Gli 80 anni dal rastrellamento nazista di Ronchi, cinque pietre per chi non tornò

Gli 80 anni dal rastrellamento nazista di Ronchi, cinque pietre per chi non tornò

LE CERIMONIE

Gli 80 anni dal rastrellamento nazista di Ronchi, cinque pietre per chi non tornò

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 24 Mag 2024
Copertina per Gli 80 anni dal rastrellamento nazista di Ronchi, cinque pietre per chi non tornò

Furono Antonio Bevilacqua, Elio Tambarin, Armando Lenardon, Oreste Zampa e Salvatore Cossu. Una mappa posizionata in piazza Oberdan.

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Stamattina, in occasione dell'80.mo anniversario del violento rastrellamento del 1944, che vide arrestati e deportati tanti cittadini a Dachau e Auschwitz, il Comune di Ronchi dei Legionari assieme all'Associazione nazionale ex deportati (Aned) ha scoperto cinque nuove pietre d’inciampo dedicate alle vittime del nazifascismo. Sono stati 158 i cittadini ronchesi deportati nei campi di concentramento dopo l’8 settembre 1943, di questi 75 non fecero ritorno.

La cerimonia è cominciata a Vermegliano alle ore 9.30 in viale Garibaldi dove sono stati ricordati Antonio Bevilacqua ed Elio Tambarin che persero la vita rispettivamente a Dachau e Neuengamme. Poi, restando sempre a Vermegliano, in via Granatieri, una pietra è stata dedicata ad Armando Lenardon morto a Dachau. A Selz, presso l’incrocio fra piazza dell'Olmo e via delle Fornaci, scoperto il memoriale dedicato a Oreste Zampa assassinato a Natzweiler. In via Dante, davanti alla Chiesa di Maria Madre, è stata fatta memoria di Salvatore Cossu, vittima a Dachau.

Alle 11, le celebrazioni si sono spostate in piazza Oberdan dove, per l’occasione, alla presenza della vicepresidente nazionale di Aned, Patrizia Del Col, è stata scoperta la targa dedicata alla mappatura delle pietre finora posizionate in città. Al momento, erano presenti il presidente della sezione locale di Aned, Libero Tardivo, alcuni rappresentanti degli studenti delle classi terze della scuola secondaria di primo grado “Leonardo da Vinci” e l’ultimo deportato ancora in vita, Mario Candotto.

«A quanti vogliono conoscere le sofferenze patite dai nostri concittadini basta percorrere le strade della città – sono le parole del sindaco Mauro Benvenuto - trovare e riconoscere le molte pietre poste in ricordo di quanti, con la loro vita, hanno permesso a noi di vivere da persone libere. Difendiamo sempre una libertà così a caro prezzo conquistata».

Significative anche le parole della vicepresidente nazionale di Aned, Del Col che ha definito l’iniziativa «un modo importante per dare un segno significativo di tutela della memoria, un modo per trasmetterla alle generazioni future». «L’Europa è nata grazie alle persone che hanno patito quell’inferno – aggiunge Del Col – l’hanno fatto per conquistare l’equità e la giustizia. La radice morale dell’Europa sta proprio in quelle persone che non vanno mai dimenticate».

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