L'appello degli esperti: «Salviamo l'antica chiesa di Jamiano»

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L'appello degli esperti: «Salviamo l'antica chiesa di Jamiano»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 20 Gen 2023
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La ricerca di Cristian Lavrencic e don Ambrož Kodelja mette in luce alcune particolarità dello storico edificio del paese.

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Una guida su un edificio "apparentemente" abbandonato. In apparenza perché ha da tempo attirato la curiosità di un sacerdote e di un insegnante del posto. Siamo stati a Jamiano, frazione del comune di Doberdò del Lago. Qui, Cristian Lavrencic, negli ultimi mesi del 2022, si è dedicato assieme al parroco di Doberdò del Lago, don Ambrož Kodelja, alla redazione di una brochure informativa sull'antica chiesa della Santa Croce di Jamiano che sorgeva davanti al cimitero della frazione della comunità carsica. Cristian Lavrencic è insegnante alla sezione slovena della scuola dell'infanzia di Ronchi dei Legionari ed è laureato in studi storici ed archeologici.

Il volume di cui stiamo parlando si intitola "L' antica chiesa della Santa Croce a Jamiano" ed è stato curato dal dottor Lavrencic e dal parroco don Kodelja guida delle comunità parrocchiali di San Martino e di Sant'Antonio di Padova. Che cosa vi ha spinto a porre l'attenzione su questa realtà e a quando risale l'edificio? 

Si sapeva poco o niente. Io e il parroco abbiamo più volte affrontato la questione insieme e spesso siamo stati sollecitati dalle curiosità degli abitanti del luogo. Esaminando quello che ormai si può, in maniera superficiale, definire solo un rudere, abbiamo notato alcune parti di intonaco e i resti di sinopie sotto diverse porzioni di affreschi ancora visibili. Qui si vedono ad esempio alcune gambe che compaiono illustrati sui resti del l'affresco che compone all’abside. Non è facile appurare una data precisa ma dal documento che abbiamo analizzato nell'archivio parrocchiale abbiamo attribuito questa esistenza al 1593. In quell'anno il delegato patriarcale era in visita pastorale nella parrocchia di San Giovanni a Duino e si fermò anche a Jamiano diva annota nelle sue relazioni anche la presenza dell'edificio dedicato alla Santa Croce.

Quali informazioni ha ricavato dalle sue ricerche nell'archivio parrocchiale?

I riferimenti al XVI secolo sono chiari. C'è da dire che l'archivio parrocchiale di Doberdò risultò semidistrutto dopo la Prima Guerra Mondiale. Quindi i documenti che abbiamo potuto utilizzare sono stati scarsi ed altri sono stati utilizzati nel tempo per pubblicazioni frutto di passate ricerche storiografiche. Don Ambroz è riuscito nel tempo a raccogliere altre fonti, documenti risalenti al XIV secolo rinvenuti in pazienti ricerche effettuate all'archivio della Curia di Gorizia. Da uno di questi è per esempio emersa la presenza di un altare laterale della chiesa raffigurante Sant'Antonio da Padova al quale è dedicata l'attuale chiesa della frazione carsica.

Quale stile caratterizzava l'edificio sacro?

Dallo studio che abbiamo effettuato su una foto del 1917 raffigurante dei soldati austroungarici davanti all'altare, abbiamo potuto visionare che sullo sfondo si vede una pala d'altare, il tabernacolo e una parte di rinfresco raffigurante un angelo. L'altare era lapideo in stile barocco decorato dalla pala d'altare coeva. Ipotizziamo quindi che si tratti di un edificio risalente al XVIII secolo, quindi senz'altro riconducibile all'epoca barocca.

Secondo lei - anche in vista di Go!2025 - potrebbe avere un senso puntare sulla richiesta di contributi per poter rivedere valorizzata l'antica chiesa come patrimonio artistico e culturale dell'Isontino e non solo?

Per noi è auspicabile che si valorizzi anche questo patrimonio. È stato un lavoro che abbiamo svolto in più riprese tra il 2019 e il 2022 a titolo gratuito ma potrebbe dare una mano per eventuali iniziative. Pensiamo che quanto da anni è stato rinvenuto possa contare di una copertura idonea e che nei pressi del sito si valorizzi il luogo con una cartellonistica informativa. L'idea è nata per sensibilizzare i compaesani ma si può guardare più in là, puntando a iniziative e contributi ad hoc. La soddisfazione è stata tanta anche per don Ambrogio che è un grande appassionato di storia dell'arte.  

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