L'amore per la scuola e tutti i suoi difetti, Beppe Casales protagonista a Gorizia

L'amore per la scuola e tutti i suoi difetti, Beppe Casales protagonista a Gorizia

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L'amore per la scuola e tutti i suoi difetti, Beppe Casales protagonista a Gorizia

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 14 Dic 2023
Copertina per L'amore per la scuola e tutti i suoi difetti, Beppe Casales protagonista a Gorizia

Ispirato al sovversivo libro scritto a più mani, il monologo in scena ieri a Sant'Andrea diventa una riflessione di estrema attualità sulla realtà scolastica.

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“Carpe diem”, ripete il professor Keating dalle colline del Vermont, prigioniero della scuola conformista in cui si è appena trasferito. Come nell’”Attimo fuggente”, don Lorenzo Milani darà il via alla sua piccola rivoluzione in quella canonica sperduta sull’Appennino, senza acqua né luce né una strada per arrivarci. Era il 1967, quando venne pubblicato il provocatorio “Lettera a una professoressa”. La campanella ha suonato ieri sera - presso la sala parrocchiale di Sant’Andrea a Gorizia, con la collaborazione dell’Anpi – sancendo l’inizio di “Cara professoressa”, spettacolo scritto e recitato dal padovano Beppe Casales.

Un testo anticonformista scritto assieme agli alunni della scuola di Barbiana, dove la “buona scuola” coincide con un ideale spesso inconciliabile con la realtà italiana. Il bidello Gianni apre l’incipit con il “cara signora, lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti”. Scenografia inesistente, con appena un tavolinetto e una sedia, la prosa di Casales cede il passo all’immaginazione nella cornice dismessa che avrebbe desiderato don Milani. Ispirato al sovversivo libro scritto a più mani - che si pone fra i suoi obiettivi il diritto allo studio uguale per tutti – il monologo diventa una riflessione di estrema attualità sulla realtà scolastica.

“Mi scrivo i testi e li porto in scena”, racconta Casales. “Tratto di tematiche sociali, in questo caso la scuola, perché sono convinto che possa cambiare molti aspetti della società. Se non riusciamo a cambiare la scuola, che ha il ruolo di formare le persone che voteranno domani, difficilmente riusciremo a cambiare la società”. Un’istituzione in grado di formare le coscienze individuali “non può essere fatta che per amore (cioè non dallo Stato)”, scrive Milani. Quell’amore che pare latitare da anni, salvo incontri fortuiti con insegnanti in grado di stimolare le giovani menti. “Il problema è che moltissime esperienze positive non vengono messe a sistema, rimanendo energia sprecata”, spiega Casales.

“Se tutte le scuole imparassero dagli esempi virtuosi, le cose potrebbero cambiare. Riporto l’esempio della scuola finlandese, dove uno dei pilastri della riforma scolastica è la formazione degli insegnanti. In Italia l’insegnamento è una specie di ammortizzatore sociale, mentre in Finlandia bisogna seguire un percorso molto duro e faticoso. Gli insegnanti finlandesi sono motivatissimi e con grandissime competenze. Da noi, se va male e non sappiamo che altro fare, si va a insegnare”. Secondo l’autore la scuola di oggi appare ancora aggrappata al passato, con poche strategie innovative e un alto livello di dispersione o abbandono. Dove “a determinare la vita dei ragazzi è la fortuna”, rimarca con amarezza.

“Se trovi l’insegnante che si impegna, vai avanti. Ma l’idea che sia la fortuna, a formare gli studenti, è un problema gigantesco”. Barbiana era una sorta di isola felice nella quale “chi era senza basi, lento o svogliato, veniva accolto come il preferito”, racconta il bidello Gianni. Che non andrà a studiare greco e latino perché “gli mancano le basi, non capisce, non ha scelta”, mentre gli insegnanti gli consigliano l’istituto professionale Galilei. “Non ho avuto nessuno che mi abbia aiutato a immaginare un futuro diverso”, si rammarica il bidello. Finché un giorno ascolta i Nirvana e s’innamora di Alice, che emana “una luce incredibile” e segue ripetizioni.

“La metà degli studenti va a ripetizioni private, un giro d’affari da un miliardo di euro l’anno”, spiega con la scopa che diventa un’immaginaria chitarra elettrica. La sfida da cogliere non è aiutare lo studente modello, ma estendere l’istruzione a tutti, recuperando anche quanti mostrano disinteresse o scarsa attitudine per lo studio. “Qualche volta la tentazione è levarseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati”, conclude la “Lettera”. Al testo di don Milani, scritto durante gli ultimi mesi di quella leucemia che lo condurrà con sé – si sovrappone il testo scritto da Casales.

Gianni adolescente, bocciato, viene riportato in vita da quel Gianni che è diventato bidello, secondo cui “negli ultimi vent’anni sono più di tre milioni, gli studenti che non arrivano alla maturità”. Per non parlare degli insegnanti di sostegno: “Il 75% di loro non è specializzato”, mentre in Finlandia metà degli allievi ne fruisce, con ambienti di apprendimento diversi e “studenti meno ansiosi”. Una doppia rivoluzione culturale - quella andata in scena nella gremita sala parrocchiale - alla base della quale stanno tre elementi fondamentali: il coraggio, la fiducia e la responsabilità. Alla fine, la risposta al cambiamento sta nel “desiderio di esprimere e capire il pensiero altrui”. La vera rivoluzione è l’amore, si scoprirà nella parte conclusiva.

“È questo, il fine: insegnare ad amare”, esclama Gianni-Casales. Una scuola che diviene felicemente “palestra d’amore”. Un invito per i genitori a organizzarsi, a stare accanto ai propri figli “battaglia dopo battaglia, guerra dopo guerra”, ma sempre “un passo indietro”. Soltanto così la scuola potrà trasformare i propri ragazzi in esseri umani, in grado di attraversare il mondo per renderlo magari migliore. Suona la campanella, che segna la fine dell’ora. La malinconia invade lo spettatore, mentre qualcosa di grandioso sta per concludersi. “Dobbiamo credere nella scuola prima di credere in Dio”, fa in tempo a leggere Gianni. La scuola non ha colpe, la scuola insegna, dona. “A volte fallisce. Ma non è lei che fallisce. Siamo noi, che smettiamo di credere”.

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