La novità
Apre la mostra sul tesoro dell'arcidiocesi di Gorizia: «Sono le nostre radici e travalicano la regione»

Tra calici, ostensori, piviali e dalmatiche, quadri e antifonari il sentiero tracciato è quello di guardare alla storia. Alcuni beni assicurati per oltre 500mila euro.
Dall’Aquileia romana, con alcuni reperti direttamente dal Museo Archeologico Nazionale, fino a quella cristiana per passare al Patriarcato e, infine, all’eredità goriziana dello stesso. Un percorso, quello contenuto nella mostra “Da Aquileia a Gorizia. Il tesoro dell'arcidiocesi”, in partenza alle 19 di oggi, sabato 21 giugno e aperta nei locali espositivi di via Santa Chiara 18/a fino al 28 settembre, che si snoda tra i secoli della storia. Alcuni, come la Croce dei Principi, talmente preziosa da essere assicurata per ben 500mila euro. L’esposizione sarà aperta da mercoledì a domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 23. È previsto un biglietto d'ingresso unico a cinque euro.
Tra calici, ostensori, piviali e dalmatiche, quadri e antifonari il sentiero tracciato è quello di guardare alle «radici, perché i turisti spesso ci chiedono di capire quali siano le nostre origini e qui le possiamo ritrovare», così l’assessore alla cultura, Fabrizio Oreti, intervenuto nell’anteprima alla stampa assieme al sindaco, Rodolfo Ziberna, che ha ringraziato «il curatore, Alessio Persic, e tutti coloro che hanno contribuito. Il tesoro dell’arcidiocesi è un patrimonio che supera i confini regionali. Il nostro grazie, dunque, a chi ha prestato tutto il materiale, cioè l’Arcidiocesi stessa».
«Questi oggetti prima erano visti a bocconi mentre qui sono valorizzati nel modo migliore e saranno fruibili da tutti. Dalla romanizzazione del territorio fino alla sua cristianizzazione, da Aquileia ad Arcidiaconato di Gorizia fino all’Arcidiocesi. Un tesoro che non parla di beni materiali, che sono segni di pietà, ma di una storia più grande. Arriviamo – così ancora Persic – fino a inizio Novecento quando questo mondo unico di lingue e culture si interrompe. Un percorso che, per fortuna, è ripreso». E la mostra stessa lo testimonia parlando non solo italiano ma anche sloveno e friulano. «Speriamo possa richiamare turisti e curiosi da Slovenia, Austria e dal mondo delle parrocchie».
L'esposizione, realizzata dal Comune di Gorizia in collaborazione con l'Arcidiocesi di Gorizia e con il contributo della Regione, presenta oltre 200 opere tra preziosi e antichi oggetti d'arte sacra provenienti dal tesoro del Patriarcato d'Aquileia, che Papa Benedetto XVI soppresse tra il 1750 e il 1751, come paramenti liturgici, antifonari medievali, dipinti, incisioni di grande formato, strumenti musicali, manoscritti di rilevante importanza storica e rari libri. Le principali istituzioni culturali goriziane e regionali parteciparono con propri prestiti alla realizzazione della rassegna.
L'esposizione coordinata di tali vari e preziosi materiali traccia, in estrema sintesi, il percorso plurisecolare del Patriarcato d'Aquileia, Principato ecclesiastico che l’imperatore Enrico IV istituisce nel 1077, con la conseguente assunzione dei poteri temporali. Particolare attenzione viene data alla sua fondamentale autorità metropolitica, che si estendeva a ovest, a nord e a est, arricchita dalle numerose arcidiocesi suffraganee, anche assai lontane, come Como, che restò diocesi suffraganea di Gorizia fino al 1789, cioè ben dopo la soppressione dello stesso Patriarcato di Aquileia.
Vengono documentate in particolare le vicende successive alla conquista veneziana del Friuli nel 1420, che privò il Patriarcato del potere temporale, e il passaggio di Gorizia e della sua Contea agli Asburgo nel 1500. La separazione politica fra settore veneziano e austriaco della Diocesi aquileiese, ormai retta da Patriarchi solo veneziani residenti a Udine, risultò accentuata, e tanto più le differenze si accentuarono a metà Cinquecento con la diffusione della Riforma luterana, soprattutto in Carinzia e Carniola. In territorio austriaco, tuttavia, l'applicazione del Concilio di Trento non è immediata e la repressione del dissenso religioso avvenne principalmente su iniziativa delle autorità politiche; in tale contesto, già dal 1564 venne chiesta l'istituzione di un vescovado a Gorizia per la parte austriaca della diocesi aquileiese, richiesta che le autorità veneziane negarono costantemente, con il risultato che, alla morte del patriarca Francesco Barbaro (1616), risultò di fatto impedito alla Curia udinese di operare a Gorizia.
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.









Occhiello
Notizia 1 sezione

Occhiello
Notizia 2 sezione
