LE REAZIONI
L'amianto torna a dividere a Monfalcone: scintille tra Morsolin e Cisint in Aula

Interviene anche il consigliere regionale Bullian, «un'aberrazione giuridica e uno scandalo politico».
Il decreto interministeriale firmato il 5 dicembre scorso dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti e da quello del Lavoro, Marina Calderone, ha apportato delle modifiche sostanziali alle regole che permettono di “attingere” al Fondo per le vittime dell’amianto, di 20 milioni di euro. Quest’ultimo sarebbe destinato alle famiglie delle vittime dell’amianto, ma secondo l’apporto aggiuntivo firmato a fine anno, a beneficiare di queste risorse, potranno essere anche le imprese che quelle morti e malattie professionali le hanno permesse.
Così recita il comma 3 dell’articolo 2 del decreto interministeriale: «Possono, altresì, accedere al Fondo le società partecipate pubbliche dichiarate soccombenti consentenza esecutiva o comunque parti debitrici nei verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta entro il 31dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori». Quanto richiamato nell’apertura di questo servizio non è sfuggito al consigliere regionale di Patto per l'Autonomia-Civica Fvg, Enrico Bullian. «Un'aberrazione giuridica e uno scandalo politico – commenta Bullian - che a beneficiare del Fondo possano essere le aziende responsabili, anchenei casi già così sentenziati dai tribunali, è un cortocircuito clamoroso.
Trattandosi, fra l'altro, di aziende solvibili, i responsabili devonorispondere in solido». Ma il consigliere critica tutto l’apparato del decreto nel suo complesso soffermandosi anche sul comma 1 dell’articolo 2 che «circoscrive il campo deisoggetti beneficiari». Nello specifico Bullian si concentra su questa parte: «per l'anno 2023, possono accedere alle prestazioni del Fondo di cui all'articolo 1 i lavoratori di società partecipate pubbliche che hanno contratto patologie asbesto-correlate durante l'attività lavorativa prestata presso i cantieri navali». «Ci chiediamo perché solo i lavoratori della navalmeccanica – domanda il consigliere regionale - e perché solo quelli dipendenti da società partecipate pubbliche? Vanno evitati questi provvedimenti ultra settoriali e le normedevono valere per tutte le vittime di qualunque comparto produttivo».
«Il risultato è che non c'è pace sul tema amianto e gliulteriori provvedimenti che vengono presi a riguardo peggiorano unasituazione drammatica – continua Bullian - con il picco dei decessi da mesotelioma che nonrisulta ancora raggiunto».«L'amianto, che è stato un crimine di pace a responsabilità diffusa,continua a rimanere purtroppo il male che non scompare. Ci chiediamo dov'erano i parlamentari di maggioranza del Fvg e dell'Isontino mentrequesto scempio veniva sottoscritto» così in conclusione Bullian.
A definirla «una notizia che non può passare sotto silenzio» è anche la consigliera di minoranza de La Sinistra per Monfalcone, Cristiana Morsolin che in un messaggio video divulgato tramite i propri canali social nella serata di ieri, ha definito il provvedimento «un risarcimento dello Stato reso possibile dal ministro leghista Giorgetti». «Questa è la dimostrazione che la propaganda leghista sul tema dell’amianto è ed è stata una campagna esclusivamente strumentale – afferma Morsolin – nei fatti oggi si danno soldi alle imprese che hanno determinato queste morti». «Un atto vergognoso da denunciare e sul quale sul quale dobbiamo rivedere tutta la storia pregressa di questi ultimi sette anni».
Cisint si riferisce alla negazione fatta stamane in aula da Morsolin rispetto alla sua presenza in giunta che avrebbe consentito, nel 2015, di approvare quella delibera definita dal sindaco in carica «vendita dei morti amianto». «Ha sostenuto una falsità – replica ancora Cisint – io continuerò a dire le cose che devo. Il documento dimostra le falsità dichiarate».
Dopo le parole del sindaco, Morsolin non ci sta e risponde: «Da anni Cisint continua a cavalcare questa storia del numero legale nella giunta di allora, ma chi c'era all'epoca sa che c'era la volontà della sindaca Altran e di gran parte della maggioranza di far passare quella delibera. Alla mia assenza si sarebbe semplicemente chiamato un altro componente per il voto. Decidemmo per un voto difforme, mai successo in giunta prima, come atto di dissenso».
«Su questo abbiamo discusso e ci siamo confrontati per anni – continua Morsolin - la transazione fu un errore del centrosinistra. Noi di Sinistra non la volevamo, ma non riuscimmo ad impedirla e ci siamo assunti quella colpa già tempo fa. Oggi però sono passati quasi dieci anni. La sindaca, parlando come spesso le accade, del decennio scorso, si scorda di rispondere chiaramente su quello che accade oggi».
E riferendosi al decreto interministeriale, Morsolin domanda: «Cisint sapeva o no della decisione dell'attuale governo? Si è opposta? Una sola cosa sembra chiara: a quei tavoli romani lei c'era. E nell' atto firmato dal ministro leghista, se si vuole paragonarlo con il passato, c'è un cambio di paradigma sostanziale. Nel 2015 ci contestarono i pochi soldi passati da Fincantieri al Comune, oggi alla Lega chiediamo conto del perché lo Stato decida di versare soldi alle aziende condannate».
«Invece da parte della sindaca e della maggioranza non abbiamo sentito nessuna parola di condanna sul provvedimento, molto comodo così – conclude l’esponente dell’opposizione - peraltro, durante il dibattito, visto che lei ha tirato fuori la delibera del 2015, le abbiamo chiesto più volte di esprimersi sul decreto, ma la risposta è stata il silenzio».
Foto di Serena Queirolo
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