Al via il XXVI Congresso Acri, le Casse di Risparmio protagoniste a Gorizia: «Il confine ci interpella su essere comunità»

Al via il XXVI Congresso Acri, le Casse di Risparmio protagoniste a Gorizia: «Il confine ci interpella su essere comunità»

L'INCONTRO

Al via il XXVI Congresso Acri, le Casse di Risparmio protagoniste a Gorizia: «Il confine ci interpella su essere comunità»

Di Rossana D'Ambrosio • Pubblicato il 12 Giu 2025
Copertina per Al via il XXVI Congresso Acri, le Casse di Risparmio protagoniste a Gorizia: «Il confine ci interpella su essere comunità»

La presidente Demartin ha ricordato la necessità di «toccare la terra, bagnare le rose, cambiare le cose», per coinvolgere «volontà, competenze, esperienze» e divenire «custodi dei valori», «attori e non spettatori del cambiamento».

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Un ponte sul resto d’Europa e del mondo, per gettare solide basi di cooperazione e di pace. È questa l’anima delle Acri, che si sono riunite per il XXVI Congresso nazionale delle fondazioni di origine bancaria e delle Casse di risparmio, accolte nell’anno della Capitale europea della cultura nell’emblematica città di Gorizia. La cerimonia inaugurale si è svolta nella mattinata di oggi – 12 giugno - al teatro Verdi, dove le attività proseguiranno fino a sera incentrandosi sulle Fondazioni per poi riprendere l’indomani con la sessione dedicata alle Casse di risparmio. «Gorizia – prende la parola la neopresidente di Carigo, Roberta Demartin – è città di confine che per vocazione e storia c’interpella in primis sull’essere comunità».

Una pluralità, quella del capoluogo isontino, che non si limita al concetto teorico ma indica con la sua storia travagliata la necessità di superamento del passato in nome di un progetto condiviso. «Non è un ostacolo da superare – rimarca – ma una ricchezza da abbracciare», della quale la città intende farsi «esempio illuminante» innanzi al continente europeo. A gettare un ponte furono già i sindaci Michele Martina e Jožko Štrukelj, che intesero il confine come luogo di unione, ai quali seguì la rivoluzione del concetto di “comunità” proposta da Franco Basaglia. Ed è stato un filmato sul parco dedicato allo psichiatra e neurologo a sancire l’inizio dei lavori, offrendo uno spaccato della realtà in cui la Carigo promuove con forza lo sviluppo sociale.

Citando poi Franco Rotelli, Demartin ha ricordato la necessità di «toccare la terra, bagnare le rose, cambiare le cose», per coinvolgere «volontà, competenze, esperienze» e divenire «custodi dei valori», «attori e non spettatori del cambiamento». «Dopo aver visto il toccante filmato su Basaglia – interviene il primo cittadino Rodolfo Ziberna – ho riflettuto sulla tragedia e sulla nuova strada che siamo riusciti a percorrere assieme». Un’ambivalenza impensabile che finalmente si avvia a essere superata, come poco dopo ribadisce il sindaco di Nova Gorica Samo Turel: «Noi la chiamiamo “borderless”, e il mio auspicio è quello che possa diventare una comunità unica». «Se guardiamo ai confini in Europa – prosegue – notiamo come le divisioni stiano sempre più aumentando anziché sparire. Allora il messaggio da diffondere è collaborare e rispettare l’altro».

