l’incontro
Antonione a Gorizia: «L’Europa ha ancora senso, ma servono leader coraggiosi»

L’ex presidente del Friuli Venezia Giulia ospite della rassegna 'Europa, culture in dialogo'. Tra storia, attualità e futuro dell’Unione, un confronto tra generazioni nella cornice di piazza San Rocco.
Cosa significa oggi essere europei? E quale futuro attende l’Unione in un mondo sempre più frammentato? A queste domande ha provato a rispondere Roberto Antonione, già presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, intervenuto venerdì 4 luglio in piazza San Rocco a Gorizia nell’ambito della rassegna “Europa, culture in dialogo. Superare i confini per essere Capitale di una cultura europea”, promossa dall’Arcidiocesi di Gorizia per Go!2025.
Organizzata con il supporto di numerose realtà culturali e civiche, tra cui I Visionari, Città dell’Uomo Aps, la SKGZ, il Kulturni dom e il Kulturni Center Lojze Bratuž, e con il patrocinio mediatico del gruppo NEM (Il Piccolo e Messaggero Veneto), la serata ha visto un confronto a più voci tra l’ex presidente regionale, l’ex parlamentare Alessandro Maran e tre giovani goriziani: Alex, Federico e Marco.
Ad aprire l’incontro – introdotto da un momento musicale curato dagli allievi della Glasbena matica, Alenka e Brian – sono stati i saluti dell’assessore comunale Silvana Romano e dell’arcivescovo Carlo, che ha ribadito l’importanza del dialogo come strumento per la crescita comune e la condivisione di valori.
Nel suo intervento iniziale, Maran ha ripercorso le tappe fondative dell’Europa unita, nata sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale con l’obiettivo di costruire una pace duratura. Un’introduzione che ha fatto da cornice al contributo di Antonione, il quale ha messo in evidenza la necessità di non smarrire le radici di quel progetto: «L’Europa era una speranza concreta – ha ricordato – fondata sull’idea di unire invece che dividere, di mettere in comune le risorse, non di primeggiare. Oggi dobbiamo dire basta alle guerre, alle rivalità tra Stati, alle logiche di sopraffazione».
Antonione ha parlato anche della costruzione incompiuta di una Costituzione europea, progetto nato negli anni Novanta ma rimasto privo di compimento. «All’epoca – ha spiegato – c’era una consapevolezza diversa: i Paesi volevano davvero una casa comune. Poi è arrivato lo scetticismo, che ha riportato in primo piano gli interessi nazionali. Ma in un mondo che è ormai un villaggio globale, non possiamo pensare che le regole non valgano per tutti».
Il confronto con i giovani ha toccato temi attuali e profondi. Marco, studente del liceo, ha chiesto se oggi abbia ancora senso credere nell’Europa. «Tornare indietro sarebbe un errore gravissimo – ha risposto Antonione –. Non bisogna negare le criticità, ma nemmeno dimenticare da dove veniamo: un’epoca in cui la guerra era sempre possibile, anche tra vicini».
Alex ha sollevato il tema dell’allargamento dell’Unione, rimasto in sospeso dopo l’ingresso di numerosi Paesi nel 2004. «Quegli allargamenti – ha detto Antonione – furono fortemente spinti dalla Commissione europea. Oggi manca la volontà politica. Questo genera frustrazione nei Paesi candidati. Ma l’Europa ha senso solo se condivisa: significa rinunciare a qualcosa della propria sovranità. È un passaggio difficile, che richiede leader illuminati. E oggi, purtroppo, non ne vedo a sufficienza».
L’ultima domanda, da parte di Federico, ha toccato la crisi della politica estera europea. «Il mondo reale – ha concluso Antonione – non sarà mai perfetto, ma possiamo avvicinarci all’ideale se rafforziamo le istituzioni e se crediamo davvero nei valori fondanti dell’Unione. Quando questa consapevolezza crescerà anche nel popolo, allora anche la politica cambierà. Non accadrà domani, forse neppure in questa generazione, ma abbiamo il dovere di prepararne il terreno per chi verrà dopo di noi».
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