la presentazione
L'Agenda storica torna in libreria, 400 pagine sul futuro di Gorizia

Presentata la 14esima edizione, focus sulle differenze fiscali tra Italia e Slovenia. Le storie.
L’Agenda storica goriziana torna in libreria con 400 pagine di cultura. Presentata ieri sera al Kulturni dom di Gorizia, la 14esima edizione ha visto la partecipazione di circa una ventina di autori, coordinati dall’ideatore del progetto Stellio Raida. Quest’ultimo, insieme a Chiara Pradella che ha firmato la copertina dal monte Sabotino, ha impostato il volume sulla scia dell’entusiasmo scoppiato un anno esatto fa con la proclamazione della Capitale europea della cultura 2025. L’attenzione, quindi, non poteva che essere per la storia del confine.
La serata è stata aperta dallo stesso Raida, illustrando un elemento che pesa sulla differenze tra Italia e Slovenia, ossia la tassazione delle persone fisiche. Un elemento analizzato già in un suo precedente libro, su cui ha sollecitato l’intervento delle istituzioni dei due Stati ad intervenire. L’ampia parentesi tecnica sotto il punto di vista fiscale ha permesso di introdurre il tema delle differenze ancora presenti su un’area di confine che si appresta a diventare centro di riferimento per la cultra, come ampiamente ricordato negli interventi successivi.
Per superare le disparità, ecco quindi il concetto di sovranazionalismo proprio già dell’Impero asburgico, su cui si è soffermata Marina Bressan. La studiosa ha ripercorso la storia di Rodolfo d’Asburgo, erede al trono d’Austria ma morto prima del tempo a Mayerling nel 1889, in quello che divenne uno scandalo per l’epoca passato alla storia. Ritrovato senza vita, subito si sparse la voce del suo suicidio per amore, tesi che nel corso del Novecento ha trovato diversi critici, tra cui la stessa storica goriziana, guardando invece ad aspetti più politici le ragioni della scomparsa.
Una morte che sarebbe stata fatta passare per auto-inflitta. Il tema storico è stato quindi ripreso da Vili Prinčič, concentrandosi su l’esperienza dei profughi goriziani durante la Grande guerra, in una città praticamente svuotata dall’orrore delle bombe. Uno scenario dove, su oltre 30mila abitanti all’epoca, ne rimasero appena 3mila, come ricordato da Diego Kuzmin presentando le opere di Ferdinard Pamberger, artista che con i suoi acquerelli e matite raccontò sulla stampa austroungarica il fronte dell’Isonzo. Immagini di una drammatica nitidezza.
Nelle sue opere si possono rivedere tanti edifici poi ricostruiti, a cui la fotografa Ilaria Tassini ha accostato le immagini di Nova Gorica. Un gioco di specchi che riflette una parte della storia comune ma con anime e visioni diverse, a partire da quelle architettoniche. La costruzione intesa come dialogo è stata anche al centro del percorso di Scienze internazionali e diplomatiche, corso di laurea nato in città 30 anni fa proprio per la storia di questa zona. Il racconto delle sue origini ha fatto anche il conto delle più recenti tappe europee locali.
Portando i saluti dell’Arcidiocesi, don Nicola Ban ha evidenziato la speranza di proseguire verso un cammino comune non solo sul confine, ma all’interno della stessa regione. Speranza condivisa da Laris Gaiser, docente di Geopolitica all’Università di Lubiana, che ha posto l’attenzione sulla possibilità di creare nuove istituzioni condivise. L’esempio è dato da Germania e Francia con un distretto comune, dove il multilinguismo è realtà. Jurij Giacomelli, presidente del Forum Italia-Slovenia, ha rimarcato la necessità di seguire questa direzione per l’intero Goriziano.
La pubblicazione si potrà trovare nelle librerie Faidutti e Cattolica, nonché nei tabacchini Bressan di corso Verdi e di via Pellico. Il costo è di 20 euro.
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