«Allah è grande», virali gli slogan urlati a Monfalcone: «Deprecabili ma non enfatizzare»

«Allah è grande», virali gli slogan urlati a Monfalcone: «Deprecabili ma non enfatizzare»

LE REAZIONI

«Allah è grande», virali gli slogan urlati a Monfalcone: «Deprecabili ma non enfatizzare»

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 30 Ott 2023
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Cisint ribatte sull'islamizzazione e punta il dito sulla manifestazione. Il comitato si difende, «estranei ai fatti».

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È notizia di oggi: i carri armati israeliani sono alle porte di Gaza City. E mentre la situazione geopolitica internazionale è sull’orlo del collasso la preoccupazione per la strage che, da ambo le parti, sta avvenendo in quello che noi chiamiamo Medio Oriente, sale a dismisura. Così anche nei centri periferici della Penisola come Monfalcone. Che finisce, ancora una volta, protagonista dello scenario mediatico nazionale.

Oggi il quotidiano Libero dedica la sua prima pagina alla città bisiaca scrivendo di “Estremisti a Monfalcone. Notte Islamista in Italia”. I fatti sono avvenuti venerdì sera sotto il campanile del duomo di Monfalcone con un gruppo di persone che, riprese in un video divenuto in breve tempo virale, inneggiavano più volte: “Allahu Akbar”, “Allah è grande”. Ma andiamo con ordine.

Venerdì scorso la città ha ospitato una manifestazione per pro muovere la pace e la libertà organizzata dal comitato cittadino di solidarietà con la Palestina e da Salaam ragazzi dell'Olivo OdV di Trieste, alla quale hanno aderito diversi partiti della sinistra presenti sul territorio e i sindacati di base.

“Come da indicazioni della Questura di Gorizia – sono le parole di Alessandro Perrone, uno degli organizzatori – la manifestazione si è svolta normalmente senza aver registrato alcun problema di ordine pubblico. La ragione dell'iniziativa era legata all’espressione della solidarietà umanitaria con il popolo palestinese e in particolare con quello della Striscia di Gaza, sottoposto in poche settimane a il più grande bombardamento della storia recente, finito sotto 12mila tonnellate di esplosivo”.

“Sono susseguiti interventi diversi nei toni – prosegue Perrone - ma tutti solidali con la causa palestinese e a sostegno del diritto riconosciuto a livello internazionale alla resistenza contro l'occupante stato d'Israele, il quale dal 2018 si è autonominato stato dei soli ebrei, di fatto varando leggi d'apartheid raziale contro i palestinesi e istituito per loro tribunali militari”.

Secondo Perrone “erano almeno quarant’anni che una manifestazione non era così esultante allo stesso tempo determinata dalla presenza giovanile. Questi giovani erano lì non per caso, tanto per fare confusione, né per una manifestazione sportiva o musicale, ma per esprimere, con l'esuberanza, proprio dei giovani, la loro vicinanza con la causa palestinese”. Andando alla polemica, essa “è inventata, del tutto pretestuosa, estrapolando un filmato girato di nascosto, fuori contesto, assolutamente parziale a manifestazione largamente conclusa. Coloro che la stanno montando hanno il duplice obiettivo screditare le proteste legittime, ribadisco simili in tutta Europa e criminalizzare un gruppetto di ragazzini, come fossero dei delinquenti, per ragioni elettorali e aizzare in maniera irresponsabile l'islamofobia, determinata dall'ignoranza e dalla ottusità, con l'intento di dividere la comunità cittadina e rimandarla al medioevo”, conclude Perrone.

Toni eccessivi, chiaramente, che non vengono giustificati ma invitano alla riflessione immediata secondo l’Imam della Grande Moschea di Roma, Nader Akkad. “So che la situazione sta diventando molto difficile per la comunità di Monfalcone ma anche in tutta l’Italia: immagino che le migliaia dei bambini morti schiacciati sotto le macerie dei palazzi crollati dai bombardamenti in Gaza sta facendo soffrire la comunità e questo nel silenzio totale della comunità internazionale senza una prospettiva di fine violenza o di un cessato il fuoco", così Akkad, già Imam di Trieste che aveva partecipato più volte, proprio a Monfalcone, a incontri interreligiosi e di dialogo promossi dal compianto don Renzo Boscarol.

“Chiediamo a Dio che agisca nei cuori delle persone, e che siano cuori improntati alla pace”, ha detto ancora l’imam rivolgendo il pensiero al conflitto in Medioriente. “Ricordiamo che, nei momenti di crisi, i leader religiosi hanno un ruolo molto importante e che possono mandare messaggi capaci, come l’acqua santa, di spegnere ogni fuoco di violenza verbale che può incidere sulla possibilità di avere la pace in Terrasanta”, così ancora Akkad.

“Chiediamo a tutti di essere strumenti di pace. Come religioso e come imam non posso che chiamare le persone alla preghiera e a invocare Dio per la pace nel mondo e perché si fermi questa ondata di violenza tra i fratelli. La speranza è che questa pace in Terrasanta avvenga il prima possibile. E che si torni alla fraternità tra i popoli che vivono in quella terra”, ha concluso l’imam.

Un invito a non esasperare i toni “con letture muscolari” giunge anche dalla Chiesa monfalconese che, attraverso il decano, don Paolo Zuttion, ribadisce come sia necessario “non polarizzare le posizioni che risulterebbero inutili e dannose. Quanto è successo – prosegue don Zuttion – è deprecabile ma non è il caso di enfatizzare. Non credo che quanto avvenuto sia il sentire di tutta la popolazione musulmana di Monfalcone”.

Lapidario, sui social, il sindaco, Anna Maria Cisint: “È inaccettabile che la sinistra stia zitta, implicitamente approvando, l’islamizzazione radicale che si è insediata con la loro approvazione nel nostro Pese. Monfalcone dimostra che non esiste per gli islamici radicali l’interesse all’integrazione ma solo quella alla nostra sostituzione con il loro modello integralista”. Di fatto, secondo l’articolo a firma di Antonio Castro apparso oggi sul quotidiano Libero, la bandiera israeliana appesa qualche giorno fa sulla loggia del palazzo municipale “deve aver surriscaldato gli animi”, “la vivono come una provocazione – riferisce Cisint a Libero – ce lo hanno spiegato dalla Digos. Il timore è che la situazione possa sfuggire di mano. Vogliamo difendere le nostre radici”.

Quindi, Cisint non minimizza la questione e si domanda dove, quei ragazzi, acquisiscono modalità comunicative e di pensiero così aggressive. "Quanto sostengo da più di 6 anni, sta diventando evidente a tutti - sono le parole del sindaco - la modalità di islamizzazione integralista è un pericolo, un danno". Per il primo cittadino, quanto verificatosi dietro al duomo di Sant'Ambrogio è grave. "Quelle grida - continua Cisint - sono la dimostrazione che siamo in una situazione delicata che l'intero Paese deve prendere in mano ed affrontare". "È stata intrapresa la via della sostituzione con la modifica del modello sociale che queste persone vogliono imporre. Se non si reagisce scompariremo".

Ha collaborato Ivan Bianchi.

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