Sulle ambulanze della Cri per aiutare le persone, la storia di Giulietta

Sulle ambulanze della Cri per aiutare le persone, la storia di Giulietta

Dal Max Fabiani di Gorizia

Sulle ambulanze della Cri per aiutare le persone, la storia di Giulietta

Di Giorgia Sabot • Pubblicato il 21 Ago 2021
Copertina per Sulle ambulanze della Cri per aiutare le persone, la storia di Giulietta

Proseguono le interviste raccolte durante il progetto giornalistico del Max Fabiani di Gorizia. Oggi Giorgia Sabot intervista un operatore socio sanitario della Croce Rossa di Palmanova, Giulietta Baldassi.

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Che formazione hai avuto?

Ho cominciato come volontaria in Croce Rossa e poi ho proseguito il mio percorso inizialmente come volontaria e in seguito, dopo aver dato un esame e aver studiato tramite il corso di formazione OSS, sono diventata dipendente della Croce Rossa.
Dopo aver passato l’esame una persona può scegliere in cosa specializzarsi. Per entrare in ambulanza si deve conseguire un corso, con annessi esami, per saper usare in modo corretto tutti i presidi e tutti gli apparati medicali.
Mentre ero volontaria ho fatto anche il corso OSS, come già detto prima, il quale è una scuola che prepara al lavoro di operatore socio sanitario e tramite questo ci sono diverse alternative: si può lavorare in case di riposo, negli asili nidi, nelle mense... Adesso, conseguendo la formazione di operatore socio sanitario, si ottiene una buona qualifica anche per lavorare negli ospedali.
Parlando della mia esperienza, io sono entrata come dipendente in Croce Rossa e come autista soccorritore. Ovviamente ho fatto anche la patente oltre alla a tutti i brevetti per salire in ambulanza. Oltre alla patente per l'ambulanza da soccorso ho fatto anche la patente per l'ambulanza di emergenza.

Cosa ti ha portato a scegliere il tuo lavoro?

In primis mi è sempre piaciuto, secondariamente un giorno, quando ancora lavoravo in un’azienda, completamente opposta al lavoro che faccio ora, mentre stavo finendo di lavorare, quindi verso sera, andando a farmi una semplice corsa in bicicletta ho visto un cartello, il quale mostrava il corso per entrare come volontario in Croce Rossa. Mi sono detta di provare l'esperienza del sanitario, buttandomi completamente in un nuovo settore.

La tua routine quotidiana da cosa è formata? Un normale turno può partire dalla mattina o dal pomeriggio.

Inizialmente si inizia andando a lavorare arrivando, ovviamente, un pò in anticipo, prendendo le consegne del turno precedente. Cosa significa consegne? Le consegne sono dei documenti in cui viene scritto se ci sono state cose diverse dal solito, se manca qualcosa sul mezzo, se c'è un lavoro in più da fare. Dopodiché si controlla da cima a fondo l'ambulanza che si deve usare quel giorno. Cosa vuol dire? Io come autista devo controllare il vano motore,ovvero tutto ciò che è la parte motore: luci, motore e olio... e assicurarmi che ci sia ordine nel mezzo, mentre se invece faccio parte del vano sanitario controllo tutti gli apparecchi medicali, nonostante tutto devo fare il controllo del mezzo. In poche parole devo assicurarmi che ci sia tutto.
Se sono in emergenza aspetto la telefonata della centrale SORES (Struttura Operativa Regionale Emergenza Sanitaria), la quale è la centrale che smista tutte le chiamate d'emergenza della Regione. Quando arriva la chiamata in base a quello che ci dicono, ovvero il luogo e la causa, usciamo in ambulanza. Successivamente si rientra, se c'è un'altra chiamata si esce nuovamente, in caso contrario si fanno i lavori di routine che sono da fare durante la giornata.

Dato che adesso siamo in un periodo particolare, ovvero siamo in una pandemia, ci sono stati dei cambiamenti di personale? Cosa è cambiato? E’ aumentato o diminuito? E nei riguardi del paziente?

Il lavoro è cambiato, è aumentato e di conseguenza la Croce Rossa ha dovuto attingere a delle partite IVA e assumere personale dipendente per riuscire ad adempiere a tutti i servizi che abbiamo.
Invece nei confronti del paziente può succedere di tutto, come succedere niente.
Innanzitutto quando si arriva sul posto bisogna approcciarsi al paziente e lo si valuta, una volta valutato si decide anche la modalità del trasporto in base a quello che è successo.
Successivamente si ha bisogno di entrare in empatia con il paziente per poter avere più notizie possibili e di conseguenza avere una migliore riuscita del soccorso. Il nostro obiettivo finale è sempre portare a termine l'intervento con una buona riuscita sul luogo stesso. Il paziente deve arrivare a destinazione, la destinazione giusta e la modalità del trasporto corretta, perché a volte si può anche sbagliare queste cose e possono andare a discapito del paziente.

Cosa ti piace di più del tuo lavoro e cosa ti piace di meno?

Come in tutti i lavori ci possono essere cosa che piacciono di meno e cose che piacciono di più. Le cose negative si devono moderare e valutare giorno per giorno, al di là del fatto che si può essere o non essere d’accordo con i propri colleghi su certi atteggiamenti, che però si deve a volte tralasciare per il quieto vivere.
Ci sono molti aspetti negativi e positivi nel lavoro che svolgo e ciò che mi ha particolarmente segnata sono stati principalmente tre interventi sul posto. Il primo paziente era una donna anziana di circa 80 anni, la quale stava avendo un’emorragia polmonare/alveolare; l'abbiamo trattata sul posto ma purtroppo è deceduta il giorno dopo in ospedale. Il secondo paziente era sempre una donna ma di circa 70 anni, la quale era andata in arresto respiratorio: si è ripresa ed è stata intubata, sfortunatamente è deceduta anch’essa una settimana dopo in ospedale. Il terzo paziente è stata una donna di circa 40 anni, sposata e con due bambini, la quale era andata in arresto cardiocircolatorio. Si è ripresa sul posto e trattata adeguatamente con l’ALS, ovvero la macchina con infermiere. Al contrario degli altri pazienti è tuttora viva e vegeta. 

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