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L'Anpi riscrive la storia del Lapidario di Gorizia, «troppi errori»

Venerdì la presentazione al Trgovski dom, Pironi: discussioni senza serie ricerche storiche.
Rimane accesa la polemica sul Lapidario di Gorizia, che raccoglie i nomi di oltre 600 persone vittime dei titini, durante i 40 giorni di presenza jugoslava in città. A puntare il dito nuovamente verso il monumento nel Parco della Rimembranza è l'Anpi, che venerdì 14 ottobre alle 18.30, al Trgovski dom di corso Verdi, presenterà il libro "Una storia che non si rimargina", dedicato proprio al Lapidario. A scriverlo è stato il presidente provinciale dell'associazione, Ennio Pironi.
"La storia del nostro territorio e le vicende che hanno caratterizzato questo nostro confine orientale - scrive l'autore nell'introduzione - da qualche anno sono ritornate a far parte di una discussione a livello sia regionale che nazionale, troppo spesso basata su fonti non suffragate da serie ricerche storiche e finalizzata a screditare il movimento resistenziale e il grande contributo dato per la Liberazione di queste terre dalla comune lotta dei partigiani italiani e sloveni".
"Anche la vicenda del lapidario di Gorizia - rimarca - e della proposta di un nuovo monumento da accostare al lapidario stesso per integrare i nominativi delle persone strappate a Gorizia nell'immediato dopoguerra, rischia di non sfuggire a queste finalità. Questo lavoro, che l'Anpi provinciale ha deciso di sostenere e di pubblicare, cerca di dare una risposta credibile e basata su ricerche storiche che sono del resto ancora in corso, per evidenziare ancora una volta i troppi errori riscontrati sia nell'elenco dei dispersi contenuto sul lapidario esistente, che in quello ipotizzato (almeno allo stato attuale)".
"Questo non significa assolutamente sminuire quanto accaduto in quei giorni - precisa Pironi -, cosa tra l'altro mai fatta, ma sostenere la necessità di rispettare i fatti, così come sono avvenuti. Contestualizzare gli avvenimenti è fondamentale per comprendere quanto accaduto e far sì che questo non si ripeta, assumendosi ognuno le proprie responsabilità".
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