l'apertura
Gli archivi dell'Onu a Gorizia, oltre 3mila volumi in università

L'area riaperta agli studenti in via Alvano, i documenti storici dal 1919 ad oggi.
Contiene al suo interno oltre 3mila volumi tra periodici, monografie e serie di documenti. La biblioteca depositaria delle Nazioni Unite è stata ufficialmente inaugurata questa mattina, nel polo universitario di via Alviano a Gorizia, dove ormai dal 2020 si trova. Trasferita qui da Trieste, l’area è rimasta infatti chiusa al libero accesso a causa delle restrizioni pandemiche, non permettendo di concludere il progetto PaDNU – Pace, Diritti umani, Nazioni Unite del Dipartimento di Scienze politiche e sociali.
Un percorso avviato nel 2018 dall’allora direttrice Sara Tonolo, che ha permesso di spostare l’importante mole di volumi - ampliati di 200 unità grazie al contributo della Regione di 20mila euro - e ricatalogarli per avere una panoramica più precisa e completa delle risorse a disposizione. Un lavoro che ha permesso anche di scavare nelle origini di questa importante disponibilità dell’ateneo, frutto del lavoro dell’allora professore Manlio Udina che si attivò per far arrivare nella città giuliana già nel 1947 alcuni tomi.
Ufficialmente, però, non risulta da nessuna parte la data in cui la Biblioteca della Nazioni Unite conferì il titolo a quella triestina per ospitare la raccolta. Dagli archivi è emersa anche la curiosa missiva del 1949, che cita il Territorio Libero di Trieste. Aneddoti snocciolati dalla bibliotecaria Alessandra Carlin e dall’emerito di Diritto internazionale, nonché allievo di Udina, Giorgio Conetti. Un excursus utile per capire come si arriva ad ospitare una collezione simile di documenti, con appena tre atenei in Italia che vantano ciò.
Oltre a Trieste, nell’elenco figurano solo Milano e Padova. Quella dell’estremo Nordest, però, è a tutti gli effetti la prima ad essere stata allestita nella Penisola. Soddisfazione per il progetto portato a termine è stata espressa dalla stessa Tonolo, ma soprattutto dal rettore Roberto Di Lenarda, ricordando come ad ottobre la sede si arricchirà di nuovi corsi in ambito sanitario. L’ex seminario, peraltro, “ha bisogno di altri interventi - ha evidenziato - e ci sono due piani da completare. I nuovi studenti che arriveranno aiuteranno a fare un nuovo salto di qualità”.
Dal canto suo, l’attuale direttore del Dispes, Georg Meyr, ha ricordato l’importanza degli spazi che saranno consultabili ora sia dagli studenti del polo, sia dagli appassionati che cercano approfondimenti sulla più importante organizzazione internazionale. Non solo l’Onu dal 1945 al 2013, ma anche quella che è passata alla storia come un esperimento fallito, la Società delle nazioni, avviata dopo la Grande guerra e che gettò comunque le basi dell’attuale sistema. Un tentativo “meritevole di essere studiato” le parole del docente.
Ad oggi, si contano 350 biblioteche depositarie in 135 Paesi del mondo, in calo rispetto al picco registrato nel 2006. Il progetto internazionale nacque nel 1946, con l’inizio della raccolta delle diverse documentazioni a servizio di funzionari e ambasciatori per la loro attività, trovando nel tempo sempre più interesse nell’ospitare questo tipo di testimonianze. La collocazione del materiale al primo piano dell’immobile permette anche di riaprire l’aula che ha ospitato per diverso tempo gli esami orali del test d’ingresso a Scienze internazionali e diplomatiche.
Proprio il corso per aspiranti diplomatici, nonché la magistrale in Diplomazia e cooperazione internazionale, saranno i principali beneficiari della novità. Ma anche gli studenti del polo di Santa Chiara dell’ateneo di Udine, nell’ottica di un rapporto sempre più stretto tra le due realtà in città. Come spiegato da Tonolo, peraltro, gli spazi saranno utilizzati anche per eventi accademici e di approfondimento, mentre in parte di essi è stato ricavato un nuovo ufficio, dedito proprio alla ricerca e catalogazione all’interno dell’archivio.
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