«Allargare l'Ue», Prodi e Türk guardano Gorizia: scommessa vinta

«Allargare l'Ue», Prodi e Türk guardano Gorizia: scommessa vinta

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«Allargare l'Ue», Prodi e Türk guardano Gorizia: scommessa vinta

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 14 Gen 2023
Copertina per «Allargare l'Ue», Prodi e Türk guardano Gorizia: scommessa vinta

Aula magna gremita ieri sera, retroscena e prospettive dell'Europa. Il primo incontro tra i sindaci Turel e Ziberna.

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L’ultima volta che Romano Prodi era venuto a Gorizia fu il primo maggio del 2004, in occasione dell’ingresso della Slovenia in Unione Europea. All’epoca ricopriva il ruolo di presidente della Commissione europea e molti italiani continuano infatti ad associarlo al passaggio dalla lira all’euro. Ma fu proprio l’allargamento dell’Ue a Est uno dei principali punti d’orgoglio del suo mandato, che non ha mancato di rivendicare a più riprese anche ieri, in occasione del suo ritorno nel capoluogo isontino.

Insieme a lui, l’ex presidente della Slovenia Danilo Türk, che guidò la giovanissima repubblica mitteleuropea proprio nella delicata fase immediatamente successiva al suo ingresso in Schengen e nell’Eurozona, nel 2007. Occasione dell’incontro è stata la conferenza “Il modello di società europeo” organizzata a Gorizia – nell’aula magna del polo universitario di via Alviano – dall’Università di Trieste, con il fondamentale contributo della Regione Friuli Venezia Giulia e il patrocinio del Comune di Gorizia. Parte della più ampia rassegna di incontri denominata “Caffè corretto scienza, la curiosità rende liberi”.

L’evento - moderato dalla giornalista Eva Ciuk - è stato un’occasione per fare il punto sullo stato del processo di integrazione europea, con una particolare attenzione non solo al passato, ma anche al futuro. Inevitabili anche i riferimenti al 2025, l’anno della Capitale europea della Cultura e, come ha osservato durante i saluti iniziali il neoeletto sindaco di Nova Gorica, Samo Turel, quello di ieri è stato anche il suo primo incontro pubblico con il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna. Soddisfazione condivisa con quest'ultimo, che ha voluto riconoscere il merito dei suoi predecessori, a cominciare dai sindaci di Nova Gorica e Gorizia Jožko Štrukelj e Michele Martina.

Furono loro che avviarono già nel 1965 – in piena Guerra fredda – il dialogo tra le due amministrazioni cittadine, per finire con coloro che poi hanno vissuto l’apertura dei confini: Mirko Brulc e Vittorio Brancati, presenti tra il pubblico. Un dialogo, tra Italia e Slovenia, che ha visto protagonista anche lo stesso Türk, essendo stato il primo presidente sloveno ad andare a Roma per una visita di Stato, il 17 gennaio del 2011. “Fu Giorgio Napolitano a spingere in quella direzione, venendo a Lubiana già subito dopo la mia elezione”, ha ricordato l’ex presidente sloveno. Da quell’incontro sarebbe poi scaturito lo storico Concerto della pace di Trieste, del 2010.

“Fino alla mia elezione ero convinto che Trieste era una città molto conservatrice, poco aperta”, ha continuato. “Poi, all’improvviso, mi sono dovuto ricredere, e dallo ‘Spirito di Trieste’ ho compreso quanto potere possa avere la cultura”, le parole di Türk, che ha quindi menzionato l’importanza di autori come Fulvio Tomizza nel rilanciare quel messaggio di pace oggi predominante in questa fascia di confine. “Il mio grande amico Darko Bratina aveva una visione dell'arte cinematografica che all’epoca mi sembrava folle, in una realtà piccola come Gorizia, e che invece ha avuto successo”, ha aggiunto sempre Türk svelando la propria affezione per il Goriziano.