Una luce che illumini e riscopra i valori europei ai quali si appella anche l’arcivescovo di Gorizia e presidente della Caritas italiana Carlo Maria Redaelli, che ha posto l’accento sulla vocazione di “capitale della cultura” europea, valori cari alle fondazioni bancarie impregnate di radici cristiane. «Il nostro Arcivescovado – riflette il presule - è contiguo al Palazzo della Carigo». Un impegno che batte all’unisono per far fronte alle diverse forme di povertà in costante aumento. «Essere capitale europea della cultura – sottolinea l’assessore alle Attività produttive Fvg Sergio Emidio Bini - non è solo un titolo, ma un’opportunità storica per raccontare al mondo la vocazione transfrontaliera e la capacità d’innovazione. Oggi Gorizia è simbolo di rinascita, ed essere qui è riconoscere realtà che fanno rete». Oltre un miliardo di euro i fondi erogati nel 2023 a sostegno di più di ventimila iniziative, senza perdere di vista «prudenza e sostenibilità, approccio bifocale che consente d’investire in progettualità a lungo periodo».

Un’alleanza attraverso cui costruire comunità forti e inclusive «senza lasciare indietro nessuno». Di qui la presenza indispensabile del Terzo settore, su cui ha conversato la portavoce del Forum nazionale Vanessa Pallucchi. «La solidarietà non è un lusso», ha precisato, soffermandosi sulle parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella e la necessità di sviluppare il pensiero critico. «Le fondazioni – osserva il vicepresidente di Philea Carola Carazzone – sono spesso accusate di essere il prodotto di un mondo diseguale». Un mondo in continua trasformazione, come osserva il vicepresidente di Anci Stefano Locatelli. «La velocità con la quale il mondo è cambiato negli ultimi 50 anni – riflette - non ha precedenti. Il futuro è il partenariato pubblico e privato». Un cambiamento contraddistinto da forte instabilità e incertezza, rafforzate per l’accordo fra Stati Uniti e Cina e i dazi imposti dal governo Trump.

«L’Europa è un rischio – avverte il presidente di Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini – ma anche opportunità di riguadagnare centralità. Abbiamo bisogno di riformare la nostra burocrazia investendo a 360 gradi per far sì che capitali pubblici e privati lavorino insieme». A soffermarsi sulla simbolica data del 12 giugno è stata invece la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali Maria Teresa Bellucci. «Un giorno significativo – rammenta – perché Gorizia e Trieste hanno combattuto per restituire a questa parte d’Italia la libertà dai comunisti di Tito». Nell’auspicare un «Welfare integrato, non statalista» ha invocato la necessità di «stare vicino alle persone e ai cittadini» per implementare «solidarietà, sussidiarietà e sviluppo». «Questo è un tempo di transizione – così la viceministra - soprattutto democratica. Il nostro è il governo che ha bussato alle porte. Tutti noi dobbiamo esserci con una mente aperta e il cuore limpido». In nome della «cultura del buonsenso» Bellucci assicura la presenza del governo nell’affrontare le tematiche sulla migrazione, «diminuendo il numero di sbarchi, impedendo l’annegamento dei migranti o evitando che cadano nella trappola della tratta di schiavi. «Noi ci siamo – conclude – per le persone libere e per essere d’esempio all’Europa e al mondo».

Con la metafora della gubana - «dolce plurale» - il sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze Federico Freni si appella invece alle Acri auspicando un sostegno continuo. «Non abdicate mai al ruolo che avete svolto fino a oggi, siete parte integrante del sistema Paese». Una fetta dell’economia italiana, per la quale è necessario individuare la strategia vincente per garantire «che il sistema delle fondazioni possa restare asset strategico». E riportando le parole del giurista Santi Romano evidenzia che «non è necessario irrigidire ciò che è flessibile e solidificare ciò che è fluido», quanto piuttosto rivendicare il ruolo strategico di Acri.

«Il congresso si svolge ogni tre anni – nota il presidente Acri e Fondazione Cariplo Giovanni Azzone – come occasione per un bilancio». Una storia di successo grazie alla quale le fondazioni bancarie dispongono di un patrimonio che supera i 50 milioni di euro, con un impatto enorme sulla comunità, chiamata a rimanere coesa. E nel riferirsi al messaggio del Presidente Mattarella, augura un futuro in cui si riducano gli scarti fra territori e le diseguaglianze fra cittadini in nome dell’unità del Paese. 

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