il progetto
Arrestati nel blitz all'ospedale psichiatrico, Gorizia ricorda quattro deportati

Il ricordo di quattro ebrei, catturati dai nazisti. Le pietre a Parco Basaglia e via Cadorna.
Gorizia ricorderà altri quattro suoi concittadini che trovarono la morte nel campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta di Emma Pia Morpurgo Valobra, sua figlia Elsa e i coniugi Amelia Pavia ed Elio Michelstaedter, che saranno ricordati martedì 23 novembre con una pietra d’inciampo ciascuno. Un nuovo tassello nel percorso avviato anni fa ormai dall’associazione Amici di Israele, che arriva così a 27 mattonelle sparse per la città grazie anche al sostegno dell’amministrazione comunale e del Rotary club, e tutt’altro che concluso.
Presentate questa mattina, la storia di queste quattro persone di fede ebraica, componenti dell’allora nutrita comunità locale, sono state approfondite dal lavoro negli archivi dell’ex Ospedale psichiatrico provinciale (Opp). Nei suoi faldoni, infatti, sono riemerse le cartelle dei coniugi Michelstaedter, ricoverati qui nel dicembre del 1943 e arrestati dai nazisti il marzo successivo. Nella struttura di via Vittorio Veneto era ospitata anche Elsa, sconvolta dal licenziamento dalla Cassa di risparmio nel 1938, a seguito delle leggi razziali.
Quest’ultima venne catturata e deportata in Polonia nel maggio del ’44, la cui fine però non è ancora oggi nota. Si conosce, invece, il tragico destino della madre Emma, caricata sui treni per il campo di sterminio già nel settembre precedente e morta da lì a qualche giorno. Non è invece noto l’ultimo giorno di vita dei coniugi Michelstaedter, che erano riusciti a scappare alla retata in via Pitteri, dove invece si trovavano Emma e Elda Michelstaedter, mamma e zia del celebre filosofo Carlo. Entrambi vennero deportati il 25 marzo 1944, senza più tornare.
Martedì ci saranno quindi due momenti di memoria, a partire dalle 12.30 in via Cadorna per ricordare Emma Pia Morpurgo Valobra, mentre le altre tre figure avranno la propria pietra all’ingresso di Parco Basaglia. Tutte realizzate dall’artista tedesco Gunter Demnig, ideatore delle famose Stolpersteine, che sarà presente alle 16.30 davanti l’ex manicomio con il rabbino capo di Trieste, Alexander Meloni, e il sindaco Rodolfo Ziberna. Lo stesso primo cittadino ha ricordato il ruolo che avuto la comunità israelita nella storia goriziana, fino alla sua scomparsa.
L’ultimo ebreo a tornare vivo in riva all’Isonzo fu Giacomo Iacoboni, scomparso poco tempo fa. Proprio a lui sarà dedicata la pietra numero 30, l’ultima in programma, che concluderà forse già nel 2023 il progetto. Un percorso transfrontaliero, ricollegandosi al cimitero ebraico di Valdirose, a Nova Gorica, e che porterà nei prossimi mesi a elaborare dei piani per inserire le mattonelle mancanti. “La storia non è mai finita - ha spiegato il presidente degli Amici di Israele, Lorenzo Drascek - grazie anche all’apertura dell’archivio dell’Opp e sua catalogazione, avendo ora dati ufficiali”.
Nella foto: le quattro pietre d'inciampo ed Elsa Valobra
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