il convegno
Archivio Luce e videomaker, il cinema racconta il confine a Gorizia

Ieri la prima delle due giornate di appuntamenti, presentato il video-saggio degli studenti dell'Isis D'Annunzio nato da un worskhop.
Dopo il primo convegno dell’anno scorso – “Senza frontiere” –, Kinoatelje sta riproponendo, tra ieri e oggi, un nuovo ciclo di incontri, questa volta però focalizzati sull’importanza dei cinegiornali e del materiale d’archivio nella didattica. Ma se la prima giornata dell’evento – organizzato nell’ambito del progetto triennale “Oriente/Occidente. La frontiera nel cinema e nella storia” – ha avuto luogo nel Palazzo del cinema di Gorizia, per seguire la seconda giornata sarà necessario spostarsi fino al cuore della Slovenia, poiché si svolgerà questo pomeriggio nella sede della Slovenska kinoteka, a Lubiana.
L’iniziativa, realizzata con il fondamentale sostegno economico della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, ha ottenuto il plauso del direttore del Servizio regionale attività culturali Fabrizio Spadotto, che ha introdotto i lavori di questa mattina, per aver puntato alla «valorizzazione e alla digitalizzazione degli archivi storici, centrando uno dei principali mantra del Pnrr». Per il funzionario regionale, inoltre, questo progetto avrà il proprio coronamento nel 2025, quando una rassegna delle opere così prodotte sarà mostrata in giro per le principali capitali europee, esportando ben oltre i confini locali Go! 2025.
Spadotto ha quindi riconosciuto l’importanza dello «strumento cinematografico soprattutto in funzione dell’apprendimento in ambito scolastico». E tanti erano gli studenti presenti nella sala 1 del Kinemax, ieri mattina e nella successiva sessione pomeridiana. Tra questi, diverse classi dell’Istituto tecnico “Galilei”, dei poli di lingua slovena “Cankar-Zois-Vega” e “Gregorčič-Trubar” e dell’istituto “Fabiani-D’Annunzio”. Proprio di quest’ultimo erano i ragazzi che hanno presentato il video-saggio “Lungo il bordo della storia” realizzato nell’ambito di un workshop curato dagli studenti Antonio Dagostin e Lucia Giacomazzi del corso Dams dell’Università di Udine.
Cuore del workshop è stato la creazione di un video con un filo narrativo basato su 34 pellicole invertibili, in Super 8, mute e a colori, prodotte tra gli anni Ottanta e Novanta. Tutto materiale recuperato da una scatola denominata “No al bilinguismo”, parte del Fondo Zerial da 190 pellicole, e di cui il ricercatore dell’Istituto per la cultura slovena Dario Rizzo – tra i relatori del convegno – ha curato la digitalizzazione. Impresa non facile la sua, come ha spiegato lo stesso Rizzo, essendo questo tipo di documenti «come dei bambini piccoli: non parlano agli sconosciuti e rispondono solo alle domande giuste».
Infatti, le pellicole, prive di didascalie, presentavano dei contenuti molto vari: da scene di vacanze in Puglia o di boschi nella nebbia, ad altre relative a manifestazioni politiche contro il bilinguismo a Trieste o a commemorazioni di partigiani. Il lavoro di Rizzo e degli studenti non solo ha permesso di recuperare una drammatica testimonianza del sentimento anti-sloveno di parte della popolazione di lingua italiana, ma ha portato al recupero e alla valorizzazione di quanto girato dal cineasta triestino Aljoša Žerjal. Classe 1930, il prolifico autore era visibilmente emozionato, quando è stato chiamato a commentare il lavoro appena presentato.
«Ricordo ancora molto bene quando acquistai, nel 1954, la mia prima cinepresa: una Bolex Paillard a 8 mm. Da autodidatta imparai subito come sia importante la fantasia per poter raccontare». Il talento innato di Žerjal ha ottenuto fin da subito numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, come lui stesso ha ricordato a margine del convegno: «A mio rischio e pericolo, inviavo le pellicole originali a diversi concorsi internazionali, per fortuna ricevendole poi quasi sempre indietro. Nel 1966, per esempio, decisi di partecipare a un concorso di Glasgow con dei film che in Italia mi vergognavo a mostrare e con cui volevo dare vita alla natura. Sorprendentemente vinsi ben due premi: il primo trofeo assoluto e il secondo per la categoria “documentari”».
Hanno partecipato ai lavori del convegno anche Patrizia Cacciani e Andrea Scappa, che hanno presentato l’Archivio storico Istituto Luce e la piattaforma online “Luce per la didattica”. Cacciani ha quindi colto l’occasione per soffermarsi sull’incredibile patrimonio – ora accessibile online – dell’archivio istituzionale, «dal 2013 iscritto nel registro Unesco “Memory of the World”, in quanto fonte unica sulle società di massa negli anni Venti e Trenta del Novecento». Non solo. Nel pomeriggio ha poi presentato – insieme alla studiosa dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea, Anna Di Gianantonio – il cinegiornale “La donna in Italia” nato nel 1946, a conclusione di una discussione più ampia sulle condizioni della donna in Italia dal Fascismo alla Repubblica, “tra mito e realtà”.
Sono tanti i contenuti e gli ospiti di qualità della due-giorni organizzata dal sodalizio goriziano, ed è impossibile menzionarli tutti a dovere. Ad apprezzare i lavori, tra il pubblico, c’era anche la regista slovena Anja Medved: «La magia del cinema include anche i materiali d’archivio. Infatti, grazie ai filmati amatoriali, che stuzzicano anche una curiosità voyeuristica, è possibile cogliere molti aspetti della storia di questo territorio attraverso lo sguardo soggettivo di chi ha fatto le riprese. Un territorio, il nostro, che notoriamente lo scorso secolo è stato contraddistinto da due sguardi diversi e spesso in conflitto tra loro».
Foto Daniele Tibaldi
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