la situazione
Anziana destinata allo sfratto a Ronchi, il caso nel rione Pater

Il grido di allarme della donna: «È un paradosso». Ater: «La casa rischia di crollare».
A novembre 2020, arriva una telefonata con la comunicazione di una notizia spiacevole e improvvisa che le cambia la vita. Sentirsi dire che bisognerà lasciare la propria casa dopo 45 anni non è facile. Per di più, scoprire di essere in pericolo senza averne la consapevolezza o evidenze specifiche, sembra un ulteriore paradosso. A raccontarci la sua storia è Rosanna Trevisan (nella foto) che domani, giovedì 28 aprile, riceverà lo sfratto esecutivo dalla sua abitazione di via Matteotti nel rione delle casette Pater, di Ronchi dei Legionari.
La signora, 71 anni, non ha pensione e un'invalidità medio alta per problemi di salute dovuti ad un quadro pluripatologico. La casa fa parte di uno stabile unico ma composto da due alloggi divisi. La sua abitazione è perfetta e totalmente curata. Negli anni ha sempre pagato regolarmente l'affitto e si è fatta totalmente carico di lavori di restauro o di miglioramento interno ed esterno della casa. Una parte dello stabile - quella ormai disabitata, murata e adiacente a quella di Rosanna - risulta però sprovvista di interventi di manutenzione da più di 10 anni.
"La perizia dell'Ater ritiene che esistono delle criticità sull'abitazione murata che a loro volta potrebbero riverberarsi sulla mia abitazione" dichiara Trevisan. La donna, tra il 2020 e il 2021, aveva dato pure la disponibilità a farsi carico delle spese per la conservazione dell'immobile posto accanto al suo ma l'ente, riporta l'inquilina, le avrebbe proposto condizioni inaccettabili, quanto mai complesse e incomprensibili da recepire, come per esempio la sottoscrizione di una polizza assicurativa per garantire la restituzione futura dello stabile.
La perizia esterna della casa vicina a quella di Trevisan,ha riguardato peraltro solo l'esterno ,perchè ormai inaccessibile per gli ingressi e infissi murati. "Mi sembra tutto un paradosso - continua l'inquilina - pensi che nel 2019 ho richiesto all'Ater di ripristinare tutto il tetto dell'abitazione e ho ricevuto dagli stessi uffici tutte le rassicurazioni possibili circa la sicurezza della mia casa". A difenderla in questa vicenda è l'avvocato Stefano Grassi: "La perizia in questione non è stata effettuata in contraddittorio e non si conclude con delle certezze sullo stato dell'immobile".
"Facciamo appello a Comune e Regione - prosegue - affinchè favoriscano una situazione conciliativa che consenta alla signora di continuare a vivere in un luogo di primario affetto e in condizioni dignitose". Trevisan è molto provata da questa vicenda e spiega più volte che ha investito tutte le risorse personali possibili per avere una casa decorosa e sicura. La donna non chiede altro se non di essere trattata al pari degli altri inquilini Ater delle case Pater e di poter permanere nell’alloggio del civico 25, fintanto che non verrà dato il concreto avvio delle operazioni di riqualificazione dell’area, sulla quale esiste l’edificio da lei abitato da una vita di sacrifici.
Il giorno dello sfratto intanto si avvicina e la ronchese fa suo l'appello già lanciato dal legale Grassi e rivolto alla sensibilità dell'amministrazione pubblica: "Venite qui, a constatare con i vostri occhi quanto fatto da una cittadina onesta. Io voglio restare qui". Dall'Ater di Gorizia, però, il funzionario direttivo Elena Travan replica che "La perizia statica che abbiamo fatto emerge il rischio crollo e abbiamo proposto alla signora più volte di cambiare alloggio, sempre in case Ater. Lei ha sempre rifiutato, ma è rischioso non solo per lei stessa ma anche per chi viene a trovarla".
"L'area è destinata a un'ampia riqualificazione - rimarca la dirigente - e Ater non può spendere denaro per intervenire sull'abitazione che dovrà essere demolita. Nell’arco di un anno si procederà al cantiere. Si tratta di un importo sostanzioso, lei ha cambiato diversi legali ma non è la vittima".
Ha collaborato Timothy Dissegna.
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