotto questo Ordine nei suoi territori, fondò anche a Gorizia un collegio di gesuiti (1615). Poiché con la cura dell’educazione e dell’istruzione si erano fatti un nome, i gesuiti furono accolti con gioia dagli abitanti nella giustificata attesa di far avere ai loro giovani un’educazione migliore. Poco dopo (1616) acquistarono la più bella casa della città (la futura residenza arcivescovile) e una volta ristabilita la pace furono soccorsi dagli stati con una somma di denaro e con un contributo annuo per il loro mantenimento fino a che avessero ottenuto una sistemazione fissa. Quest’ultima non si fece aspettare. Nel 1618 ricevettero la parrocchia di S. Pietro presso Gorizia, una delle migliori del territorio, della quale avocarono a sé le entrate mentre lasciavano a un vicario la cura delle anime. Dopo qualche tempo ricevettero da Ferdinando II anche i beni della commenda dell’Ordine Teutonico a Precenico, mentre questo Ordine veniva risarcito con la signoria di Olbersdorf nella Slesia (1623).

Come narra Francesco Spessot, in Primordi, incremento e sviluppo delle istituzioni gesuitiche di Gorizia (1615-1773), in “Studi Goriziani” III (1925), pp. 83-142.

In quest’anno (1615) vennero a Gorizia nel mese d’aprile il p. Teodoro Buseo, superiore della provincia austriaca della compagnia di Gesù coi padri Cristoforo Dombrino, Bartolomeo Villerio e Vitale Pelliceroli, per trovare un luogo conveniente per la fabbrica del collegio che avevano stabilito di erigere in questa città.
Essi trovarono lieta accoglienza e gradita ospitalità nella casa del dott. Pompeo Coronini e fratelli: fecero le necessarie perlustrazioni, assunsero i rilievi opportuni e quindi ripartirono.
Tre mesi dopo, cioè nel luglio, il p. Vitale Pelliceroli assieme al p. Cristoforo Maier ritornò a Gorizia per stabilirvi una casa di abituale residenza; dopo aver dimorato per due mesi nella casa del dott. Pompeo Coronini, i due padri si trasferirono in una casa vicino alla chiesa di San Giovanni Battista; l’uso della casa come pure della chiesa fu loro concesso dal sac. Nicolò Parentino, vicario di Trieste, allora cappellano di questa chiesa, e ciò per interposizione del bar. Vito di Dorimbergo, patrono di questo beneficio ecclesiastico; anzi, il medesimo patrono mosso dalla raccomandazione dell’arciduca Ferdinando, principe sovrano di questi paesi, fece ampia e volontaria rinuncia della casa e della chiesa a favore della compagnia di Gesù.
Partito nell’ottobre il p. Cristoforo Maier ad Eberndorf per dirigere ed istruire i religiosi che vi erano mandati a fare la terza prova, venne a Gorizia lo scolastico Gregorio Salateo. In dicembre venne da Vienna il p. Tommaso Polizio e così ebbe principio la residenza con questi tre religiosi; in seguito alla raccomandazione dell’arciduca, essi ottennero dal patriarca d’Aquileia, ordinario diocesano, la facoltà di assolvere i penitenti da ogni caso riservato.


Nella foto: Ferdinando II d'Asburgo (ritratto di Giovanni Pietro de Pomi, Wikicommons)

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