Dall’amianto alla diossina: Legambiente alza la voce contro l’inquinamento industriale transfrontaliero

Dall’amianto alla diossina: Legambiente alza la voce contro l’inquinamento industriale transfrontaliero

I DATI E LE STORIE

Dall’amianto alla diossina: Legambiente alza la voce contro l’inquinamento industriale transfrontaliero

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 08 Apr 2025
Copertina per Dall’amianto alla diossina: Legambiente alza la voce contro l’inquinamento industriale transfrontaliero

Emissioni, veleni e cittadini in trincea: le associazioni denunciano il caso Anhovo e chiedono l’intervento delle Istituzioni.

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In un’immagine emblematica campeggia una mela. Il frutto è scuro perché coperto dalla fuliggine che si è raccolta durante una giornata in cui i filtri del cementificio di Anhovo non hanno funzionato correttamente. Si è svolta nella tarda serata di lunedì 7 aprile l’incontro “Aria di frontiera” organizzato da Legambiente nella sala Anton Gregorčič di piazza Sant’Andrea a Gorizia, con la collaborazione di Coop Alleanza 3.0, Eko Štandrež e Civilna Iniciativa Vrtojba. «Sono anni che gli abitanti di Štandrež segnalano odori molesti potenzialmente nocivi provenienti da Vrtojba – interviene la presidente di Legambiente Gorizia, Anna Maria Tomasich – e anche gli abitanti di Montesanto avvertono cattivi odori provenienti dalla fonderia Livarna, nonostante in misura minore rispetto a prima. Due anni fa ci siamo ritrovati all’evento “Quale aria” per presentare gli studi dell’Arpa, che individuarono la causa nella Asfaltna Baza Vrtojb. Si tratta di un problema di inquinamento transfrontaliero, con due Stati, ma un’unica legislazione, quella della Comunità europea».

Diverse le azioni messe in campo dall’associazione, fra cui anche l’appello al ministro degli esteri, finora senza esito. «Eko Štandrež nasce da un gruppo di cittadini – racconta Romana Leban, presidente del Comitato – per protestare contro la centrale a gas troppo vicina alle abitazioni». In risposta alla petizione con la quale si raccolsero oltre 1500 firme, il comune ha di recente avviato l’iter di revisione del piano regolatore generale. «Aria e acqua sono due elementi fondamentali alla sopravvivenza, dalla cui qualità dipende la nostra salute», rimarca, sottolineando la necessità di unirsi nella protesta. «È da sei anni che Civilna Iniciativa combatte contro il gigante che è il capitale – prende poi la parola Miloš Nemec – due anni fa ci assicurarono che avremo visto la fine di queste emissioni, che oggi continuano. Ci ritroviamo in una situazione di stallo, perché Asfaltna Baza Vrtojb opera senz’alcuna autorizzazione e la legge slovena lo consente, a causa di un vuoto legislativo».

Un cul de sac in risposta al quale Civilna iniciativa si dichiara pronta a rivolgersi all’Unione europea. «Tutto questo accade nella verde Slovenia, nell’anno della Capitale della cultura: è una vergogna!», esclama contrariato. Constatando poi con amarezza che «il capitale è il padrone del mondo». A illustrare nel dettaglio la situazione di Anhovo è Jasmina Jerant, autrice del libro “Primer: Anhovo”. Il volume ruota intorno al cementificio fondato nel 1921 da Emilio Stock, oggi per il 75% dell’austriaca Alpacem e il restante 25% dell’italiana Buzzi, la quale ha sede nella tristemente nota Casale Monferrato. Fra le immagini proiettate a corredo dell’intervento, una ritrae Miha Stegel, in passato attivista e attualmente sindaco di Kanal. «Gli attivisti sono per lo più anziani – avverte Jerant – con l’impegno morale di battersi contro l’inquinamento, in quanto avvertono il privilegio di essere ancora vivi».

Una lotta portata avanti anche in memoria di quanti sono scomparsi o si sono ammalati, che negli ultimi 30 anni hanno raggiunto le 3mila unità. Negli anni la fabbrica si è estesa come una pianta infestante, e oggi si affaccia sull’Isonzo per quattro chilometri, immettendo nel fiume l’acqua dei processi industriali anche quando gli impianti non funzionano in maniera idonea. «Persino l’acqua potabile è stata contaminata», rivela facendo rabbrividire i presenti, e aggiunge: «Nel cementificio un problema ulteriore è rappresentato dai milioni di pneumatici esausti bruciati». Anni prima, quando ancora la legge lo consentiva, negli impianti veniva prodotto amianto. Al giorno si arrivava a rilasciare in atmosfera fino a 300 chili di fibre d’asbesto, cui si aggiunsero nel 1981 gli inquinanti prodotti dai rifiuti bruciati. Attualmente l’impianto è autorizzato alla combustione di 109mila tonnellate annue, con 89 tipologie diverse di rifiuti, 30 dei quali classificati come “tossici speciali”.

«Anche nel caso di Anhovo è evidente la connessione tra capitale e politica, che spesso chiude un occhio», ammette Jerant. A preoccupare sono le emissioni in atmosfera di benzene, diossine, biossido d’azoto e furani, ma anche le masse di fibre d’amianto abbandonate sul lungofiume, che vennero bonificate in maniera approssimativa. «Le sponde avrebbero dovuto essere risanate, mentre sono state solo coperte da una colata di cemento e sassi – prosegue – che stanno via via cedendo». A intervenire è stata poi Maria Teresa Padovan, medico referente per salute e ambiente per l’Ordine dei medici di Gorizia. Il medico mostra una foto scattata poche settimane prima dell’incontro, che ritrae l’Ilva di Taranto, «dove c’è evidenza di mortalità per tumori».

I fumi s’innalzano verso il cielo senza sosta, facendo dell’Ilva «archetipo moderno» di un sito inquinante di proprietà dello Stato e «causa di mortalità anticipata». «C’è una relazione lineare fra la concentrazione di particolato e la mortalità a lungo termine – osserva – ed è anche vero che la mortalità diminuisce con la riduzione del Pm5. Questo significa che, se si interviene tempestivamente, possiamo apportare benefici alla salute nell’immediato». L’ultima immagine ci mostra Vincenzo, della Masseria del Carmine, un tempo allevatore di capre, pecore e cavalli. «Da un giorno all’altro gli hanno ucciso tutti gli animali, tranne i cavalli – racconta – per via della diossina. Una storia quasi a lieto fine, che riporta al conflitto fra lavoro e salute o profitto e salute, per il quale sarebbe sempre necessario un compromesso», conclude Padovan. La tavola rotonda è poi terminata con l’intervento del responsabile scientifico di Legambiente Andrea Minutolo e un breve dibattito.

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