Concetto ribadito anche da Prodi, per cui “la cultura mette insieme la gente, non trattandosi di un fatto burocratico”. E tornando quindi alla dimensione europea, l’ex premier italiano ha ricordato come tutte le altre potenze abbiano sempre tentato di esportare il proprio modello attraverso la guerra: “non solo la Russia, ma anche gli Stati Uniti con la guerra in Iraq”. “Noi, invece, stiamo trovando un modo di vivere insieme nella diversità” ha affermato Prodi, rivendicando poi che “qui si è imparato a capirci l'un l'altro e sono soddisfatto di esserne stato un pochino l'artefice”.

In riferimento al Qatargate che ha recentemente coinvolto diversi europarlamentari, inclusa la vicepresidente del Parlamento europeo, il professore ha ritenuto il fatto di corruzione “molto dannoso”. “Tuttavia, si tratta di vicende accadute un po’ ovunque e dalle quali dovremmo trarre strumenti adeguati affinché non si ripetano più”. Per fare un esempio più diretto Prodi ha ricordato come lui stesso arrivò ai vertici dell’Ue a seguito di un altro scandalo che aveva portato alle dimissioni il suo predecessore, Jacques Santer.

“Si tratta quindi – la sua chiosa – di occasioni per riformare le istituzioni europee, al fine di migliorarne l’efficienza e ridurre la comprensibile sensazione di incertezza o sfiducia”. “Quando si parla di Europa – ha poi aggiunto Türk – si deve capire che da un lato abbiamo i Paesi membri, dall'altro le Istituzioni europee. Per guadagnare la fiducia nell'Ue abbiamo bisogno di una visione comune e ristabilire la fiducia tra le sue varie componenti”. L’ex presidente sloveno ha così osservato come i due nuovi governi insediatisi negli ultimi mesi sia a Lubiana che a Roma non si siano ancora parlati.

Türk, che peraltro ha maturato anche una notevole esperienza diplomatica ai vertici delle Nazioni Unite, ha rimarcato il fatto che “l’assenza di una visione comune ci indebolisce anche in politica estera”. Immediato il riferimento alla guerra in Ucraina, che per entrambi i relatori vede l’Europa in seconda linea, subordinata alle posizioni degli Stati Uniti. “Nell’attuale condizione – l’opinione di Prodi – l’unica vera soluzione del conflitto potrà derivare da un accordo tra Cina e Usa”. E per Türk sarebbe di grande utilità se l’Europa riprendesse il dialogo con la Cina già entro il 2023.

Gli ultimi passaggi della conferenza sono stati dedicati al Mediterraneo. Prodi ha ricordato quanto fossero più integrate le nostre popolazioni solo fino a due secoli fa, ai tempi dell’Impero Ottomano. Secondo il professore si può rilanciare questa tradizione facendo leva sul sistema universitario, grazie a un progetto simile a quello dell’Erasmus. “Un processo che può richiedere decenni – ha avvertito – prima di poter produrre benefici tangibili”.

Tra un intervento e l’altro il pubblico è stato intrattenuto dagli intermezzi musicali del quartetto fisarmonicistico transfrontaliero “4 Bellows 4 Tales", formato da Polona Tominec, Stefano Bembi, Zoran Lupinc e Maurizio Marchesich, e coordinato dal Teatro Miela/Bonawentura di Trieste. Ogni musicista ha suonato con una fisarmonica particolare, essendo ciascuna tipica della tradizione di quattro Paesi diversi. Anche con la musica si è voluto quindi rimarcare il concetto “tanto caro agli americani – citando Türk – di e pluribus unum”.

“Motto latino che piace molto anche a noi, ma con la consapevolezza – ha voluto specificare il diplomatico sloveno – che non possiamo costruire l'Europa come hanno fatto gli Usa. Territori come il Goriziano transfrontaliero possono generare nuove iniziative politiche per l'Ue: necessità concrete che potrebbero generare soluzioni per l’intera Unione e mi metto a disposizione per aiutare questo processo”.

Foto Daniele Tibaldi

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