L'amore alla Virtus e il rimpianto per le Olimpiadi, addio al Paròn Zorzi

L'amore alla Virtus e il rimpianto per le Olimpiadi, addio al Paròn Zorzi

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L'amore alla Virtus e il rimpianto per le Olimpiadi, addio al Paròn Zorzi

Di T.D. • Pubblicato il 19 Ago 2023
Copertina per L'amore alla Virtus e il rimpianto per le Olimpiadi, addio al Paròn Zorzi

Spentosi a 88 anni, Zorzi ottenne il soprannome di Paròn dopo una cerimonia per il ritiro di un premio comune con Nereo Rocco. Il racconto.

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Gorizia e il mondo del basket italiano piangono Antonio Zorzi, una delle stelle della pallacanestro nazionale. Spentosi a 88 anni, il suo nome è tra quelli raccontati nel libro "Un secolo a canestro" scritto a otto mani da Flavio Pressacco, Roberto Ponticiello, Marino Firmani e Roberto Collini. Un volume uscito quest'anno, che racconta grandi storie di tutto il Friuli Venezia Giulia della palla a spicchi. Non poteva mancare quello di Tonino, com'era soprannominato, nel ritratto inserito nel capitolo "Storie di emigrazioni" e qui sotto riportato.

Tonino Zorzi è per tutti il Paròn, del Basket, "titolo" in parte ereditato perché l'originale "Paròn" era stato coniato nel mondo del calcio per un grande triestino: Nereo Rocco. Goriziano, classe 1935, grande cestista e poi grandissimo coach, con un referendum è stato designato il migliore giocatore della pallacanestro Varese di tutti i tempi. Dal 2011 fa parte dell'ItaliaBasket Hall of Fame.

Ha vestito 22 volte la maglia azzurra disputando gli Europei del 1953 e del 1955. Da allenatore ha conquistato la Coppa delle Coppe con la Partenope Napoli nel 1970. Ha centrato cinque promozioni nella massima serie: tre con la Reyer Venezia (1976, 1981, 1986), una con la Viola Reggio Calabria (1989) e una con la Pallacanestro Pavia (1991). Vanta oltre mille panchine in Serie A. Nella spirale dei colori, pennellati dal Covid, si concede in una romantica chiacchierata, su piattaforma digitale, ricordando gesta e sentimenti vissuti sulla "piattaforma" preferita del parquet.

Raramente i grandi attaccanti sono diventati grandi allenatori: Tonino Zorzi rappresenta l'eccezione a questa regola. "La motivazione che mi ha spinto a diventare coach - attacca Tonino - deriva dal desiderio di impostare il gioco per la sua finalizzazione. I miei allenatori mi chiedevano solo punti. Allora la mia reazione è stata quella di studiare il gioco per poi arrivare al canestro e non viceversa". I primi passi da allenatore, mantenendo anche la "qualifica" di giocatore, li compie a 27 anni, li dove era tutto incominciato: alla Ginnastica Goriziana.

La squadra era stata appena retrocessa dalla Prima Serie, ma sotto la sua guida ottenne subito, in quella stagione, la promozione. "Fu comunque - sottolinea - un' esperienza traumatica, da non augurare a nessuno, quella di dover allenare e giocare. Vuole un esempio? Una volta ho deciso di mandare un giocatore a scaldarsi sotto la tribuna, che era l'unico spazio che avevamo nella palestra di via Rismondo. Facevamo sempre così per non farli entrare in campo "a freddo". Il problema è che me ne dimenticai e a fine partita un dirigente mi si avvicinò dicendomi che quel giocatore sotto la tribuna non solo era caldo, ma addirittura cotto!".

Prima di fare il professionista del basket, Tonino Zorzi dimostrò grandi capacità multidisciplinari, distinquendosi nel nuoto, nella pallavolo e nel calcio. Il soprannome Paròn, accostando Tonino Zorzi a Nereo Rocco, era uscito dopo una cerimonia per il ritiro di un premio comune, durante la quale i due fecero amicizia grazie anche alle origini triestine di tanti milanisti. Piace a Tonino fare i paragoni, ricordando che mentre il "vero" Paròn allenava Rivera, Altafini, e Sani lui aveva Carraro, Vittori e Dalipagic, che non erano da meno.

La sua squadra preferita era quella così detta dei "Goriziesi all'estero" ossia dei giocatori che provenivano dalla sua provincia d'origine come il grande Elvio Pierich, acquistato dalla Snaidero in cambio di Milani, e poi Carraro, Grattoni, Tavasani e Puiatti. Era la Rever degli anni '70. Anche i grandi come Tonino Zorzi hanno un rimpianto: le Olimpiadi di Roma. Paratore non lo convocò, preferendogli giocatori che provenivano da Bologna e Milano, snobbando Varese.

La migliore società con cui ha lavorato è stata la Virtus Bologna, per organizzazione e movimento, mentre dirigente "ideale" è stato Lelli con cui ha lavorato nei migliori anni a Venezia. Tonino ha scoperto tantissimi giocatori e allenatori. Uno in particolare viene ricordato in questa chiacchierata: Renzo Bariviera. Lo lanciò quando era al Petrarca Padova. Questo è Zorzi, un allenatore sempre aggiornato, che ha saputo trovare la capacità di reinventarsi adattandosi ai cambiamenti del gioco e dell'età.

Ha avuto successo anche come Senior Assistant Coach, affiancando giovani allenatori pronti per un cambio generazionale, ispirato dal pensiero di Aldo Giordani che riteneva la pallacanestro un gioco dove l'esperienza diventava fondamentale per fare crescere le nuove leve.

Foto Archivio Altran, tratta da "Un secolo a canestro" (Flavio Pressacco, Roberto Ponticiello, Marino Firmani e Roberto Collini, Aviano&Aviani editori)

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